Poesie per un no

Da Fabry2010

Roberto Rossi Testa, Poesie per un no, Nino Aragno Editore

Molte cose, magari anche contraddittorie, rappresenta e contiene l’ultimo libro di versi di Roberto Rossi Testa, Poesie per un no, appena uscito presso Nino Aragno Editore.
Innanzitutto vi si trovano raggi di luce che fendono la tenebra di questi nostri giorni disperati; e nondimeno esso è un’agenda con l’indirizzo della morte, che molti hanno smarrito, forse per averlo riportato su un foglietto volante: magari quello dei quotidiani o dei talk show, che durano il tempo dello spettacolo e lasciano dietro di sé, come unico frutto, una scia di veleni; mentre, assecondando l’umano, l’esortazione di Rossi Testa è la seguente: “riaccendi i lumi stanchi/ di chi ti trovi accanto”, insegnando a “non contare le ore”, ma semplicemente a viverle.
Ecco, qui si possono trovare le “primizie d’altri regni”, che parevano perdute nel marciume quotidiano, nell’immondizia dilagante, di cui quella materiale è solo un simbolo sfocato.
La speranza e la paura che il cielo urli “chi in verità oggi siamo” attraversa l’epoca del politicamente corretto, della menzogna che scalza ogni giorno di più la verità dell’uomo e della storia.
Sussultiamo avvertendo la presenza di “angeli che a volte vengono/ camminando tra noi/ in abiti cinerei/ per non farci paura”, testimoni di una gratuità smarrita fra i registratori di cassa sempre pronti all’imbroglio metafisico. Solo certi messaggeri possono aiutarci a non farci sorprendere dal giorno ultimo, anzi, ad affrontarlo a viso aperto, ripetendo con serenità: “Sono qua, sono pronto”.
La vocazione del poeta è quella di essere “saetta puntata/ verso il profondo cielo”, nutrendosi di un cibo iniziatico che “al primo assaggio pare/ carbone, sangue bruno”. Il mistico e il poeta hanno in dono il privilegio di essere silenzio “prima e dopo” e in fondo la stessa “arte qui appresa” non è altro che silenzio doloroso, coscienza che facendo naufragio si perviene alla pace. Ecco, allora, il no che fa male, ma rende “più forte e pietoso”. Il genio dell’arte o della mistica consentono il discernimento sulla vera natura delle cose, fanno distinguere, secondo l’immagine di cui si serve Rossi Testa nella nota finale, tra un buco della serratura e una porta regale.

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