Dunque, innanzitutto entrare all’Arena di Verona è sempre una bella emozione di per sé. Per me è la seconda volta dopo tanti anni. Sapere che quel luogo da più di duemila anni è deputato ad accogliere spettacoli fa sentire dentro qualcosa di forte, come un soffio di immortalità! Se poi si aggiunge che sul palco sale uno dei gruppi che hanno scritto il rock degli ultimi vent’anni e che io personalmente amo dall’adolescenza… beh allora il gioco è fatto: emozione pura assicurata! È stato un concerto davvero eccezionale: ho visto tanti loro concerti e anno dopo anno sembra proprio non perdano lo smalto. Se dovessi mettere in evidenza un vero cambiamento che ho notato al concerto in Arena è questo: i Placebo si sono addolciti. Non tanto nella musica – sembra rock e graffiante – ma nell’effettivo atteggiamento sul palco. Brian in particolare si è profuso di “grazie” e “grazie mille” (in italiano!) e ha dialogato in varie occasioni con il pubblico, cosa MAI avvenuta: di solito è una macchina nel cantare e suonare ma in generale ha un atteggiamento sprezzante e comunque del tipo “io sono sul palco, voi no”, tipico di certi tipi di old style rock. Invece all’arena ha detto un sacco di cose! Dal classico “che bello essere in un luogo così meraviglioso” al quanto mai azzeccato “il rock si fa in piedi, alzatevi da sedere!”. Ed è proprio quando ha detto ciò che è davvero iniziato il concerto! “B3”, “For What It’s Worth” e “Loud like love” sono stati i primi tre pezzi, ma fino al quarto mitico “Every You Every Me”, già cantato da tutti a squarciagola, c’era qualche problema di bilanciamento della voce e non si sentiva benissimo. Poi invece è andato tutto alla grande. È stato più un “the best of” che un concerto per presentare l’ultimo lavoro. Ho ascoltato bellissimi pezzi storici come “Twenty Years”, fatta probabilmente per festeggiare i loro vent’anni di carriera. E ancora “Special Needs”, “Meds”, “Special K”, “The Bitter End” e “Song to Say Goodbye” che forse è il mio pezzo preferito. Splendida la cover di Kate Bush “Running Up That Hill (A Deal with God)”! fatta nel bis. E il concerto si è chiuso dopo poco meno di due ore con “Infra-red”. Molto bravi tutti i musicisti ma ovviamente gli occhi sono stati tutti puntati sui due membri storici, lo zoccolo duro dei Placebo: Brian Molko dalla voce inconfondibile e Stefan Olsdal, il bassista, definito durante il concerto da Brian “The Queen of Sweden”… e non aggiungo altro! E devo dire, come appunto finale, che ho molto apprezzato gli splendidi effetti psicadelici degli schermi dietro al palco! Placebo are the real rock of the future! @PLACEBOWORLD
Dunque, innanzitutto entrare all’Arena di Verona è sempre una bella emozione di per sé. Per me è la seconda volta dopo tanti anni. Sapere che quel luogo da più di duemila anni è deputato ad accogliere spettacoli fa sentire dentro qualcosa di forte, come un soffio di immortalità! Se poi si aggiunge che sul palco sale uno dei gruppi che hanno scritto il rock degli ultimi vent’anni e che io personalmente amo dall’adolescenza… beh allora il gioco è fatto: emozione pura assicurata! È stato un concerto davvero eccezionale: ho visto tanti loro concerti e anno dopo anno sembra proprio non perdano lo smalto. Se dovessi mettere in evidenza un vero cambiamento che ho notato al concerto in Arena è questo: i Placebo si sono addolciti. Non tanto nella musica – sembra rock e graffiante – ma nell’effettivo atteggiamento sul palco. Brian in particolare si è profuso di “grazie” e “grazie mille” (in italiano!) e ha dialogato in varie occasioni con il pubblico, cosa MAI avvenuta: di solito è una macchina nel cantare e suonare ma in generale ha un atteggiamento sprezzante e comunque del tipo “io sono sul palco, voi no”, tipico di certi tipi di old style rock. Invece all’arena ha detto un sacco di cose! Dal classico “che bello essere in un luogo così meraviglioso” al quanto mai azzeccato “il rock si fa in piedi, alzatevi da sedere!”. Ed è proprio quando ha detto ciò che è davvero iniziato il concerto! “B3”, “For What It’s Worth” e “Loud like love” sono stati i primi tre pezzi, ma fino al quarto mitico “Every You Every Me”, già cantato da tutti a squarciagola, c’era qualche problema di bilanciamento della voce e non si sentiva benissimo. Poi invece è andato tutto alla grande. È stato più un “the best of” che un concerto per presentare l’ultimo lavoro. Ho ascoltato bellissimi pezzi storici come “Twenty Years”, fatta probabilmente per festeggiare i loro vent’anni di carriera. E ancora “Special Needs”, “Meds”, “Special K”, “The Bitter End” e “Song to Say Goodbye” che forse è il mio pezzo preferito. Splendida la cover di Kate Bush “Running Up That Hill (A Deal with God)”! fatta nel bis. E il concerto si è chiuso dopo poco meno di due ore con “Infra-red”. Molto bravi tutti i musicisti ma ovviamente gli occhi sono stati tutti puntati sui due membri storici, lo zoccolo duro dei Placebo: Brian Molko dalla voce inconfondibile e Stefan Olsdal, il bassista, definito durante il concerto da Brian “The Queen of Sweden”… e non aggiungo altro! E devo dire, come appunto finale, che ho molto apprezzato gli splendidi effetti psicadelici degli schermi dietro al palco! Placebo are the real rock of the future! @PLACEBOWORLD
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