Pubblicato da Roberto Gerilli
Julia Schramm ha 26 anni ed è membro del consiglio direttivo del Partito dei Pirati. Nonostante il nome, il Partito dei Pirati non è un club dedicato a Jack Sparrow, ma una vera e propria forza politica che lo scorso 18 settembre, a Berlino, durante le elezioni per rinnovare la carica di sindaco e tutti i membri della camera bassa del Parlamento della città, è riuscita a guadagnare l'8,9% dei voti ottenendo di conseguenza ben 15 seggi. Un partito di giovani (il presidente nazionale dei Pirati ha solo 28 anni) che promuove la libera circolazione delle idee e combatte per il cambiamento del sistema del copyright. Questi concetti sono stati esposti dalla Schramm nel suo recente romanzo, Klick Mich, in cui l'autrice si scaglia esplicitamente contro l'attuale sistema capitalista e contro quella che lei definisce "mafia dei contenuti". Il libro ha attirato l'attenzione della Random House, colosso editoriale tedesco, che ha deciso di sborsare circa 100.000 euro per raggiungere un accordo di pubblicazione con la scrittrice. Il romanzo è uscito in tutte le librerie lo scorso 17 settembre, ma alcuni giorni prima è stata diffusa in rete una copia digitale piratata scaricabile gratuitamente. Niente di insolito, se non fosse che la Random House ha chiesto a nome della sua autrice la rimozione del file. L'azione, in palese contrasto con la politica dei pirati, ha suscitato l'indignazione dell'opinione pubblica rischiando di ledere profondamente la reputazione del movimento.
La Schramm ha definito "prevedibili e tristi" le accuse ricevute e, mostrando un'attitudine politica molto sviluppata nonostante la giovane età, si è difesa dicendo che il Partito dei Pirati non vuole abolire il copyright ma accorciarlo nella durata, e che, durante la contrattazione con la casa editrice, è riuscita a ottenere clausole non comuni in linea con i suoi ideali. Queste clausole, riguarderebbero la durata del contratto, di soli dieci anni, e la presunta libertà di condivisione non a scopo di lucro. Dico "presunta" perché un qualsiasi utente del web può condividere gratuitamente il libro della Schramm senza rischiare conseguenze giudiziarie ma la casa editrice ha comunque il diritto di richiedere e ottenere la rimozione del materiale. Francamente non vedo come questa clausola possa garantire la libera condivisione delle idee, ma forse dipende dal fatto che io, nonostante i sogni infantili, non sono mai diventato un vero pirata. Corpo di mille balene!
A parte la facile ironia, il fatto che lascia più perplessi non è tanto che la casa editrice abbia richiesto la rimozione della copia pirata, ma che la Schramm abbia deciso di pubblicare il suo libro con un colosso dell'editoria che vende la versione cartacea di Klick Mich a 16,99€ e quella digitale a (Udite! Udite!) 13,99€ (basta andare sul sito della case editrice e controllare). Visto il partito di appartenenza e il tema trattato nel romanzo, non era forse meglio auto-pubblicare il libro e venderlo sul web a 2-3€? Oppure, non era forse più opportuno rinunciare ai 100.000 euro e "costringere" la casa editrice ad attuare una politica più innovativa e liberale?
Il nocciolo della questione, tuttavia, non è tanto la coerenza, che a quanto pare ha un prezzo, ma l'atteggiamento che l'editoria ha verso il fantomatico e anarchico "far-web". Gli e-book sono un formato digitale e in quanto tale sono soggetti all'incontrollabile diffusione sulla rete. Questa è una caratteristica imprescindibile, non un problema da arginare o una piaga da curare. Gli editori e gli autori possono prendere atto della realtà e creare iniziative che assecondino la corrente, riuscendo magari anche a educare i lettori al rispetto della proprietà intellettuale. Oppure possono combattere il fenomeno e salvaguardare le proprie tasche, perpetuando una "caccia al pirata" che rischia di generare solo indignazione e voglia di ribellione. In ogni caso, saranno i lettori a determinare l'esito dello scontro.