STRASBURGO - Più donne nei Consigli di amministrazione delle società quotate in borsa: con questo obiettivo il Parlamento europeo ha approvato a larga maggioranza (459 sì, 149 no e 81 astensioni) un progetto di risoluzione che punta a imporre criteri di selezione trasparenti per i Cda delle grandi aziende in modo da arrivare, da qui al 2020, ad avere un 40% di donne. Un appuntamento anticipato al 2018 per le società pubbliche. Al momento il dato è fermo nella Ue ad un misero 17,6%. Gli Stati membri saranno chiamati a sanzionare le società inadempienti.
Festeggia Viviane Reding, commissaria europea alla Giustizia: ”Il voto del Parlamento è un momento storico per l’uguaglianza di genere in Europa. Strasburgo ha creato le prime crepe nel soffitto di vetro che continua a bloccare il talento femminile dai posti di lavoro migliori”.
In concreto il progetto di direttiva invita gli Stati membri a garantire che le società quotate adottino ”misure efficaci e vincolanti” per garantire la parità di accesso ai Cda. Inoltre, in caso di curriculum alla pari, la priorità dovrà andare al candidato del sesso sottorappresentato. Le indicazioni valgono per le società di oltre 250 dipendenti, ma Strasburgo guarda anche alle piccole e medie imprese chiedendo ai governi di fornire loro gli incentivi atti a migliorare la presenza femminile nei Cda. Quanto alle sanzioni, gli eurodeputati vogliono che siano obbligatorie e non solo pecuniarie, ma anche che arrivino ”all’esclusione da tutte le gare pubbliche di appalto”.
”Dove la rappresentanza uomo-donna è in equilibrio, ricorda l’eurodeputata italiana Licia Ronzulli, di Forza Italia, si realizzano profitti del 56% superiori ai Cda di soli uomini: promuovere le donne significa sostenere l’economia, la crescita e l’innovazione”.
E in questo settore, spiega Silvia Costa del Pd, ”per una volta l’Italia si presenta con la legge già fatta (la Golfo-Mosca, ndr): in due anni abbiamo già raddoppiato la presenza di donne nei Cda, a dimostrazione che le quota rosa fanno effetto”.
La proposta di risoluzione andrà ora negoziata con il Consiglio e la Commissione, il Parlamento conta di chiudere la procedura prima delle prossime elezioni Ue di maggio.