Pisa maremmonti*.

Da Suster
* (Da non confondersi con:"Pissa maremmonti":  tipica richiesta di un turista nordeuropeo intenzionato a violentare un'incolpevole pizza con l'orrido mix di vongole e funghi. N. d. R.)

Una delle cose che, l'avrò ripetuto fino alla nausea, perdonatemi, mi piace di più di questa città, è il fatto che, naturalisticamente, offra tanto, e tanta varietà. Di paesaggi, di altitudini, di colori e profumi, e tutto senza doverti spingere troppo lontano, così anche chi non è proprio abituato, come noi, a pianificare e programmare gite e passeggiate fuori porta, può permettersi il lusso dell'improvvisare.
E questo è tanto più vero quanto capitano stagioni bizzarre e imprevedibili come questo scorcio d'inverno, quando ti pronosticano tre giorni di pioggia ininterrotta, e invece ti accoglie la giornata più tersa e luminosa che mai ti saresti aspettato.
E allora non hai che da scegliere: mare, o monti?
Sono lì, li vedi dalla terrazza di casa, dietro i tetti delle case, fanno capolino ammiccanti e così nitidi da sembrarti ancor più vicini. Allora tu non hai che da prendere e andare.
Sì, va bene, dopo aver fatto mangiare la piccola, e vestito la grande, e infilato una dozzina di oggetti potenzialmente utili in borsa.
Alla fine vi muovete semmpre molto più tardi di quanto vorreste, ma l'importante è che si vada.
L'importante è il panorama che scorre fuori dal finestrino della tua auto, mentre le bimbe, naturalmente si sono già addormentate, e la strada a tornanti va su, e poi su, fino ad aprirti davanti lo spettacolo della città, vista da dove prima tu vedevi loro, i monti ammiccanti.
Monte Serra, Santallago.

Naturalmente loro sono subdoli, e quando ti ammiccavano, là sulla terrazza, non ti sembravano davvero così lontani. Ricordi? Li avevi visti così nitidi e vicini...Ora invece che siete in cima (ci avete messo un secolo! Un secolo di curve a gomito e arrancamenti in salita), sono da poco passate le quattro pomeridiane, che qui è come dire crepuscolo incipiente, e per colmo dell'ironia, un grosso nuvolone grigio oscura la visuale del sole. Sembra essere arrivato apposta per voi, e non credevate che lassù potesse fare tutto quel freddo.Ma ormai è fatta.Sveglia, Mimi, guarda che bei fiori blu ci sono qui?

Mimi in perfetta tenuta da montagna, in modalità "raccoglitrice seriale".



E va be', ormai siamo qui. Ne approfittiamo per saggiare fuori pista l'abilità di Mimi sulle due ruote.
Peccato non poter abusare in questo caso del noto detto: hai voluto la bicicletta? Pedala!
Niente pedali? Allora si va a spinta.
Ci aggiriamo per queste lande desolate mendicando al cielo un raggio di sole, che poi arriva, in ultima battuta, di taglio, poco prima di scivolare giù dietro le sagome degli alberi spogli. Ma ci basta.

Povere bimbette infreddolite consumano il loro pasto frugale.


Destriero a riposo.


Beduino con Cayman.



Deposto il veicolo e consumata una merenda frugale, ci accingiamo a rincasare (ci vorrà solo un'altra ora e mezzo di curve a gomito a scendere), in tempo ancora per vederlo tuffare, laggiù, dietro la città stesa ai nostri piedi, nella striscia di mare all'orizzonte.


Ed è subito sera.
Lido di Tirrenia, PI.

Per pareggiare i conti qualche giorno dopo si cambia meta e direzione.
Magari riusciamo a risparmiarci il freddo andando verso il mare, chissà se febbraio sarà clemente con la famiglia di bastian contrari, che va cercando il sole in spiaggia quando tutti gli altri consumano in strada i consueti baccanali carnevaleschi.
  
Il mare d'inverno, checché ne dica la Berté, ha per me una dimensione quasi primordiale, di incontaminato e grandioso.
Misuri gli spazi sterminati delle distese d'acqua e di sabbia senza branchi di ombrelloni ammucchiati a far da cortina, calpesti la sabbia compatta e inviolata, tra te e il mare solo qualche duna di macchia mediterranea.


E salutati gli amici pescatori, ci sollazziamo in passeggiata sui giardini della litoranea.


Ai posti di partenza...

Da un bagno all'altro, ha un certo fascino decadente aggirarsi tra gli stabilimenti vuoti, le cabine in disuso, le barche capovolte tirate in secco, che nessuno utilizzerà fino alla prossima stagione, sentire tra le dita la consistenza di quella sabbia umida e piena di detriti del mare, essere gli unici spettatori di un tramonto dai colori freddi  in un cielo stirato dal vento.




Ed è, ancora una volta, subito sera.

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