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Poeti di Calabria: Antonio Barbuto, “L’alibi del Clown” (poesie 1962 – 2001)

Creato il 08 settembre 2013 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali

Sanzio_00Compleanno 1999

Resta un filo d’ombra indecifrabile nella mente

Come l’orgoglio che s’attarda sulle rovine

Abbandonato l’ingannevole incanto delle parole

La mia trincea di resistenza

E non sospetti la leggerezza della memoria

Senza difese alla deriva degli anni.

Ora faccio le cose di tutti i giorni

E inciampo nelle parole dei libri

Che inserrano il tempo della rassegnazione

A celebrare la cerimonia del disarmo

E so che tutto non è mai accaduto

Perciò provo a tentare la vita con lentezza

E questa premura di scrivertelo.

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Vorrei chiederti

Vorrei chiederti di darmi un giorno

Senza mattina né mezzogiorno

Né il farsi tardi

Ma un giorno solamente fatto di giorno

Di pioggia di nebbia e di moltissime ore

Di certe parole

Un giorno alto e bello e solitario

Un giorno con moltissime notti

Vivere con quel giorno per un giorno

Per inventare un mondo dove

Tu puoi scegliere e io tacere

Tu camminare e io rimanere

Un giorno copioso di minuzie

Come una poesia d’addio

O una promessa d’amore.

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Se dalla sponda increspata

Se dalla sponda increspata

Della tua lontananza

Inventi la mia allegria

A festeggiarti

Sull’orlo che appena trabocca.

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Annotazioni

Sola è l’angoscia di chi ripete le proprie sconfitte

Come aggrapparsi alle siepi per non restare indietro

D’uno strepitoso solstizio d’estate

Dissipato nel tramonto

Legati e insieme inesistenti per giorni

Sperimentati nel loro finire

Come a un passaggio di cometa.

S’accampa nel lago del cuore dopo lungo tracorrere sotterra

Un filo d’amore contro il vuoto pieno degli oggetti

Un’immagine fissa che morde nella mente

Ora che un c’entro non c’è più erba d’una volta

Solo agli inganni alla prosa quotidiana

Nell’assidua finzione di vivere.

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A Finibus Terrae

Dell’ultimo agosto di lunga pazienza

Questa è la pioggia

Sospesa felicità del luogo antico

Per centinaia di leghe di distanza

Da canale kilometrotre.

Lo spartito del tuo volto

Se giunge d’improvviso

Come la sera cade tra gli ulivi

Sul filo d’una rotta in linea d’aria

Ma non sai quante lune ci vorranno

Per qualche ora d’immisurata grazia

Urbino di dolcezza mio alto amore.

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Brani tratti da L’alibi del clown (poesie 1962 – 2001) di Antonio Barbuto, edito da Calabriae Academia Historica Atque Litteraria, Associazione culturale “La Radice”, Badolato Marina (CZ).

Sull’autore:

Antonio Barbuto (Soverato 1936): laurea in Lettere presso l’Università di Urbino dove dal 1971 – dopo aver insegnato nelle Scuole Superiori del suo paese – diventa assistente ordinario di Letteratura italiana e (dal 1975) professore di Sociologia della Letteratura, per passare poi alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Roma “La Sapienza” come docente di “Storia della critica letteraria”.

Si è occupato, con volumi e saggi, di autori e argomenti di letteratura italiana moderna e contemporanea e a margine dell’attività critica ha scritto numerose raccolte di poesie.

Nota redazionale: grazie al professore per il dono della sua ultima silloge, dalla Calabria fino in Irlanda.

Featured image, Raffaello Sanzio, l’Urbinate.

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