Anche alla Quarconia vi era una destra e una sinistra, che meglio però si chiamerebbero alto e basso, dacché le gallerie eran occupate dagli uditori un pò meglio vestiti e più intelligenti, vale a dire da praticanti di medicina e di legge, da commessi di commercio, e da figli aspiranti di buone famiglie ; mentre le panche contenevano i béceri di puro sangue, e per tali si intendono a Firenze i ciabattini, i garzoni di macello, i conciatori di pelli, i piccoli rivenditori delle strade e ogni minuzzaglia di Mercato Vecchio.
Certo i beceri erano in maggioranza, e cosi rappresentando la destra, si trovavano disposti ad approvare ogni corbelleria del palco scenico, dove gli istrioni la facevano da ministri, come qualche volta altrove i ministri la fanno da istrioni.
Ma la sinistra, ossia la camera alta, aveva dalla sua di buone zucche, e ciò bastava a bilanciare e vincere la partita. Difatti i signori Deputati delle gallerie, nelle quali eglino stavano per la maggior parte a cavalcioni, dopo essersi battuti col ventre dell’assemblea al si e no, a fischi e a plausi traevano dalle tasche, mele, pere, pomodori (secondo la stagione), e più sovente zucche depredate ai ridenti orti di Legnaia e di S. Salvi, le quali andavano a frangersi sul tiranno e sull’amoroso della compagnia declamante. A quest’ultimo argomento i béceri battevano le mani, e l’unione degl’urli rinasceva compiuta. Oh, bell’audacia da una parte! Oh, bella docilità dall’altra! Oh, esempi da imitarsi di cittadina concordia !!!
I due partiti mangiavano. Badiamo vé ! non calunniate, perchè qui non si tratta che di bocconi di carne, e non di denari, di province, di portafogli e di croci e nemmeno di uomini all’uso dei moderni politici irocchesi. I frequentatori del teatro mangiavano chi dei volatili, chi dei quadrupedi, e la carcassa di un pollo scendeva in platea, come un osso d’agnello saliva sulle logge : lo che serviva a mantenere amichevoli corrispondenze in mancanza di parole.
Erano gli scambi diplomatici della Quarconia.
( Pirro Giacchi, “Reminiscenze notturne fiorentine” tratto da “Il Guazzabuglio ossia varietà di poesie e saggio di prose” , Firenze, 1875 )