http://www.ibs.it/code/9788876980183/papa-rodolfo/laquo;scienza-della-pitturaraqu.html
In questa riflessione sulla analogia tra l’artista e Dio creatore, Leonardo si pone in un’antica tradizione, però egli la percorre partendo dalla conoscenza diretta e in prima persona dell’attività creativa pittorica.Anche nel Medio Evo, quando le arti figurative erano ancora escluse dal novero, più nobile, delle arti liberali, ed erano definite arti servili, pure l’agire dell’artifex (artifex creatus) per analogia era usato per parlare dell’Artifex divino1.Secondo quanto puntualizzato dalla riflessione scolastica, nell’operazione artistica, in cui l’uomo parte dalla realtà conosciuta per riprodurla in modo nuovo, l’artista agisce a immagine di Dio Creatore, anche se solo Dio crea dal niente: solo la creazione divina è un puro atto perfetto della perfetta conoscenza e volontà divine. L’artista, infatti, propriamente parlando non crea, in quanto ogni operare umano parte sempre e comunque dalle opere di Dio, dal creato. La “novità” dell’operare artistico è una novità parziale, solo Dio è un “artista globale”: solo le sue opere, infatti, costituiscono una reale innovazione ontologica.A fianco di queste considerazioni teoriche, si colloca anche la trattatistica artistica che fin dal Trecento pone la nascita dell’arte in un alveo storicamente e antropologicamente originario. Così fa per esempio Cennino Cennini nel suo Libro dell’arte (XIV secolo), che nel primo capitolo colloca l’arte entro il racconto della creazione, come una delle invenzioni umane successive alla cacciata dal Paradiso; appare che la pittura discende dalla scienza, che ne è fondamento, con in più «l’operazione di mano». La capacità artistica è nell’origine stessa dell’uomo, nel suo essere a immagine e somiglianza di Dio e in quel suo essere custode del mondo creato.Leonardo sviluppa questa tematica in numerose considerazioni, secondo il suo proprio stile di pensiero, capace di unire la migliore trattatistica artistica con la più profonda riflessione filosofica, sintetizzate in brevi e significativi giudizi. Egli si pone in continuità con la riflessione medievale sull’arte, alla quale aggiunge però la considerazione della pittura come “arte liberale”. Così giustamente sottolinea Bussagli: «la visione vinciana non è diversa da quella medievale se non nello sforzo, riuscito, di considerare la pittura alla stregua delle arti liberali e di affrancarla dalla condizione inferiore di arte meccanica. Tuttavia, la ragione di fondo di questa promozione risiede nel fatto che la pittura compie, in proporzione, lo stesso atto creativo di Dio e che essa sfrutta le medesime proporzioni armoniche della musica, che sono poi quelle che regolano il cosmo»2.Come è stato posto in evidenza da Scarpati, anche se «La sottrazione della pittura dal catalogo delle arti meccaniche era in certo modo già avvenuta di fatto, se non di diritto […] resta che Leonardo sente la necessità di dare una spallata teorica alle vecchie sistemazioni chiedendo a gran voce non solo che la pittura sia estratta dal novero delle arti inferiori, ma che le sia riconosciuto lo statuto di scienza»3.Entro tale impostazione epistemologica, Leonardo presenta la pittura in una dimensione generativa: essa è una scienza che nasce dalla natura, ne è figlia, ma nello stesso tempo è madre di altra conoscenza e di altre scienze. Potremmo dire che, nella prospettiva di Leonardo, la pittura è partorita dalla natura e partorisce altre scienze.Infatti, nel Libro di pittura4, Leonardo scrive: «Come chi sprezza la pittura non ama la filosofia, né la natura. Se tu sprezzerai la pittura, la quale è sola imitatrice de tutte l’opere evidenti di natura, per certo tu sprezzerai una sottile invenzione, la quale con filosofica e sottile speculazione considera tutte le qualità delle forme: [aire e] siti, piante, animali, erbe, fiori, le quali sono cinte d’ombra e lume. E veramente questa è scienzia e legitima figli[ol]a de natura, perché la pittura è partorita da essa natura; ma per dir più corretto, diremo nipota di natura, perché tutte le cose evidenti sono state partorite dalla natura, delle quali cose [partorite] è nata la pittura. Adonque rettamente la chiameremo nipota d’essa natura e parente d’Iddio» (I, 12).Dunque secondo Leonardo la pittura è una scienza che risulta partorita dalle cose evidenti, a loro volta partorite dalla natura; questo legame con la natura palesa l’apparentamento che la pittura stessa ha con Dio creatore: in questo aspetto, la pittura appare legata a Dio per un altro aspetto, cioè non in quanto è analogamente creatrice, ma perché risulta prodotta, essa stessa nell’ordine delle cose create, dunque dipendente da Dio.Leonardo afferma anche che “la prospettiva” è «figliola della pittura; perché il pittore è quello che per necessità della sua arte ha partorito essa prospettiva, e non si po’ fare per sé senza linee, dentro alle quali linee s’inchiude tutte le varie figure de’ corpi generati dalla natura, senza le quali l’arte del geometra è orba» (I, 17). Dunque la pittura, pur essendo generata, è a sua volta generante, innanzitutto della prospettiva. Tra le discipline c’è dunque un rapporto di figliolanza che vede nella pittura una sorta di capostipite, e nella natura la generatrice dei corpi, oggetto della stessa pittura.La natura appare essere un medio in questa dinamica di originazione: è creata da Dio ed è ricreata dall’arte che essa stessa partorisce. La pittura è resa dunque possibile dall’esistenza della stessa natura, nel meraviglioso ordine della creazione.