Mi piace tanto questa cosa che gli amici mi segnalano dei film da vedere, sapendo quanto io ami il cinema, e sapendo anche che scrivo questo blog.
L’altra sera, su invito del mio amico Enzo, sono andata all’MK2 Beaubourg per l’avant-première (seguita da dibattito con il regista) del film italiano Più Buio di Mezzanotte, di Sebastiano Riso.
Il film, selezionato alla Semaine de la Critique del Festival di Cannes 2014, è uscito in questi giorni in tutte le sale francesi.
E’ il modo più duro e spietato per entrare nell’età adulta, è un posto più buio di mezzanotte, ma è tutto quello che Davide ha.
Ispirato alla storia vera della Drag Queen romana Fuxia (presente in una scena del film nella parte della cantante Louvre), il film di Riso è un bellissimo esempio di film italiano privo di quei difetti che si solito infestano le opere prime provenienti dal nostro paese. Film di (difficilissima) formazione e su un tema tanto delicato quanto complesso, il regista sembra avere ben chiaro in testa cosa raccontare e come raccontarlo agli spettatori.
Il rischio di fare degli amici di Davide una simpatica macchietta era appena dietro l’angolo, ad esempio, ma Riso riesce nel piccolo miracolo di farne dei personaggi veri e vivi (è perchè li “guarda” con rispetto e ammirazione) a cui ci si affeziona subito, lasciandoci trascinare nel loro colorato girone dantesco, metà infernale metà irresistibile.
Del resto, i modelli a cui Riso dichiara di ispirarsi sono tra i migliori: Les 400 coups di Truffaut e Germania Anno Zero di Rossellini. Esempi di film in cui non si fa alcuna concessione alla crudeltà del mondo e degli adulti, e nei quali ragazzini che dovrebbero essere protetti e aiutati si ritrovano a dover affrontare da soli situazioni più grandi di loro, trasformando per sempre il loro sguardo sulla vita.
L’altra trappola che Riso riesce ad evitare, è quella di non cadere nel sordido. Il film non fa sconti su quello che succede a Davide, ma l’occhio del regista è attento a far capire senza mostrare, risparmiando all’opera quell’abbondanza di violenza (il più delle volte inutile e compiaciuta) spesso troppo presente in molte pellicole che raccontano storie dure.
Questo è uno di quei film che con l’attore sbagliato avrebbe rischiato il disastro, ma per fortuna è stato trovato Davide Capone. Il regista ha raccontato di aver fatto il provino a centinaia di ragazzini senza mai incontrare quello giusto, e poi ha visto per caso Davide nel cortile di una scuola e ha capito di aver finalmente trovato il suo protagonista. Accanto a lui, alcuni attori nostrani molto bravi: Micaela Ramazzotti nel ruolo della madre, Vincenzo Amato in quello del padre e Pippo Delbono in quello di un inquietante magnaccia.
Uscito in Italia con un assurdo e ridicolo divieto ai minori di 18 anni (ma questi tutori dell’ordine morale lo sanno che cosa si vede su internet di questi tempi???), poi ridimensionato ai minori di 14, il film è rimasto poco nelle sale italiane ma ha goduto di un passa parola che lo ha fatto diventare uno dei film più ricercati in rete, e all’estero è stato invitato a tutti i festival che contano.
Io l’ho trovato un film spiazzante (ma anche molto commovente) e necessario, soprattutto in un paese come l’Italia, dove c’è gente che ha ancora il coraggio di organizzare manifestazioni idiote come il Family Day per spiegarci che ragazzi come Davide non hanno il diritto di esistere, o tutt’al più possono esistere ma rimanere discreti e nell’ombra.
Sembra sempre più buio di mezzanotte, dalle nostre parti, ma io spero tanto che un bel giorno, a voi gente convinta di essere superiore e nel giusto, un urlo liberatorio e una grande risata vi seppelliranno.
Nel frattempo, noi ci consoleremo cantando a squarciagola la Rettore. Tiè!