L’introduzione di Massimo Maugeri e Simona Lo Iacono
Cosa si intende per “pirateria online”?
Secondo l’Agcom (l’autorità preposta al controllo) , è quella derivante da:
1- download;
2- peerto-peer;
3- streaming illegale di video e audio sul web, peraltro legata anche al grado di diffusione della banda larga, dato che la fruizione di contenuti video necessita di banda più ampia.
Come evidenziato dall’Autorità, le possibilità tecniche di violazioni del diritto d’autore tramite reti di comunicazione elettronica sono molteplici ed in costante evoluzione, e le misure di contrasto ad oggi disponibili, pur efficaci nell’ambito di organizzazioni private o pubbliche (che le utilizzano soprattutto per limitare l’accesso ad Internet da parte dei propri dipendenti), risultano però poco adattabili all’utilizzo nel mercato residenziale a larga banda.
Ciò perché evidentemente possono contrastare con il Codice Privacy, con il diritto di accesso ad Internet e con il principio di “neutralità” della rete .
Per fronteggiare questi episodi fin dal 2007 si è tentato di far andare in porto il “progetto ACTA”.
ACTA è un accordo commerciale tra nazioni che si pone come obiettivo dichiarato la lotta a ogni tipo di contraffazione, anche se il termine è piuttosto vago perché andrebbe a mettere sullo stesso piano la merce taroccata e i farmaci generici, i prodotti falsificati e i file multimediali scaricati dai singoli utenti.
Il progetto ha avuto altissime contestazioni. Secondo diversi giuristi e attivisti, infatti, l’accordo andrebbe a minare i presupposti della libera condivisione in Rete, introducendo misure a tratti illiberali volte alla tutela delle grandi compagnie cinematografiche e discografiche.
A gennaio 2012 diversi stati dell’Unione Europea avevano sottoscritto l’accordo facendo deflagrare vive proteste in tutta Europa.
Lo scorso 11 febbraio decine di migliaia di persone avevano occupato le piazze europee, costringendo i relatori dell’accordo a modificare alcuni passaggi controversi come la facoltà degli agenti di frontiera di setacciare laptop e lettori mp3 in cerca di file illegali.
L’accordo è poi passato sotto le forche caudine di cinque commissioni europee ricevendo solo bocciature.
Nel luglio 2012 , infine, il Parlamento Europeo è stato chiamato a votare, e ha espresso un forte e inequivocabile no.