Solitamente avere ragione rende felici. Talvolta, tuttavia, non vediamo l'ora di accorgerci che avevamo torto.Come Amelie Poulain al cinema, mi volto a guardare le facce di questi ragazzi ragazzi. Sono tutti attentissimi, come stregati dalla rappresentazione (magistrale, ovvio!), gli occhi accesi dal riflesso delle luci di scena. Ridono, sorridono e si aggiornano sottovoce a vicenda quando, complice la recitazione in veneziano, si perdono piccoli spezzoni della trama. Mi trovo persino ad odiare la rigidità della maschera di sala, che li richiama al minimo bisbiglio.
Entro in una macchina del tempo e ripenso a quella prima volta al Piccolo, a vedere l'Arlecchino. Saranno stati dieci anni fa e il teatro era un gioco a fingere di essere grandi, nelle sedie rosse di una platea.
E mi ritrovo, oggi come allora, un po' paperella. Tre giorni fa era il compleanno del mio professore di italiano. Senza di lui, probabilmente, Arlecchino sarebbe rimasto una maschera di carnevale, colorata e biascicante. E' quella sera che ho pensato di scrivere queste righe. Gli impegni di questi giorni hanno voluto che fossero pronte solo ora.
Auguri, che sia un buon anno da questa parte del sipario.