PNL per la vendita e la negoziazione, P.N.L. per il benessere, P.N.L. per la seduzione, P.N.L. per l’insegnamento e la formazione, P.N.L.
La lista dei manuali di Programmazione Neuro Linguistica è lunghissima, ce n’è davvero per tutti gusti.
Se l’esistenza ci appare insoddisfacente, se non riusciamo a raggiungere gli obiettivi che ci siamo posti, se i nostri rapporti col prossimo sono difficoltosi, allora dobbiamo cambiare, invertire la tendenza, “fare qualcosa di diverso”: la P.N.L. si propone come strumento atto a rendere la nostra vita “migliore, più completa e più ricca” e a consentirci l’acquisizione di una maggiore sicurezza e autostima, efficacia e libertà. Insomma, seguire i dettami della P.N.L. potrebbe aiutarci ad avere un’esistenza serena ed appagante.
Di P.N.L. si fa sempre un gran parlare, ma, in realtà, si tratta di uno strumento di cui molti ancora ignorano l’esistenza o del quale non conoscono il significato e/o le applicazioni.
Che cos’è, dunque, la P.N.L.? La sua efficacia è reale e scientificamente dimostrata?
L’Oxford English Dictionary definisce la Programmazione Neuro Linguistica un “modello di comunicazione interpersonale che si occupa principalmente della relazione fra gli schemi di comportamento di successo e le esperienze soggettive -in particolare gli schemi di pensiero- che ne sono alla base”, nonché un “sistema di terapia alternativa basato su questo, che cerca di istruire le persone all’autoconsapevolezza e alla comunicazione efficace, e a cambiare i propri schemi di comportamento mentale ed emozionale”.
La seconda definizione si richiama alle origini della P.N.L., che vede i suoi albori negli anni ’70, in California, dove nasce come forma “alternativa” di terapia psicologica efficace nella cura di un’ampia gamma di disturbi comportamentali (le fobie e i comportamenti ossessivo-compulsivi ne sono degli esempi) su iniziativa di due studiosi, il dott. Richard Bandler e il dott. John Grinder, mossi dal desiderio di aiutare i loro simili a utilizzare correttamente le risorse di cui dispongono per rendere migliore la loro vita.
L’assunto fondamentale da cui muove la P.N.L. è che “la mappa non è il territorio” e cioè che la realtà è differente a seconda di chi la osserva in quanto, ciascuno di noi, trasforma gli stimoli provenienti dall’esterno in rappresentazioni mentali interne, dette “mappe concettuali”, originatesi dalle nostre personali esperienze, in base alle quali diamo una data lettura delle persone e dei fatti e determiniamo i nostri comportamenti.
La realtà esterna viene filtrata attraverso i canali sensoriali predominanti- ne esistono tre, il visivo, l’uditivo ed il cinestesico, che si richiamano, rispettivamente, al senso della vista, a quello dell’udito, e ai rimanenti tre sensi, dei quali due vengono usati in maniera prevalente- rielaborata e, infine, convertita in schemi mentali.
Modificando le proprie mappe concettuali “limitanti”, ovvero gli schemi mentali che danno luogo a condotte errate o inutili al fine del raggiungimento dello scopo finale del benessere individuale psicofisico e della costruzione di una fitta rete sociale, attraverso, ad esempio, la tecnica del “modellamento” (una delle tecniche maggiormente utilizzate in P.N.L. consistente nella ripetizione di comportamenti eccellenti di persone di successo), sarebbe possibile migliorare le proprie comunicazioni con gli altri e dunque la propria vita sociale e rimuovere tutto ciò che ostacola il nostro percorso di crescita individuale.
Se queste tecniche siano o meno effettivamente efficaci, è difficile dirlo: quel che è certo, è che la P.N.L. va “presa con le pinze” in quanto non costituisce una scienza (la comunità scientifica non le ha accordato questo status) e in considerazione del fatto che si presta ad essere utilizzata in maniera distorta, come forma di persuasione o manipolazione.
Molti dei suoi sostenitori affermano che non è importante “che sia vero, ma che sia utile”: non è del tutto errato, nella misura in cui, ovviamente, ciò che è utile a me non danneggia un altro.
Forse, nel caso della P.N.L., ha ragione Woody Allen, che in un suo film di qualche anno fa affermava: “Basta che funzioni!”
Articolo di Dalila Giglio