Mentre la Libia brucia già da alcuni giorni e Gheddafi
bombarda il (suo) popolo, il nostro governo (alleato del Colonello) e l’Unione europea si fanno sentire soltanto oggi. A tarda serata, per giunta. Che dichiarare criminale la repressione delle proteste libiche nel sangue non è mica cosa facile, sapete.Notare che fino a poche ore fa l’unico ad avere parlato in nostra rappresentanza è stato il ministro degli Esteri,
Franco Frattini (colui che si attribuisce meriti non propriamente nostrani, che ogniqualvolta che scoppia una crisi si trova in vacanza e che partecipa alla gara a chi la spara più grossa su Assange e via discorrendo), il quale ha candidamente sottolineato come l’Ue non debba interferire negli affari che non ci fanno comodo, pardon, che non ci riguardano. Poi, finalmente, la nota di Palazzo Chigi chiarisce l’empasse:
Il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, segue con estrema attenzione e preoccupazione l’evolversi della situazione in Libia e si tiene in stretto contatto con tutti i principali partner nazionali e internazionali per fronteggiare qualsiasi emergenza.
Il Presidente Berlusconi è allarmato per l’aggravarsi degli scontri e per l’uso inaccettabile della violenza sulla popolazione civile.
L’Unione Europea e la Comunità internazionale dovranno compiere ogni sforzo per impedire che la crisi libica degeneri in una guerra civile dalle conseguenze difficilmente prevedibili, e favorire invece una soluzione pacifica che tuteli la sicurezza dei cittadini così come l’integrità e stabilità del Paese e dell’intera regione.
Possibilmente, però, senza
disturbarlo a Gheddafi. Che ora è piuttosto occupato.