Piscopo (Rai Pubblicità): Raccolta Sanremo a 17,5 mln (Il Velino)

Il tempo in cui il Festival di Sanremo segnava un passivo tra costi e ricavi (quasi 10 milioni nel 2009, circa otto milioni nel 2010) appare davvero lontano. Al settimo piano di Viale Mazzini, infatti, il pareggio fra costi e ricavi della kermesse canora è dato per scontato. Il Festival costerà circa 17 milioni: una decina per la produzione e 7 per la convenzione che la Rai paga al Comune di Sanremo. E almeno 17 milioni sarà il bottino della raccolta pubblicitaria. Per raggiungere questo obiettivo la Rai confida anche nel lavoro di Fabrizio Piscopo, amministratore delegato di Rai Pubblicità. “L’anno scorso abbiamo fatto una raccolta netta di 17 milioni di euro – ha esordito Piscopo raggiunto telefonicamente da IL VELINO -. L’obiettivo di quest’anno, visto che pensiamo che aumenti anche l’audience, sarà leggermente superiore. Diciamo un 5 per cento in più, contiamo di chiudere a 17,5 milioni”. Com’è l’andamento della raccolta fino ad ora? “E’ davvero buono – ha aggiunto l’ad di Rai Pubblicità -. Ce la facciamo. Certo non li abbiamo ancora tutti in cassa ma in termini previsionali l’obiettivo è davvero alla nostra portata”.
Rai Pubblicità sta dunque vendendo spot, telepromozioni, farfalle e quant’altro, il tutto con un listino aumentato del 5 per cento rispetto al 2013. D’altronde l’ultima edizione del Festival, la 63esima, ha stampato in cinque serate una media di oltre dodici milioni di audience con share intorno al 46 per cento. Numeri che fanno di Sanremo il Super Bowl del Belpaese. Miele per i big spender che in quei giorni (dal 18 al 22 febbraio) arriveranno a pagare due milioni 350 mila euro per 5 telepromozioni di 60 secondi, una per ogni serata. Per uno spot da 30 secondi invece si potranno spendere fino a 231 mila euro. Cinque farfalle da 10 secondi costeranno fino a 676 mila euro. Il tutto da scontare naturalmente. E con lo sbarco di Piscopo in Rai la politica commerciale è divenuta assai più pragmatica e i “saldi” anche per l’Ariston sono diventati all’ordine del giorno.