Il fatto è che quando pianti un albero devi pensare a come diventerà: devi vedere il suo futuro, prevederlo. Fargli posto per quando sarà grande. Se no, troppo comodo: tu ti metti attorno tutti gli alberi che vuoi e poi quando sono cresciuti che non ti stanno più in casa, cosa ne fai, li butti? Bisogna farcene carico, del futuro di chi ci sta intorno. Bisogna pensarci a quel che sarà di loro. Non è che puoi fartene due baffi, amici come prima e tanti saluti.
Vengono da me perchè vogliono imparare ad aspettare, a non avere fretta. Desiderano imparare la lentezza e nulla è più lento di una pianta che cresce.
E questa sera, come anticipato inizierò “Più lontana della luna”: Anni 70, Stupinigi, dintorni di Torino, Lidia, una ragazza di 15 anni, figlia di un operaio Fiat, abita in un ex scuderia della Palazzina di caccia dei Savoia. non va più a scuola e aiuta la mamma a vendere la verdura al mercato. Un giorno appare nel tinello di casa sua un elegante venditore di enciclopedie… E la sua vita cambia: Lidia si mette in testa di diventare un trovatore, di fare come quegli antichi poeti provenzali che amano donne lontane, forse mai esistite. Così scappa di casa, non per fare politica ma per cercare l’amore da lontano. Il romanzo racconta le avventure e le scoperte di questa ragazza, così distante dalla Storia che le scorre accanto.
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