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Piu' spendi meno spendi. il meccanismo per ridurre il rapporto tra debito pubblico/pil

Da Pasquale Mattera @pasqualem85
PIU' SPENDI MENO SPENDI. IL MECCANISMO PER RIDURRE IL RAPPORTO TRA DEBITO PUBBLICO/PILRiporto un bellissimo racconto del professore di politica economica Alberto Bagnai che dimostra come l’austerità, l’aumento delle tasse, ma soprattutto i tagli alla spesa pubblica possano risultare le mosse più deficitarie e controproducenti che un Governo possa mettere in atto in periodi di recessione. E' un modo per comprendere come, anche in Italia, le politiche portate avanti dal PUDE (partito unico dell' Euro) sono risultate inique, ed hanno danneggiato in modo serio tutto il sistema produttivo. Durante la lettura vi accorgerete come non vengano utilizzate formule, algoritmi, ma semplici concetti matematici, che si studiano alle scuole elementari, per comprendere il rapporto stretto che esiste tra il taglio della spesa pubblica e la riduzione del reddito nazionale e quindi dello sviluppo.
L’Aritmetica del debito pubblico 
Di Alberto Bagnai

La Ruritania aveva un problema di debito pubblico. L’anno si era chiuso male. A fronte di un Pil di 5 miliardi di scellini ruritani, il debito pubblico era stato pari a 6 miliardi. Il rapporto debito/Pil quindi era stato di 6/5=1.2, cioè il debito era arrivato al 120% del Pil. Se vi siete già persi siete piddini, non preoccupatevi, ci pensa lui. I ruritani, popolo di antica cultura, veneravano l’unità. Che avete capito? Non l’unità politica: non erano certo così baggiani da volersi unire al loro ingombrante vicino, la Cracozia. No, solo un continente a guida belga (with all due respect) può credere che “uniti si vince”! E i ruritani, nella loro storia secolare, avevano già assistito all’implosione dell’Unione Europea.
Solo che forse non l’avevano capita bene, perché anche se avevano una visione piuttosto lucida di cosa significhi “unità” in politica (qualcosa di simile a quello che succede quando un luccio incontra un persico), loro continuavano a venerare l’unità matematica, il numero uno: 1. Forse un antico retaggio pitagorico, la monade, l’origine di tutte le cose... Comunque, a loro questo fatto che il rapporto debito/Pil fosse 1.2 invece di 1 li disturbava proprio tanto. E quindi decisero virilmente di porvi rimedio.
Immaginatevi il consiglio dei ministri ruritano. “Dovremmo prendere esempio dalla Cracozia! Guardate: lo scorso anno il loro rapporto debito/Pil era all’80%, ma riducendo la spesa sono riusciti a portarlo al 75%, in un solo anno. Austerità ci vuole! In fondo il nostro bilancio è in pareggio: basta un piccolo sforzo. Riduciamo gli sprechi e portiamolo in surplus! In questo modo il debito diminuirà e il suo rapporto al Pil arriverà a 5/5, che poi è uno degli infiniti modi nei quali si può esprimere la venerata monade: 5/5=1.
E comunque, siccome l’austerità deve essere temperata dalla carità cristiana, e prima caritas incipit ab ego, propongo che si tagli un miliardo di scellini di spesa, senza aumentare le imposte. Che poi è esattamente quello che hanno fatto in Cracozia.”
Plauso degli astanti.
Si va, si taglia. Il popolo borbotta, ma la risposta è bell’e pronta: lo vuole la monade. E se lo vuole la monade, devi essere un mona per opporti. Un anno dopo...
Arriva trafelato il governatore della Banca Centrale Ruritana (la BCR), con le ultime statistiche sul rapporto debito/Pil. Il consiglio dei ministri, fiducioso, attende di sapere qual è stato l’esito della manovra, ma non è difficile leggere sul volto del governatore della BCR un certo imbarazzo.
“Allora, governatore, esponga, sciorini i dati: abbiamo la monade? Siamo al 100%?”
“Be’, veramente le cose sono andate in un modo un po’ diverso” “Sì, immagino, l’errore statistico, i ritardi nell’implementazione delle politiche, qualche incomprensibile resistenza alla santa austerità, ma insomma, noi si è tagliato, e il rapporto, se non proprio fino al 100%, sarà sceso almeno al 105%, al 106%? Non saremo da meno della Cracozia, voglio sperare!”
“Be’, veramente le cose sono andate in modo un po’ opposto (n.d.r.: notate la delicatezza): gli ultimi dati parlano del 125%”
“Coooooooooooooosa!? Il rapporto è aumentato di 5 punti, da 120 a 125? Ma noi abbiamo tagliato!”
“Sì, però, sapete, c’è un piccolo problema tecnico. Vedete, il fatto è che la spesa pubblica entra nella definizione del Pil. Noi siamo un’economia di mercato, e quindi il valore totale della produzione coincide con quello della spesa effettuata per acquistare i beni prodotti, che poi a sua volta coincide con la somma dei redditi percepiti da chi li ha prodotti. Sapete, la famosa identità: Y = C + G + I + NX. Il Pil, somma dei redditi (cioè valore della produzione effettuata) coincide con la somma delle spese per consumi privati, C, consumi pubblici, G, formazione di capitale fisso, I, e esportazioni nette. Del resto, pensateci: non è difficile: se nessuno spendesse, se nessuno acquistasse nulla, nessuno guadagnerebbe, e non avrebbe nemmeno senso produrre (visto che nessuno comprerebbe e che quindi non si sarebbe ricompensati per il proprio sforzo). Sì, lo so, è troppo semplice per essere capito. Ma rassegnatevi: la realtà è semplice! Dovrete fare uno sforzo. Ed è per questo che il totale del prodotto/reddito coincide col totale delle spese di famiglie (C), Stato (G), imprese (I) e estero (NX). Ora, voi avete ridotto G di una unità, tagliando tanti sprechi e qualche stipendio, e avete fatto senz’altro bene: in questo modo il bilancio pubblico, che era in pareggio, è andato in surplus di una unità, lo Stato cioè ha risparmiato, e con i suoi risparmi ha ridotto il debito da 6 a 5. Solo che purtroppo... per colpa dei tagli anche il Pil è sceso, da 5 a 4. Si chiama recessione, sapete. E il risultato è che mentre lo scorso anno il nostro rapporto debito/Pil era di 6/5=120%, oggi è di 5/4=125%”.
“Ma come? Anche la Cracozia era in pareggio di bilancio, si è portata in surplus per un miliardo, e il suo rapporto debito/Pil è sceso! Forse che in Cracozia la spesa pubblica non entra nel Pil? Hanno truccato i conti? Si saranno mica rivolti alla GS anche loro? (n.d.r.: non quella dei supermercati)”.

“No, no, la contabilità nazionale è uguale per tutti, e se vogliamo anche l’aritmetica. Sì, so che voi la chiamate matematica, ma sapete, qui stiamo parlando di aritmetica, di cose che avete tutti, compresi voi, lettori, studiato alle elementari, di cose che usate nella vita di tutti i giorni con grande scioltezza, ma che poi, quando si tratta di ragionare sui numeri dell’economia, accantonate, abolite, come se partiste dal presupposto di non poter capire. Eppure è semplice. La Cracozia aveva 4 miliardi di debito e 5 miliardi di Pil: 4/5=0.8=80%. Ha fatto anche lei il suo bel taglio degli sprechi: il debito è sceso a 3, il Pil è sceso a 4, e oggi la Cracozia à un rapporto debito/Pil a 3/4=0.75=75%. A cosa gli serva non si sa, ma comunque l’operazione in quel caso ha funzionato, perché aritmetica voleva che funzionasse. Non so se è chiaro. Comunque, è chiaro che dobbiamo prendere una decisione. Cosa intendete proporre per la prossima finanziaria”.
“La situazione non ci lascia altra scelta: dobbiamo insistere sulla via dell’austerità. La monade lo vuole”.

Appunto.
L' esempio riportato dal prof. Bagnai, credo sia il meglio di quanto possa esserci, per capire che non cè bisogno di particolari lauree, ma solo un minimo di dimestichezza con rapporti e frazione, per rendersi conto di quanto sia semplice smontare tutte le inesattezze proferite da tecnici che forse poco hanno avuto a che fare con addizioni e tabelline, o da politici e giornalisti che incapaci di collegare due neuroni continuano a ripetere a memoria la lezioncina neoliberista. Accecati da parametri come debito pubblico, crescita, e tagli non vogliono o possono (perchè non ci arrivano a determinati ragionamenti), capire che tagliare la spesa dello Stato significa tagliare lo sviluppo.

Il Pil (prodotto interno lordo) è la somma delle spese (consumi) private (C), pubbliche (G), Imprese (I) e la differenza tra esportazioni e importazioni (NX), quindi:

Y (Pil)=C+G+I+(NX).
Se "tagliamo" anche solo una delle prime tre voci, dove i consumi privati rappresentano circa il (70%) del Pil, avremo una riduzione del Reddito nazionale e quindi anche dello sviluppo.

Se il denominatore (Debito Pubblico) ed il denominatore (PIL) sono uguali, il risultato non cambia. Mentre se il numeratore è diverso dal denominatore o viceversa, la storia cambia decisamente.

Nel caso della Ruritiana tagliando il numeratore 6 di un (1) punto, di conseguenza è diminuito anche il denominatore 5 di un (1) punto. Risultato: numeratore (debito pubblico) diminuito del 16,6 % e denominatore (PIL) del 20%, quindi se prima la Ruritiana aveva un rapporto debito/Pil del 120% (6/5), dopo un' anno di taglia alla spesa e austerità, lo stesso rapporto è aumentato del 5% arrivando fino al 125% (4/5).

Discorso opposto per la Cracozia dove il numeratore era più piccolo del denominatore, cioè aveva un PIL superiore al Debito Pubblico ed un rapporto Debito/PIL dell' 80%. Togliendo un (1) punto al numeratore, e uno (1) al denominatore si riduce del 25% il Debito Pubblico e del 20% il Pil, quindi il rapporto tenderà a scendere del 5% fino al 75%.

Spero di essere stato abbastanza chiaro :), ma ragionandoci un pò, non dovrebbe risultare troppo complicato arrivare al dunque.

Prendendo atto di questi dati, possiamo aggingere che ogni qualvolta viene tagliata la spesa pubblica (G), occupandosi principalemte delle pensioni e degli stipendi, si ottiene un calo dei consumi privati (C), cioè delle persone che dovrebbero percepire questi redditi e dei produttori e commercianti privati che non vedono aumentarsi i ropri ricavi. Quindi L' intero reddito nazionale in misura superiore rispetto a quanto magari ci si aspettava, annullando di fatto tutti i sacrifici che i cittadini hanno affrontato in nome del debito pubblico.

E' la stessa ricetta utilizzata per mettere in ginocchio la Grecia, che in pochissimo tempo si è ritrovata con un rapporto Debito/PIL aumentato dal 120% al 152%, e che il PUDE (partito unico dell' euro= Pd+Pdl+Monti) ha utilizzato in Italia.

Ora che sappiamo che in assenza di spesa pubblica o in presenza di misure restrittive e recessive l'unica strada che verrà intrapresa è quella che porta all' austerità, il discorso specifico che va fatto è quello che riguarda il modo in cui lo Stato deve spendere il suoi soldi. Infatti le conseguenze che potrebbero avere politiche di spesa sbagliate, vanno in ogni caso a ripercuotersi sui consumi e sull' economia nazionale.

Esempio:
Se lo Stato ha 100000 da spendere, un conto è darli a 20 parlamenteri che già guadagnano 5000, un conto è aumentare lo stipendio di 100 a 1000 dipendenti pubblici che guadagnano 1000, un' altro ancora è darne 1000 a 100 disoccupati che prima non guadagnavano niente ed ora si ritrovano con un reddito mensile per vivere. 
Queste sono, in modo semplicistico, le tematiche su cui un politico dovrebbe riflettere e lavorare ogni giorno, impegnarsi per trovare la giusta soluzione proponendo una spesa pubblica adeguata, al periodo economico, magari cercando piccoli compromessi che portino a migliorare e non viceversa.
Ovviamente, questo è un discorso che vale soprattuto per i paesi sovrani, che hanno una moneta adeguata alla propria "area" e che hanno la possibilità di manovra rispetto alla spesa, al contrario di tutte le nazioni dell’eurozona, che a causa dell' incompetenza e della malafede di megalomani eurocrati, sono in una condizione di contesto politico ed economico primitivo, di una gestione dei flussi finanziari da era paleozoica rispetto al resto del Mondo che intanto si sta organizzando in modi differenti (vedi la Cina che sta progettando un futuro con minori esportazione, ma al contempo uno sviluppo progressivo dell' economia interna, un miglioramento della qualità dei prodotti, lasciando cosi spazio di sviluppo anche ai paesi limitrofi).

Gli eurotici, eurocrati, piddini e piddiellini, seguendo le politiche di austerità, non hanno fatto altro che ripercorrere i passi della Ruritiana, riducendo la spesa e seguendo quella linea di rigore e iniquità nei confronti del popolo, che ha riportato il nostro stato socialdo e indietro di diversi lustri. La lotta agli sprechi è una cosa giustissima, ma agli sprechi, e non alla sanità, alla scuola, alle pensioni e agli stipendi. Un conto è tagliare le spese inutili, un' altro è ridurre la gente in mutande.

Le politiche economiche neoliberiste, sottovalutano sempre gli aspetti principali di una condotta economica dignitosa, cambiano i nomi alle cose chiamando riforma ciò che si taglia, e attuano strategia che si occupano principalmente di agire sul lato dell' offerta e della produzione, trascurando del tutto il lato della domanda che è la componente che alimenta l'offerta stessa. 

La mia domanda ora è, anzi sono: se La BCE ha elargito più di 2000 miliardi di euro a favore delle banche per far fronte alla loro richesta di liquidità, non chiedendo nulla come contropartita e permettendo alle banche di continuare nella loro opera di "derivazione"(almeno la separazione tra banche d'affari e banche commerciali), mentre per un prestito 100 volte inferiore ad uno Stato chiedono la Vita? E perchè non ha erogato qualche centinaio di miliari per la ripresa economica del sud Europa? Perchè non ha dato qualche decina di miliardi per il miglioramento degli ammortizzatori sociali? Perchè non qualche miliardo per ospedali, scuole e le reti infrastrutturali? Perchè?
Sono giunto alla conclusione che questi sono ragionamenti semplici di comprendorio per un bambino di scuola elementare, per una persona normale che sa connettere i due neuroni suddetti, ma non per i tecnocrati del nulla di Bruxelles e di Francoforte, passando per i Bocconiani di Milano, la Sorbona di Parigi, ed infine piddini e piddiellini che solo oggi si stanno accorgendo che presto saranno costretti ad abdicare.Il Click Per un Blog Utile

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