Mani di forbice
Di VICTORIA SURLIUGA (per gentile concessione)
Victoria Surliuga – Selezione di poesie da Forbici / Scissors
(Como: Lietocollelibri, 2006; Premio Francesco Varcasia, 2008)
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in macchina viene
incontro il buio pesto
impegni si susseguono
in un crescendo d’ansia
sarebbe una bellezza
se il corpo corresse
sotto una macchina
si aprisse
un taglio sul braccio
e poi
buttarsi dalla finestra
prendere un coltello
speranza di strappo
senza dolore
ma soprattutto
dove fanno i lavori
sparire per sempre
finisce la linea tratteggiata
la strada si interrompe
il vuoto
la macchina si libra
poi scompare
voleremo via
e non ci troveranno più
pitch dark comes to me / while i am driving / deadline after deadline / anxiety is growing / wouldn’t it be beautiful / if the body would be / run over by a car / if the arms / were slashed // and then / to throw oneself out the window / taking a knife / hoping for a clear cut / no pain involved // and especially / where men are at work / to disappear forever / the dotted line stops / the road leads nowhere // the void / the car is floating / then it vanishes / we will fly away / they will never find us
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può essere difficile
muoversi senza una geografia
alle quattro di notte
si può seguire il muro
con le mani
oppure stare fermi
assorbire dai piedi
il freddo del marmo
di certo le cellule neuronali
quando sei impastato
sembrano olive avvizzite
se sei sbriciolato
sono mandarini sbucciati
l’importante comunque
è fingere di non essere qui
it may be difficult / to move around without a geography / at four o’clock at night / you can walk alongside the wall / finding your way with your hands / or stand still / and absorb from the feet / the chill of the marble // for sure / when you are so intoxicated with pills / your neurons look like withered olives— / if you are reduced to crumbles / then they are just peeled-off tangerines // actually what matters / is to pretend you are not here
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da un balcone a strapiombo
su un fiume in piena
la bufera sbatteva le persiane
lui stava in piedi
cercava di chiudere le ante
“fa attenzione papà” gli diceva
ma era tardi
nel tempo di togliere una ciglia dall’altra
si era dileguato
in cumuli di
polpa di pompelmo
from a balcony overlooking / a river flooding / the storm shattered the blinds / he was standing there / trying to close the shutters / “be careful, dad” she was saying / but it was late / in the time it took to separate one eyelash from the other / he had vanished / in a pile / of grapefruit pulp
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il divano in gommapiuma
incontrò una lama affilata
dal manico in acero
con lentezza fu inciso
da destra verso l’alto
la pesca dalla pelle tesa
con tre gocce d’acqua
una lama le attraversò
in uno spessore
di due millimetri
la ragazza dal mal di testa
gli oggetti le giravano
intorno a capogiro
non vedeva i contorni
degli spigoli era tumefatta
in una corona di alghe
due serpenti in entrata
e uscita dal suo golf
the foam rubber couch / met a sharpened blade / —handle made of maplewood— / that slowly cut through it / from the right up— // then the tight-skin peach / with three drops of water— / the blade cut through them / two millimeters / deep // the headache girl— / things were swirling / around her / she couldn’t see their shapes // she got bruises from hitting hard-edges— / in a crown of algae / two snakes were going through / her sweater
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america
forse un giorno
sulla soglia di casa
avrei raccolto
un bambino in fasce
stretto in braccio
per attraversare
un campo minato
foglie marroni nella piscina
una superficie su cui glissare
fino al trampolino pronto
all’esplosione di mille ciabatte
di spugna oltre agli alberi
in palio una casa in periferia
con giardino e vicini dai calzoni
bianchi seduti composti a tavola
non basta
tornare a casa
chiudersi a doppio
giro di chiavi
guardare il buio
tutte le sere
america – perhaps one day / on my doorstep / i’ll pick up a baby / wrapped up in swaddling clothes/ and hold it in my arms / across / a minefield // brown leaves in the swimming pool / a surface to glide on / to the spring-board which is waiting / for the explosion of a thousand sponge-made / slippers—past the trees // a suburban house is the prize / with the backyard and the neighbors in white / pants, sitting at their table and polite // it’s not enough / to go back home / give the lock two turns of the key / look at the dusk / every night
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la tecnica consiste nello spingersi
avanti con le gambe dondolanti
una mano rimane attaccata
l’altra va avanti poi si alternano
in sintesi però bisogna fare in fretta
ci inseguono i cani sul pavimento
l’eco della bomba dal lato soffitto
il corridoio verde ha qualche buco laterale
caricato da quadri di donne vestite a lutto
con qualche girasole in mano
se si entra nella scuola così almeno si sente dire in giro
ci dovrebbe essere un tappeto rosso dalle movenze
di una scala mobile si direbbe un’onda gommosa
della casa degli orrori di un luna park
gli ospiti vorrebbero sapere se basta nascondersi
sotto ai liquori del bar per sfuggire ai vampiri
forse bisogna informarli che hanno i denti cariati
ma soprattutto della marca da bollo
se uno vuole uscire da una delle cinque porte
the technique consists in pushing oneself / forward with swaying legs / one hand stays firm / the other goes forward, then they alternate // in short, one has to be quick: / dogs are running after us on the floor / from the ceiling comes the echo of the bomb // the green hallway has holes on its sides, / each one heavy with women in black / and sunflowers in their hands // if you go into the school, at least this is what they say, / you should be able to find a red carpet that moves like / an escalator, almost a rubber wave, / looking like something from the tunnel of horror in an amusement park // the guests would like to know if it’s enough to hide / under the liquors to be safe from the vampires / maybe we should tell them that the vampires’ teeth have cavities / and mention the state tax you have to pay / if you want to leave through one of the five doors
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noi donne costruiremo microscopici
santuari ai gatti grigi dei nostri ex
non avremo vent’anni tutta la vita
e non perderemo sempre un’unghia
ad attraversare la piazza in fila indiana
come oche saltellanti sulla zampa destra
tagliuzzata da un vetro pulito
we, the women, will build microscopic / shrines to the grey cats of our / exes / we will not be twenty forever / or lose one of our nails / while crossing the square, all in a line / like geese, limping on our right leg / —the one cut by a clean glass
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con certe facce da schiaffi
i piccioni del duomo se la tiravano
nell’attraversare la piazza
feroci e impettiti come signore bene
deluse della loro borsa nuova
un falso cartier
riparata in boutique
un divertimento fatto di noia
lo stesso dei colombi
cannibali frustrati
privi di una prima colazione
a base di signore felici
con in mano i coltelli
della loro tagliente educazione
spiffy duomo pigeons / really getting on your nerves / were strutting through the piazza / as stiff and unmerciful / as upper class ladies / disappointed that their new purse / was a faux cartier / but they had it fixed at the boutique anyway // an amusement grown out of boredom, / the same as the pigeons, / frustrated cannibals, / deprived of their breakfast / of happy women, / all with the knives of their snappy upbringing / in their hands
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pizzica la pelle sotto i chiodi
intrecciati la staccano a morsi
a pancia in su nel letto rovente
tra nuvole di pneumatici bruciati
la molla della scatola spinge forte
ma non c’è niente da fare
le lame usciranno a volo furioso
da tutte le parti portandosi via
ogni pezzo di carne non coperto
dai maglioni di lana pungente
a tangle of nails pinches the skin, / making morsels out of it— / she’s belly-up in the burning bed / among clouds of burned-out tires // the spring-box pushes hard from the inside / but there’s nothing to do / the blades will come out in furious flights / everywhere, taking away with them / every shred of skin that is not covered / by prickly woollen sweaters
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alle 16:00 calava un’incudine in testa
un fulmine davanti al monitor del pc
la metafisica era un errore di programmazione
grattava l’occhio riflettendo
la porta bianca apriva con un pugno
su una zattera a inquinato mare aperto
nei film dei vampiri era il segno del morso
al lavoro a giorni alterni guidava
addosso tutte le macchine le venivano
le chiavi cadevano al fondo del corridoio
dove servivano un caffè annaquato
sentiva i rumori a un chilometro sobbalzando
doveva concentrarsi seria fissa forte
altrimenti si dimenticava uno dov’era
due cosa stava facendo tre chi era
naso trachea orecchie gonfie miss italia
soffriva l’ansia di lady usa le sembrava
ginseng taurina vitamina B dimenticava
every 4:00 p.m. an anvil would fall upon the head / a lightning on the pc screen / metaphysics was a program error // she was scratching her eye, wondering, / she opened the white door with her fist / finding herself on a raft amidst the wide, polluted sea / —in vampire movies that’s the mark of the bite— // she drove to her work every other day / all the cars came crashing against her / keys fell at the deep end of the hallway / where watered-down coffee was being served // half a mile away she could hear sounds causing her to throb / she must concentrate seriously, be on target, strong / otherwise she might have forgotten 1) where she was / 2) what she was doing 3) who she was // nose trachea swollen ears miss italia / she was feeling lady usa’s anxiety—it looked to her like / ginseng taurine vitamine b—she did forget
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in filo diretto dalla cantina alla soffitta
girando per tutto l’appartamento
si snodavano mille fili spessi
gelatina grigiastra striata di terra
“sarò felice come prima
di aver incontrato un uomo”
cantava affondando una mano
nel pongo dei bambini persi nel buio
sudata tremante
l’avanbraccio incontrollabile
aveva tanto male al cuore
ma lo sapevate il suo segreto?
dietro alla porta in uscita la melma
labirintosa le calava addosso
un colpo fortissimo
uno schiocco di dita
un fischio mal riuscito
rumori tormentosi matasse
gelatinose invischiavano tutto
directly from the cellar to the attic / everywhere through the house / a thousand thick threads were loose / like soil-striped grey gelatine // “i’ll be happy again as i was / before i ever met a man” / she was singing, sinking her hand / in the play-do of children who were lost in the dark // she was perspiring, trembling / the forearm out of control / she was really heartbroken / but did you know her secret? // behind the exit door the labyrinthine / slime was descending upon her— / a loud bang / a snap of the fingers / a failed whistle / nagging noises, and the skeins of / gelatine made everything so sticky
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Victoria Surliuga is an Associate Professor of Italian at Texas Tech University. Born in London, she was raised in Turin, Italy. She is a scholar of modern and contemporary Italian poetry and Italian cinema, a poet, and a translator. She has written on the relationship between poetry and painting in Giambattista Marino, on Federico Fellini, and on the poetry of Franco Loi, Giancarlo Majorino, Giampiero Neri, and Andrea Zanzotto. She is completing a volume on Italian actresses. Her website is http://www.victoriasurliuga.com.
Victoria Surliuga è Associate Professor di Italianistica a Texas Tech University. Nata a Londra, è cresciuta a Torino. Si occupa di poesia italiana moderna e contemporanea e di cinema italiano ed è poeta e traduttrice. Si è occupata del rapporto tra pittura e poesia in Giambattista Marino, di Federico Fellini, della poesia di Franco Loi, Giancarlo Majorino, Giampiero Neri e Andrea Zanzotto. Sta completando un libro riguardante alcune attrici italiane. Il suo sito internet è http://www.victoriasurliuga.com.
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Interviste: