Pistoleri, puttane e dementi: Efraim Medina Reyes e quello che la vita non ci risparmia.

Creato il 02 ottobre 2012 da Thefreak @TheFreak_ITA

In Pistoleri, Puttane e Dementi, Efraim Medina Reyes non vuole celebrare niente, raccontare niente: è una poesia che prende atto.
Giustificare un libro di poesie, criticarlo, recensirlo, non è mai cosa facile, e presuntuosa è la pretesa di entrare nella testa di qualcuno e cercare di indovinare cosa voglia dirci.

Nell`ultimo libro dell`autore, è egli stesso, ben lungi dal voler legittimare il suo lavoro, a spiegare che cosa la poesia e il suo scrivere significhino.

"Quando scrivo [...] colpisco con tutta la forza di cui sono capace le mie paure, i freddi muri che mi separano dal soggetto che a volte immagino di essere e che forse mai sarò ; pero` avvicinarmi a lui, riga dopo riga, mi basta."

Una recensione dovrebbe essere neutrale e far capire: bene, oggi non sarà possibile esserlo completamente, almeno no, se l`intento è far capire cos`e` questa poesia e cosa è capace di trasmettere. Sono ben felice di parlare da lettrice.

Reyes parla di sensazioni comuni, di quello che capita ogni giorno, e lo costruisce agli occhi del lettore in un modo che risulta originale per la sua franchezza e crudezza, certe volte per la sua brutalità.

Non la brutalità di chi è stanco della vita, o deluso, o si rifiuta di capirla perché non gli piace: le sue parole non sono mai scettiche, ma gettate sul foglio senza essere masticate solo perché quello che ci capita, la vita non ce lo indora mai (almeno non quello che capita a chi vuole vedere le cose come stanno).

Chi ha già letto "C`era una volta l`amore ma ho dovuto ammazzarlo" o "Tecniche di masturbazione fra Batman e Robin" o "La sessualita` della pantera rosa", si aspetti di trovare lo stesso impatto senza pretese, senza censure e senza regalini per orecchie affamate di canzoncine, impatto proprio per questo doppiamente impressionante.
Chi non ha ancora letto Reyes, beh mi chiedo cosa aspetti.

Più giro le pagine di questa raccolta, più inevitabile è tentare di raffigurarsi le esperienze che devono aver portato a ciascuno di questi brani, per poi capire che non e` importante, perche` quello che ci e` dato non deve essere categorizzato. Deve essere al limite guardato, sempre che uno non voglia dimenticarselo (e alla fine tante volte ci sta bene anche una bella scrollata di spalle).

Se certi autori vogliono spiegare, altri vogliono raccontare e altri condividere, Reyes se ne viene fuori con la descrizione di quei secondi, di quei brividi, di quegli istinti, come un altro autore non saprebbe fare.

Divertita da "Suona come una vecchia canzone", innamorata in "Chi viaggia in treno ha le sue ragioni", ho immaginato che in "Guida per sonnambuli III" parlasse con me.
Ne "Il palmo della mia mano" tutto quello che avevo attorno era sparito.
(Quello che si prova nel leggere l`ultimo racconto sarebbe piu` giusto non illustrarlo, per lasciare a chi leggera` la liberta` di capirlo da solo, se vuole.)

L`effetto della poesia di Efraim Medina Reyes dipende dalla fase della vita del lettore, da quello che quest`ultimo vuole intendere e da quanto sia capace di cogliere: di certo l`opera di Reyes non puo` non avere alcun effetto.

Non curerà l`influenza né eviterà la guerra ma "pulisce il sudiciume dalle tue orecchie".
Una "fottutissima bella poesia", degna di essere letta.


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