Giovanni Battista Piranesi, Le Carceri, 1761, acquaforte, Ghetto-Centro d’arte e Cultura Cagliari
PIRANESI RITROVATO di Ivana Salis per MAE Milano Arte Expo. Ghetto-Centro d’arte e Cultura e Antico Palazzo di Città: 13 dicembre 2012 – 14 aprile 2013. Due mostre su Giovanni Battista Piranesi (1720-1778), nate dal ritrovamento di un fondo di incisioni del maestro veneto appartenente alla Facoltà di Architettura, acquisito dal Real Museo dell’Università di Cagliari nel 1916. Una terza esposizione, gemellata con Cagliari, è stata promossa da Casa Falconieri al Museo de Bellas Artes di Bilbao, dal titolo Giovanni Battista Piranesi, la memoria visionaria (con duecentocinquantasei opere tratte dallo stesso fondo).
Piranesi ritrovato. L’ideologia del bene comune per la città, curata da Maria Grazia Scano Naitza, docente di Incisione e Grafica, presenta una selezione di famose incisioni di Piranesi. L’allestimento è superbo ed elegante, curato dall’architetto Paolo Sanjust, docente della Facoltà di Architettura. Ti accoglie un pannello con titolo della mostra su sfondo tratto da una delle rovine romane, sul cui retro si trova la biografia di Piranesi. Al piano inferiore, su fondo nero, ecco aprirsi il percorso con i Capricci (1744-45), quattro incisioni giovanili, in cui frammenti architettonici si trasformano in inusitati e perversi alloggi di cariche piante arboree. >>
Successivamente sono le Carceri (1761) a spadroneggiare per due sale, dalle ombre morbide e profonde ricavate da una seconda fase di morsura, accompagnandoci nel trionfo del capriccio di fantasia sullo schema di rigore architettonico. Le scale, le funi, i parapetti, gli omini che popolano le carceri, ci fanno salire e scendere vorticosamente nell’articolata immagine, dandoci piccoli spazi di luce che improvvisi, escono dal fondo e lì ci aprono le porte dello spazio piranesiano.
Giovanni Battista Piranesi, I Capricci, 1744-45, acquaforte, Ghetto-Centro d’arte e Cultura
Nella parte di fondo del piano, voltata a botte, si trovano la Prima parte di Architetture e Prospettive (1743) e le Antichità romane de’ tempi della Repubblica e de’ primi imperatori (1748). Su fondo grigio, più dolce e malleabile alla luce, emergono le rovine delle imponenti costruzioni romane, sepolcri, archi di trionfo e anfiteatri, cupole a cassettoni, in cui Piranesi magnifica e celebra la grandiosità della città eterna, che lo avvolge e ingloba in sé come una madre, dando ai suoi occhi capacità di spaziare, conoscere e inventare nuove forme ed evoluzioni architettoniche.
Nell’ultima parte dell’esposizione troviamo le Antichità romane opera di Giambattista Piranesi architetto veneziano divisa in quattro tomi (1756). Nelle Antichità emerge il Piranesi vocato al rigore dell’architettura, alla pulizia delle forme geometriche e strutturali, allo studio sul campo delle imponenti strutture romane.
Infine, parte deliziosa e in un certo qual senso “d’interno”, i Camini della serie Rovine del Castello dell’Acqua Giulia situato in Roma presso Sant’Eusebio e falsamente detto dell’Acqua Marcia (1761). Prospetti e cornici popolate da sfingi, cornucopie, erme, geni alati, figure tratte dalla iconografia egizia, greca ed etrusca. Un intreccio di forme e rimandi alle culture che hanno permeato la grandezza dell’arte decorativa e architettonica romana, riuniti in un elemento d’arredo, come il camino, cuore caldo delle stanze di rappresentanza e private, introduce Piranesi in quella parte, oggi definita, del design di interni.
La sua grandezza e infinita suggestione oltre i tempi, si traduce nella mostra accolta all’Antico Palazzo di Città, Piranesi ritrovato. Segni del paesaggio urbano, curata da Anna Maria Montaldo, direttrice dei Musei Civici di Cagliari, e da Gabriella Locci, direttore artistico di Casa Falconieri, in cui dei giovani artisti contemporanei, selezionati durante un workshop, sono stati chiamati a guardare la città cercando una nuova visione ispirata a Giovanni Battista Piranesi.
Vincenzo Grosso, Uninhabited, 2012, carborundum su PVC, Antico Palazzo di Città
Gli artisti sono Andrea Casciu, Veronica Gambula, Vincenzo Grosso, Andrea Hilger, Caterina Lai, Ignacio Llamas, Gabriella Locci, Paolo Ollano, Roberto Puzzu, Giovanna Secchi, Alberto Spada, Andrea Spiga. Le opere, accolte all’ultimo piano del Palazzo di città, raccontano un percorso fatto di riflessioni sulla forma che popola gli spazi, pieni e vuoti, della città. Come Piranesi era incantato lettore delle forme architettoniche, così questi artisti leggono flussi e materie, colori e luci, ombre di volti scomposti e ricomposti, traducendole in opere che dichiarano tutta l’estemporaneità delle nostre città.
Un’operazione che restituisce alla città di Cagliari quella necessaria e allegra compartecipazione delle Istituzioni e dei luoghi della cultura, con il nucleo artistico da cui parte l’idea dell’evento Piranesi, dunque la riscoperta del fondo incisorio della Facoltà di Architettura, accolto in due spazi comunali, aperti e vivi, in un rimando continuo tra l’uno e l’altro, Ghetto e Palazzo di Città.
Così, gli artisti e gli abitanti, vivono la città imparando a guardarla con occhi piranesiani, occhi di compositore fantastico.
Ivana Salis
Gabriella Locci, Memoria di viaggio-rosso dentro, 2012, tecniche miste di calcografia, Antico Palazzo di Città
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MAE Milano Arte Expo -milanoartexpo@gmail.com- ringrazia Ivana Salis per il testo / recensione e le immagini relative alle mostre dedicate a Giovanni Battista Piranesi a Cagliari.
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