La regione in cui è possibile ammirare la costellazione di Orione è famosa per le sue fabbriche stellari. Soprattutto se consideriamo la Nebulosa di Orione, decisamente nota ai più e spettacolare in tutti i suoi colori.
Ma sebbene i colori siano parte importante per lo studio delle polveri interstellari, a molti interessa invece capire i meccanismi che stanno dietro alla nascita delle stelle.
"Per la prima volta abbiamo una visione globale di tutta la complessita' dei fenomeni che sono coinvolti nel processo di formazione di nuove stelle" afferma Gianfranco De Zotti, astronomo dell' Istituto Nazionale di Astrofisica e che lavora nell'osservatorio di Padova.
A basse frequenze, il Planck mappa le emissioni generate da elettroni ad alta velocità che interagiscono con i campi magnetici della galassia.
A lunghezze d'onda intermedie, di pochi millimetri, le emissioni visibili dalla strumentazioni sono generalmente create da stelle appena nate, che riscaldano i gas che le circondano.
A frequenze ancora più elevate, Planck mappa il calore di polveri molto fredde, rivelando i punti in cui c'è più freddo, probabili candidati per il collasso di materia che porta alla formazione di una stella.
La missione principale di Planck è quella di osservare tutto il cielo utilizzando microonde, e mapparlo in modo tale da fornire (si spera) spiegazioni su alcune meccaniche dell'universo, e sulla radiazione di fondo generata dal Big Bang.
Il satellite Planck è stato lanciato in orbita il 14 maggio del 2009, assieme al satellite Herschel, ad una quota di circa 1,5 milioni di km dalla Terra. E' previsto che continui a scattare immagini dell'universo fino alla fine del 2011.
I primi risultati di Planck arrivano pochi giorni dopo l'annuncio di LUCIFER 1, la strumentazione installata sul Large Binocular Telescope e che consentirà di vedere l'universo attraverso diverse lunghezze d'onda.
Planck highlights the complexity of star formation
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