Più Marchionne, meno Marcegaglia

Creato il 07 ottobre 2011 da Dailyblog.it @daily_blog

Di Federico Catani il 5 ottobre | ore 09 : 04 AM


Marchionne ha fatto la scelta giusta, lasciando la Marcegaglia con un palmo di naso. Dimettendosi da Confindustria, l’amministratore delegato della Fiat ha scelto di schierarsi dalla parte della modernità e della competitività, mettendo in risalto i gravi limiti dell’associazione degli industriali.

Sappiamo da tempo che Emma Marcegaglia, ormai al termine del suo mandato come presidente della Confindustria, cerca di ritagliarsi un ruolo per il dopo. E abbiamo visto che per farlo ha pensato bene di accodarsi al coro di chi si scaglia contro Berlusconi e ne chiede le dimissioni. Da qui il profluvio di lettere e manifesti per l’Italia. Prima il programma della stessa Marcegaglia, poi lo spot qualunquistico di Della Valle. Tutti a protestare, tutti a sparare sul governo.

Ma, in concreto, cosa stanno facendo i grandi imprenditori? Il loro sindacato ha cercato di mettersi in sintonia con la Cgil, l’organizzazione dei lavoratori che crede ancora di vivere nell’epoca del proletariato e della lotta di classe. E agendo così, la Marcegaglia e la Camusso hanno fatto spallucce al messaggio inviato dalla Bce. Ora, il sistema europeo può piacere o meno. Però, visto che va di moda dichiararsi europeisti e si imprime agli euroscettici il marchio dell’infamia, occorrerebbe ascoltare i richiami che provengono dalla Banca centrale. Se non altro per coerenza intellettuale.

E cosa ha chiesto la Bce? Riforme. Semplicemente riforme, come la modifica del sistema di contrattazione salariale collettiva, attraverso l’introduzione di accordi a livello d’impresa per adattare i salari e le condizioni di lavoro alle esigenze specifiche delle aziende e rendendo tali accordi più rilevanti rispetto ad altri livelli di negoziazione. E poi la revisione delle norme che regolano l’assunzione e il licenziamento dei dipendenti. Tutti provvedimenti che in qualche modo il Parlamento ha adottato disponendo la modifica dell’articolo 8 dello Statuto dei lavoratori. Inutile dire che Marchionne ha appoggiato questa iniziativa. Ma la Confindustria no. La Marcegaglia ha preferito accordarsi con il sindacato per cancellare gli effetti delle modifiche allo statuto. Alla faccia dell’invito fatto dalla Bce.

Alla faccia di chi da tempo invoca meno rigidità nel mercato del lavoro. Insomma, un passo nella direzione sbagliata. Ecco perché l’amministratore delegato della Fiat ha preso la sua decisione. Un vero e proprio schiaffo al clima di concertazione e corporativismo che domina il panorama italiano. C’è da gioirne. Speriamo solo che molti altri seguano il suo esempio. Per il bene dell’Italia.