Poesia di giugno

Creato il 03 luglio 2012 da Giuseppe7405

Il punto un insieme di linee esauste la sedia in mezzo alla stanza scoppia di caldo l’azione della tua mano è il frutto di un’ombra spenta per troppo sole. Alza le tende, al mattino, sali sul tetto e non scendere più finché l’odoroso giorno di giugno si annerirà colpevole come te. Saprai di non essere quel che appari comprenderai quanto sia utile l’illusione di sapere rammendare i calzini, i pensieri, la tua noiosa identità. Scendendo le scale dopo il pranzo il petto pesa come fosse di ferro e il cuore si smarrisce in extrasistole selvagge che tolgono forza alla falsità del tuo ego. È tra scoscesi valloni e fiumiciattoli gelidi che scoprirai, forse, la vanità di parole e musiche scritte al lume di candele rubate ad altri. È un augurio per essere finalmente quel che vorrai ma tutti sanno che tu non sai nemmeno qual è il tuo vero volto, quello dello specchio mattutino, che si staglia tra nebbie domestiche e dentifrici al sapore di menta artificiale. O quello indossato nelle quotidiane conversazioni con altri visi butterati da malinconie pallide mentre conti le ore che muoiono contro i vetri che hanno figure oscene incastonate nella polvere. In fondo poi galleggi anche tu nel vacuo mare mefitico che ingoia quel che trova davanti a sé. Restituisce poi solo relitti di sentimenti e idee e non serve a nulla nuotare verso una spiaggia che è sempre a un tocco di mano eppure lontanissima prima che l’onda, l’ultima, copra benefica i tuoi giorni, le nostre notti.

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