Pitti Uomo 2012: la nostra Linea d' Ombra

Creato il 15 gennaio 2012 da Ilbicchierediverso

Andare al Pitti Uomo 81 di Firenze è stato scontrarsi, anzi meglio, immergersi in una Linea d’Ombra da vivere metaforicamente ma anche concretamente. Un luogo spazio-temporale in cui potersi perdere in riflessioni che abbiamo covato e accarezzato da soli ma anche esternato e condiviso con chi ha voluto accompagnarci in questa giornata (il 12 gennaio 2012) invernale che ha saputo regalarci un bel sole e un’aria festosa.

Per chi non lo sapesse (ma dovreste), cos’è il Pitti? “Un salone che si estende su una superficie di 59.000 metri quadrati con un percorso articolato in 11 tappe; un punto di riferimento sulla scena internazionale, come dimostrano i numeri dell’ultima edizione: oltre 23.100 i compratori all’ultima edizione invernale dei quali 7.700 i buyer (33,3% del totale) dall’estero in rappresentanza di tutti i negozi e i department store più importanti del mondo.
Pitti Uomo è la vetrina ideale scelta dalle migliori aziende per la presentazione delle nuove collezioni e di nuovi progetti speciali. Crescono, infatti, le richieste di realizzare eventi e presentazioni in Fortezza, sempre più contesto privilegiato dove intercettare i top buyer e la stampa internazionale
”.

Ci sono delle considerazioni da fare a monte per capire bene cosa abbiamo percepito come Linea d’Ombra. La prima è l’anima di questa manifestazione che è di certo molto glamour, molto di stile inteso come moda, come ricerca del particolare che però dia anche un senso di “stravagante”, di “appariscente”, da passerella per intenderci velocemente. In questa ottica si vedono ragazzi/uomini che abbinano in modo del tutto lontano dai canoni del Classico pochette, cravatte, papillon, giacche, camicie, calzini, pantaloni estremamente corti, giacche dalla fogge più disparate (come potete vedere anche dai nostri amici-colleghi di Stilemaschile), nuove tendenze e tribù stilistiche con una ricercatezza retrò molto ambigua per chi mastica l’eleganza maschile nell’accezione più pura.

Quest’anima si rispecchia quindi in chi frequenta da tempo il Pitti in maniera marcata e non è un caso, azzardiamo noi, che molti degli avventori abbiano passato ore a creare le più inimmaginabili combinazioni per il puro gusto di apparire e farsi fotografare. Ma è una nostra sensazione superficiale, consci del fatto che c’è sempre una incontrovertibile individualità in molti attenti amanti del mondo della moda.

Ovviamente il tutto si “ripercuote” anche nei vari punti di esposizione, anche se diversificati per offerta, facendo fare capolino a questo animus di tendenza anche in aziende e collezioni molto classiche che a volte funzionano e altre fanno storcere il naso, nel primo caso però è piacevole trovare dei madder e dei paisley in accostamenti decisamente avanguardisti.

È importante questa premessa perché secondo noi è necessario sapere bene dove ci si trova e perché: conoscere gran parte della filosofia del Pitti permette di non cadere nel tranello del “Che delusione, non mi aspettavo proprio tutta questa Moda” in cui molti amanti del classico potrebbero cadere. Dunque chi non vuole saperne o vederne di estetica autoreferenziale o sensazionalistica non dovrebbe partecipare, prezzo da pagare il melting pot stilistico in tutte le sue accezioni, anche quelle più estreme. Detto ciò si può dunque entrare nel merito della manifestazione come abbiamo fatto noi della nostra redazione insieme a Roberto Viscomi, Italo Borrello e il maestro Antonio Pio Mele (con cui abbiamo parlato ricavandone un’intervista che potete leggere nel prossimo post) andando alla ricerca di quel gusto sartoriale di stile classico per l’uomo e di realtà eleganti, che ci hanno regalato momenti molto interessanti, che sono reperibili all’interno della kermesse che non è affatto “chiusa” come visione.

Perché in mezzo al moderno,solida, figura la tradizione, italiana (come nel caso degli splendidi cappelli di Barbisio, dove ci siamo intrattenuti per molto tempo avendo la possibilità di parlare con Giorgio Borrione e Maurizio Romiti sulla ricerca e l’eccellenza in ogni passaggio della manifattura oppure la camiceria Truzzi, storica.) e straniera (siamo rimasti incantati da Hackett- che molto volentieri ci ha lasciato immortalare il loro spazio, permettendoci di offrirvi delle immagini esclusive che pubblichiamo con vera gioia- e lo stile inglese proposto da quest’ultima che si divide nel TOWN AND COUNTRY, l’HACKETT MAYFAIR, l’ALPINE, il MODERN PREP e l’ASTON MARTIN RACING. Una collezione ancorata all’anima british ma contaminata con grande buongusto anche per i moderni gentlemen) che lascia respirare un’aria di contemplata continuità generazionale oppure di novità, consapevole di un livello di maestria al cui di sotto non poter esistere.

Grazie a questi luoghi e nomi, abbiamo avuto modo di continuare le nostre dissertazioni circa la Linea d’Ombra, concordando su quanto si debba essere consapevoli che all’interno del Pitti accanto a quella che per molti potrebbe essere stravaganza e non eleganza, ci siano punti fermi da cui tutto far partire, delle fondamenta imprescindibili che garantiscono anche una sicurezza per chi è amante dello stile puro, lontano dall’indossare e vicino alla coscienza di vestire, artigiani veri (e anche alcuni, un po’ troppi in certi casi, improvvisati) che con grande sacrifici continuano il loro percorso.

Chi scrive, nel pensiero curioso della nostra redazione, ha avuto anche sguardi molto attenti alle nuove tendenze, alla capacità interpretativa che molti giovanissimi dimostrano in abbinamenti che richiamo i college ma con inserti più che contemporanei o fuori contesto oppure al gusto asiatico che accanto allo stile “uniforme da liceo” riprende molto bene quello che era l’abbigliamento del 900 in Giappone (fortemente influenzato, già da prima, dagli europei). Asiatici che ci sembra si siano imposti come protagonisti in ogni settore dello stile, naturalmente con idee più o meno estrose: calzolai ( H’Katsukawa ad esempio con le sue creazioni handmade dallo stile orientale), tessitori, camiciai, pellettieri, che propongono con la filosofia e la dedizione propria della loro cultura pezzi unici in ogni senso. Una forza nuova che sta da tempo dando una nuova spinta propulsiva in questo settore.

Quando abbiamo sciolto la compagnia, che si è rivelata come sempre piacevole, attenta, critica e di spessore, ci siamointrattenuti con dei cari amici marchigiani ed è continuata l’esplorazione e l’osservazione. In un attimo di smarrimento su una delle “terrazze” abbiamo guardato il formicaio eterogeneo che si muoveva sotto di noi: la Linea d’Ombra si svelava, si palesava come un essere che giace nella nostra mente, forse nei nostri preconcetti a volte, un essere che svanisce nel momento in cui si pensa a quanto sia sì differente ed estemporanea la moda rispetto al classico, ma come anche questa viva di un rigore e di una ricercatezza encomiabile, e ci è tornato in mente il monologo di Miranda, da Il Diavolo Veste Prada, magistralmente interpretata da Meryl Strep “Tu apri il tuo armadio e scegli, non lo so, quel maglioncino azzurro infeltrito per esempio, perché vuoi gridare al mondo che ti prendi troppo sul serio per curarti di cosa ti metti addosso, ma quello che non sai è che quel maglioncino non è semplicemente azzurro, non è turchese, non è lapis, è effettivamente ceruleo, e sei anche allegramente inconsapevole del fatto che nel 2002 Oscar de la Renta ha realizzato una collezione di gonne cerulee e poi è stato Yves Saint Laurent se non sbaglio a proporre delle giacche militari color ceruleo. [...] E poi il ceruleo è rapidamente comparso nelle collezioni di otto diversi stilisti. Dopodiché è arrivato a poco a poco nei grandi magazzini e alla fine si è infiltrato in qualche tragico angolo casual, dove tu evidentemente l’hai pescato nel cesto delle occasioni. Tuttavia quell’azzurro rappresenta milioni di dollari e innumerevoli posti di lavoro, e siamo al limite del comico quando penso che tu sia convinta di aver fatto una scelta fuori dalle proposte della moda quindi in effetti indossi un golfino che è stato selezionato per te dalle persone qui presenti… in mezzo a una pila di roba.

Anche nella moda c’è un’enorme passione, viscerale come nello stile maschile, nell’eleganza maschile classica, solo interpretata diversamente e per un attimo ci siamo sentiti partecipi di un flusso che coinvolgeva tutti e che conduce alla comprensione di una perfezione irraggiungibile.

Ovviamente con i dovuti distingui, con le diverse esigenze e gusti e ovviamente con la frase che abbiamo proferito divertiti sulla via del ritorno “ A ciascuno il suo”.

Buona scelta

IBD

ilbicchierediverso@gmail.com

 

 


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