Polarità contrapposte - Recensione - PC

Creato il 10 marzo 2014 da Intrattenimento

Quello che da molti viene considerato il migliore sparatutto classico mai realizzato arriva su PC

Ikaruga è un nome che tutti gli appassionati di videogiochi dovrebbero conoscere, anche se non amano il genere specifico a cui appartiene. Sinceramente, nell'anno di grazia 2014 c'è ancora bisogno di descrivere con certosino onanismo le meccaniche di gioco che lo caratterizzano? Ikaruga nasce da un problema specifico degli sparatutto classici, riguardante lo svecchiamento del gameplay, che Treasure aveva già affrontato in alcuni dei suoi titoli precedenti. Se in Radiant Silvergun aveva puntato a moltiplicare l'arsenale a disposizione del giocatore, togliendo di torno il cruccio della raccolta dei potenziamenti per concentrare il gameplay sulla scelta della strategia di attacco, in Ikaruga porta il genere a un punto di rottura determinante, che non ammette un ritorno, incentrando tutto sulla percezione dell'azione e sulla velocità di reazione. L'idea di introdurre in uno sparatutto classico il concetto di polarità, già sperimentato dallo sviluppatore giapponese con l'action Silhouette Mirage per PSOne, è stata salutata come una specie di rinascimento per il genere. In realtà non ha fatto altro che distaccarlo ancora di più dalla massa dei giocatori, proiettando gli sparatutto, nel bene e nel male, in un recinto intellettuale da cui ancora oggi sono circondati. Insomma, uno dei generi più commerciali degli anni ottanta e dei primi anni novanta diventava improvvisamente oggetto di raffinate dissertazioni tra intenditori, che schifavano (e schifano) la mondanità dei generi più in voga. Polemiche a parte, il titolo si basa su una meccanica tanto semplice da spiegare quanto difficile da padroneggiare: il velivolo guidato dal giocatore, l'Ikaruga, dispone di due polarità, così come i colpi dei nemici. I colpi della stessa polarità di quella attualmente selezionata vengono assorbiti, andando ad accumulare un attacco speciale, mentre i colpi di polarità differente distruggono l'astronave. Ovviamente è possibile cambiare polarità all'Ikaruga in qualsiasi momento, per reagire ai diversi ventagli di proiettili che ci si trova a fronteggiare. Quello che fondamentalmente è un bullet hell, grazie a questa meccanica diventa qualcosa di diverso, apparentemente più semplice (mancano completamente potenziamenti o altri stilemi simili che hanno caratterizzato gli sparatutto classici dalla loro nascita), ma che pone di fronte al giocatore un flusso ludico più complesso, in termini di lavoro richiesto alla sua concentrazione e alla sua memoria, per superare i livelli, soprattutto quelli avanzati.
Ikaruga - Trailer di gameplay della versione PC

Sottrarre per aggiungere

Rigiocando con Ikaruga dopo tanti anni su PC appare chiaro che Treasure procedette per sottrazione, togliendo di torno ogni possibile complicazione per concentrarsi su una singola meccanica, esplorata fino alle sue estreme conseguenze lungo tutto il gioco. Da questa volontà di sperimentare deriva la difficoltà estrema che lo caratterizza, unico mezzo per rendere evidenti alcune scelte di design e per dare senso alla progressione necessaria per rendere efficace il gameplay. La conclusione più elementare che possiamo trarne è che Ikaruga non è un gioco per tutti, ma volendo andare un poco più a fondo bisogna ammettere che, più semplicemente, è un'opera che mira a scegliersi il suo pubblico. Treasure era conscia della perdita di appeal degli sparatutto classici, immersi già allora (parliamo del 2001) in una crisi irreversibile, e quindi non ritenne necessario fare sconti ai potenziali acquirenti: quanti ne avrebbe attratti in più facilitando e svilendo il gameplay per renderlo completabile da tutti? In casi del genere i compromessi finiscono per essere spesso deleteri, perché vanno a scontentare i pochi interessati all'acquisto. Fortunatamente nel 2014 ci troviamo ancora tra le mani un titolo difficilissimo, nonostante la presenza di un livello "facile". La versione PC è di fatto la versione Xbox Live, che il buon Andrea Palmisano recensì per multiplayer.it nel 2008, con l'inclusione di alcune caratteristiche peculiari di Steam come le carte collezionabili. Quindi ritroviamo le varie modalità hardcore, come quella che introduce un numero limitato di proiettili (costringendo a centellinare il fuoco invece di affidarsi a raffiche continue), la possibilità di caricare online i replay, classifiche varie e tutti i vari accessori che il pubblico moderno ama trovarsi in mezzo ai piedi. Dal punto di vista tecnico il gioco è fedele all'originale, ossia alla versione Xbox, migliorata rispetto a quella coin op. Poco male, visto che lo stile grafico rende bene ancora oggi, nonostante non faccia più la stessa impressione di allora. Anche la colonna sonora è quella maestosa di sempre, capace di introdurre nell'azione un senso di sacro che riesce a mettere addosso i brividi, nonostante il passare degli anni.

Requisiti di Sistema PC

  • Configurazione di Prova
  • OS: Windows 8.1 Pro 64-bit
  • CPU: Intel Core i7-4770 a 3.40GHz
  • RAM: 16 GB
  • Scheda video: nVidia GeForce GTX 660
  • Requisiti Minimi
  • Sistema operativo: Windows 8 / 7 / Vista / XP
  • Processore: Intel Core2 Duo (Athron64 X2)
  • RAM: 1 GB
  • Scheda video: con supporto per DirectX 9.0c (256 MB VRAM)
  • Spazio su disco: 512 MB
  • DirectX: 9.0c

Pro

  • Il gameplay è ancora fresco e originale
  • Merita la sua fama di gioco molto difficile
  • Ottimo port

Contro

  • Compratevi un joypad
  • Se gli sparatutto classici vi fanno venire l'orticaria, Ikaruga non vi farà cambiare idea

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