Ed ecco un primo articolo sul Pitti dell’edizione n. 80.
Credo sia doveroso cominciare con lo stile, l’atmosfera e, come sempre, gli allestimenti.
Gli allestimenti non mi hanno certo stupito: ancora una volta, fuori le impalcature, e dentro i colori fluo. Ma. Ci sono due ma.
Gli esterni in realtà erano stupefacenti: c’era questo enorme pannello che rappresenta il mondo Pitti come un viaggio magico, come qualcosa di unico e ricco di immaginazione che Firenze ha da offrire al mondo. Ed è per questo che, come al Piazzale Michelangelo, biglietto da visita di Firenze e dei fiorentini per gli ospiti stranieri, c’erano i binocoli.
Per vedere da vicino le bellezze del Pitti.
In realtà la prima cosa che si vede entrando è l’enorme palazzo-stroboscopica, che è decisamente d’effetto.
Per fortuna sembrano passati i tempi della tristezza. Ve lo ricordate lo stile circo di qualche anno fa? Ecco.
I colori fluo degli esterni anticipano i regoli degli interni. Ve li ricorderete i regoli. Ecco, quelli. Ma in mille colori super impattivi.
Sulle scale hanno riciclato la roba degli anni passati. Però l’hanno rinnovata! Be’, sì al risparmio, no agli sprechi, e poi che diamine, siamo o non siamo dei creativi della moda? Inseriamo delle scarpe. Ha senso!
Girando per gli stand ti accorgi di quali saranno i temi futuri: il nomadismo, il coloniale e lo stile navy. Molti stand erano concepiti come tende, accampamenti, magari di lusso, ma la loro natura quella era.
Molto presente di nuovo lo stile “giardino all’italiana”. Ma anche solo “giardino”. Ma anche solo “giardinaggio”.
Io ho visto una bella folla, c’erano i soliti che si accalcavano da Desigual in stile girone dantesco per accaparrarsi una ciliegia o per fare i finti divertiti che finto-ballano, ma anche molti compratori. Moltissimi i cinesi che disquisiscono via cellulare con fare angosciosamente stressato e come sempre a voce altissima, sta diventando una costante.
Oltre a ciò ho visto molte cose belle: ne parlerò nei prossimi giorni, per cui stay tuned!