Poema a Fumetti. Le molteplici chiavi di lettura della graphic Novel di Dino Buzzati
Da Saradurantini
@SaraDurantini
Oltre la Graphic Novel. Riletture.
"Qui non siamo più nella letteratura, ma nella pittura. Questo sconfinamento non è, per Buzzati, una novità". Così scriveva Indro Montanelli nel 1969 sul Corriere della Sera recensendo Poema a Fumetti di Dino Buzzati. E difatti di sconfinamento si tratta e proprio quando il lettore è pervaso dalle parole che liberano le formalità (cui Buzzati è sempre stato contrario e agguerrito contrastatore) dalle catene del perbenismo, la sua attenzione viene catturata dalle immagini, dalle tavole disegnate dallo stesso scrittore bellunese (milanese d'adozione).
Vi sono molti modi di entrare in Poema a Fumetti, quelli che prediligo mettono in evidenza i riferimenti artistici e letterari dell'opera e l'erotismo delle tavole. Si può iniziare delineando la figura di Neghittosa (p. 172), simbolo della donna pigra e sensuale, che la ritroviamo in un opera teatrale interpretata da Paola Borboni. Il canto di Orfi (p. 126) presenta un chiaro riferimento all'Urlo di Edvard Munch mentre il pianoforte (p. 163) è un rimando agli orologi liquidi di Salvador Dalì. A pagina 93 invece c'è una forte allusione a René Magritte. L'esaltazione erotica, talvolta pornografica (voluta ed esibita, ricercata e mai osteggiata), tanto da suscitare le critiche (e i silenzi) di una parte della critica dell'Italia di fine anni Settanta ancora poco incline al nudo esplicito, ricalca i disegni erotici di Hans Bellmer.
L'erotismo, così come Buzzati lo rappresenta in Poema a Fumetti, non deve far pensare ad un atteggiamento disimpegnato quanto ad una ricerca, anche in chiave erotica, di un mondo parallelo all'insegna della fantasia creando una via alternativa all'avanguardia e al realismo. L'erotismo si intreccia all'amore e trova la sua massima espressione nell'attualizzazione del mito di Orfeo e Euridice. Attraverso un linguaggio giovanile, preso in prestito dalla pop art (così come lo stile delle tavole), il mito di Orfeo e Euridice viene addomesticato e reinterpretato secondo i canoni della società dell'epoca, letto come una favola d'amore in cui, accanto all'amore, trova spazio anche la malattia e la morte. In una Milano tutta grattacieli e nostalgia, Orfi e Eura si sconprono amanti nella vita e nella morte.
Altra chiave di lettura che trovo interessante approfondire è Milano, "livida e sprofondata per sua stessa mano" scriveva Ivano Fossati. E qui un aspetto simile Milano lo conserva proprio. Via Saterna (la stessa strada di Laide in Un amore) è rappresentata come una zona buia e misteriosa e, non a caso, è proprio qui, dimora di Orfi, che avviene il passaggio agli inferi. La nostalgia che sprigiona dalle pieghe della città è dovuta ad un continuo e costante rimpianto per tutto ciò che il capoluogo lombardo ha rappresentato nel corso degli anni. Accanto a questo sentimento vi è anche una punta di risentimento per ciò che ha reso la città invisibile e degradata, un degrado che coinvolge anche la società e non solo l'ambiente.
Poema a fumetti non è solo una graphic novel di un grande scrittore e giornalista del panorama letterario italiano, ma è anche una "guida" (usando le parole di Beppe Severgnini durante la presentazione nel settembre del 2009 alla Mondadori Multicenter di Milano) che va letta più volte: "prima per la storia, poi per i disegni e infine per la Milano rappresentata e descritta. Penso che Milano sia più poetica ed emozionante di Firenze, se guardata con gli occhi di Buzzati".
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