Adonis, brani da
Diario di Beirut sotto assedio, 1982
La mia epoca mi dice francamente:
Tu non hai appartenenza.
Io rispondo francamente:
Non ho appartenenza.
Cerco di capirti.
Ora sono un'ombra
Perduta nella foresta
Di un teschio
Sto sui miei piedi, il muro è una barriera -
La distanza si riduce, una finestra si allontana.
La luce del giorno è un filo che faccio
A pezzetti coi polmoni per suturare la sera.
Tutto ciò che ho detto della mia vita e della mia morte
Si ripete nel silenzio
Della pietra che ho sotto la testa...
Sono pieno di contraddizioni? È vero.
Ora sono una pianta. Ieri, quand'ero tra l'acqua
E il fuoco
Ero un raccolto.
Ora sono una rosa e carbone attivo,
Ora sono il sole e l'ombra
Non sono un dio.
Sono pieno di contraddizioni? È vero...
La luna porta sempre
Un elmo di pietra
Per combattere le proprie ombre.
La mia porta di casa è chiusa.
Il buio è una coperta:
Una pallida luna arriva
Con una manciata di luce
Le parole mi cadono
Portando la mia gratitudine
Uccidere ha cambiato aspetto alla città – Questa roccia
È pietra,
Questo fumo, gente che respira.
Non ci incontriamo più,
Il rifiuto e l'esilio ci tengono separati.
Le promesse sono morte, lo spazio è morto,
Solo la morte è diventata il nostro punto d'incontro.
Chiude la porta
Non per rinchiudere la gioia
...ma per liberare la sua pena.
Un lancio di notizie
Su una donna innamorata
Che viene uccisa,
Su un ragazzo rapito,
Su un poliziotto che diventa un muro.
Qualunque cosa avvenga, diventerà vecchia.
E, allora, prenditi qualsiasi altra cosa diversa da questa follia
E sii pronto a restare straniero...
Hanno trovato persone in dei sacchi:
Una decapitata,
Una senza la lingua e le mani
Una ridotta in poltiglia
E tutte le altre senza nome.
Siete impazziti? Vi prego,
Non scrivete di queste cose.
Vedrete
Dite il suo nome
Dite che ho dipinto la sua faccia
Porgetegli la mano
O camminate come chiunque
O sorridete
O dire che una volta ero felice
Vedrete
Non esiste patria...
Può darsi che verrà un tempo in cui
Accetteranno che viviate sordomuti, e forse
Vi faranno mormorare: morte,
Vita, resurrezione
E pace siano con voi.
Porta l'uniforme da Jihad, cammina impettito
Con addosso un mantello di idee.
Un mercante: non vende abiti, vende persone.
Lo hanno portato in un fosso e bruciato.
Non era un assassino, era un ragazzo.
Non era...
Era una voce
Che vibrava e scandiva i passi dello spazio.
E ora parla dolcemente nell'aria.
Tenebre.
Gli alberi della terra ora sono lacrime sulle guance del cielo.
Qui c'è un'eclisse.
La morte ha divelto il ramo della città e gli amici sono andati via.
Il fiore che ha indotto in tentazione il vento
A portare il suo profumo
È morto ieri.
Il sole non sorge più,
Si copre i piedi di paglia
E scivola via...
(Traduzione dall’arabo all’inglese di Samuel Hazo, versione italiana di Riccardo Venturi)
Nato 'Ali Ahmad Sa'id Esber nel 1939 ad Al Qassabin, presso la città di Latakia, in Siria, ma presto si trasferì in Libano, adottandone la cittadinanza e lanciandosi in attività di scrittura, redazione traduzione e critica letteraria. Sin dall’inizio della sua carriera utilizzò lo pseudonimo Adonis che definiva l’idea di un rinnovamento spirituale. E’ considerato uno dei massimi poeti viventi, su scala mondiale. Nelle sue opere attua una fusione tra la sua profonda conoscenza della poesia classica araba e un rinnovamento in chiave modernista.