Poiane e tigri sulla Rocca di San Miniato

Da Irenecampinoti

A guardarla da lontano, intorno al profilo controluce della Rocca, si muovevano insolite figure nere. Raccolsi il cannocchiale dal divano. L’aula dell’università era stracolma per il primo giorno del nuovo anno accademico di Medicina e quel tipo di fronte al quale ero sempre stata indifferente, mi provocava inaspettate capriole di stomaco. Qualcuno le chiama “svolazzare di farfalle”, come la percezione dei primi movimenti di un bambino nella pancia.
Appoggiai il cannocchiale sul viso e cercai il prato della Rocca. Alcune poiane giganti svolazzavano ai margini, mentre altre erano appollaiate come piccioni, sul muretto perimetrale. Pensai a quanto tempo fosse passato dall’ultima volta che ero salita lassù, ma non trovai risposta. Guardai oltre, dietro il gruppo più avanzato di poiane, dall’altra parte, accanto alla cisterna. Sul muro altri volatili e stesa sul prato a godersi il sole, una tigre. Seduto sul muretto in fondo un leone dal manto leggermente sbiancato, anche lui a riposo.
Dicevano che non ce li trovavi sempre, che se partivi per salire in Rocca, loro lo sapevano e se ne andavano, ma non riuscivo proprio a fidarmi di questa diceria popolare. Appoggiai il cannocchiale sul divano. Il ragazzo di prima era seduto vicino a me. Il professore aveva già iniziato a parlare nel microfono, ma io non sentii neanche una parola.


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