Filippo Schifano 27 giugno 2013
Crepuscoli e sempiterne alcove
inneggiano a te, voce di segatura,
e l’istmo dei miei viaggi
senza scopo
nelle pieghe persiane della memoria
non fa attecchire la recondita magniloquenza
che mostrasti nel benedire la partenza.
Pindarici voli su sostrati troppo umani
non è il traguardo a deridere il vincitore
ma la trepida paura di non poter
ripetere la gloriosa impresa,
e non dici la frase che
è scritta sulla lapide:
“anche le falene si consumano per gioco
ma che lucente morte, morir nel fuoco”.