Anno: 2015
Durata: 106'
La trama (con parole mie): Brenner, Eddie e Ludlow sono tre bambini prodigio dei videogames protagonisti del primo campionato mondiale dedicato agli stessi svoltosi nell'estate dell'ottantadue. Più di trent'anni dopo, l'inseparabile amico di Brenner, finito nel frattempo a fare l'installatore di sistemi audio video, Cooper, divenuto Presidente degli Stati Uniti, è costretto a fronteggiare una crisi senza precedenti: una razza aliena, infatti, venuta a contatto con la videocassetta del campionato di cui furono protagonisti gli allora ragazzini, lanciata ai tempi nello spazio dalla NASA e ritenuta una dichiarazione di guerra, sfida la Terra ad una vera e propria lotta ispirata ai titoli più importanti che le sale giochi offrivano agli utenti, da Pac-Man a Donkey Kong.Messi all'angolo dagli invasori, Cooper e gli alti papaveri dell'esercito dovranno tornare a rivolgersi a quegli ex bambini prodigio finiti tra i losers della società: riusciranno dunque i nerd a sconfiggere gli agguerritissimi alieni?
Gli anni ottanta, senza alcuna ombra di dubbio, devono avere lo spirito dei maratoneti, nonostante un'apparenza da centometristi da una botta e via: di fatto, hanno vissuto alla grande il loro momento, come una partenza a razzo, prima di scomparire - apparentemente - inghiottiti dal buco nero della Grande Depressione dei novanta, riguadagnandosi poi, passo dopo passo, un posto in primo piano con il Nuovo Millennio.
Per chi, come il sottoscritto, di fatto si è formato in quel decennio - o ci è cresciuto -, ora che i nostri novanta e zero sono alle spalle e ci ritroviamo in prossimità o appena oltre la quarantina, spesso e volentieri con figli al seguito, finiamo per guardare a quel periodo con la nostalgia che si prova rispetto all'infanzia, simile a quella che ci prende gli ultimi giorni delle vacanze estive, togliendoci almeno un pò il respiro: Pixels, in un certo senso e seppur ben lontano dalla perfezione, incarna benissimo quella sensazione, lo spirito e la meraviglia che in quella che può tranquillamente essere definita un'altra vita ci contraddistinse nel corso degli eighties.
Personalmente ricordo bene la sensazione magica dell'ingresso in una sala giochi in tempi in cui nessuno o quasi aveva un computer a casa e non esisteva internet, gli smartphone con i loro giochini virali non abitavano i vagoni delle metropolitane e per i bambini l'unico modo per assaporare l'ebbrezza delle partite con i videogiochi era quello: ricordo il Commodore 64 con le cassette che impiegavano ore a caricarsi, l'Amiga, i primi Sega Master System e dunque Mega Drive, i giochi da Donkey Kong a Tetris, passando per titoli dei quali ho impresse in mente le immagini ma non i nomi, le prime partite con mio fratello accanto che doveva mettersi in piedi su una sedia chiesta in prestito ai gestori della sala giochi a quella volta ad Ascea, dove i gettoni costavano un quinto rispetto a Milano o alla Romagna, e dunque sessioni a Rampage da fantascienza rispetto a quelle cui ero abituato, o il gioco del calcio al bar in montagna, dove una volta presa la mano si cercava di vincere il Mondiale con qualsiasi squadra.
Pixels mi ha riportato alla mente con un eccezionale effetto amarcord queste sensazioni, che unite ad un'idea - quella di proporre un'invasione aliena originata da una videocassetta tratta da un torneo di videogames dell'ottantadue - decisamente originale ed a suo modo geniale ha reso la visione piacevole e simpatica, come quando si incontra un vecchio amico e si scopre che le cose ancora funzionano, e si finisce a ridere come pazzi in nome dei vecchi tempi e forse anche dei nuovi.
Certo, non tutto funziona, di fatto ci si trova di fronte al tipico giocattolone che si spera sempre possa sfondare al botteghino - e non è stato questo il caso - dal finale buonista e telefonato, il cast è tutto pesantemente sopra le righe, eppure la resa è piacevole, a suo modo genuina e senza pretese, pronta a fare breccia nei sentimenti e nei ricordi di chi ha potuto giocare Pac-Man o il già citato Donkey Kong almeno una volta dal vivo, ai tempi dei tempi.
Spassoso anche l'inserimento di icone anni ottanta sfruttate come mezzo di comunicazione con i terrestri da parte degli alieni - mitici Hall&Oates -, giustamente sfruttato il vecchio adagio dell'outsider che, a scapito delle difficoltà, finisce per dimostrarsi più efficace degli apparentemente invincibili - molto bella, e tendenzialmente vera, la battuta sul bacio: chi non ha mai dovuto farsi un pò di culo per rimorchiare difficilmente vi darà grandi soddisfazioni tra le lenzuola - e divertente trovarsi davanti ad uno schermo cercando di individuare e riconoscere vecchi eroi da sala giochi che credevamo sepolti nei meandri più oscuri della memoria.
Un'operazione nostalgia, dunque, che senza dubbio il pubblico più stagionato apprezzerà in misura maggiore rispetto a quello supergiovane, che pur non brillando per tecnica o resa complessiva rafforza la posizione di idolo degli anni ottanta di Chris Columbus e, a conti fatti, finisce per risultare come una sorta di fratellino minore - e non di poco - dell'ottimo The Lego Movie.
Se, dunque, almeno una volta vi è capitato di dover prendere fiato pensando a quelle apparentemente interminabili partite in sala giochi, ai sapori, agli odori, alle sensazioni di quell'epoca, lasciate da parte le velleità da Grande Cinema e godetevi questo divertissement per quello che è: un omaggio ad un periodo cui non saremo mai abbastanza grati.
MrFord
"With a thrill in my head and a pill on my tongue
dissolve the nerves that have just begun
listening to Marvin (All night long)
this is the sound of my soul
this is the sound."Spandau Ballet - "True" -