E’ possibile pensare che esistano infiniti tipi di amore, di viversi le relazioni affettive e la sessualità, tanti quante sono le persone con le quali entriamo in contatto nella nostra vita? Fino a che punto siamo liberi di scegliere che relazione vogliamo e con chi? Siamo veramente noi a scegliere il partner con cui stiamo? E perché proprio quello e non un altro? Che cosa significa e cosa implica promettersi amore?
Io personalmente penso che sia tutta una questione di ingegneria: abbiamo a disposizione un’ampia gamma di emozioni e sentimenti che possiamo provare come esseri umani e che si scatenano dal contatto con gli altri nostri simili, si tratta di scegliere che forma vogliamo dare a quello che proviamo. Ma siamo veramente in grado di scegliere? In genere risulta molto facile andare a pescare da immaginari socialmente costruiti il kit di istruzioni per montare la nostra dotazione di affettività, che però, salvo rare variazioni sul tema, assume, guarda caso, sempre la stessa forma. Ma può una forma calzare per tutte le situazioni? Rispetto al modo di viversi la coppia standard, ad esempio, capita spesso di osservare parecchi tradimenti, mancanza totale di fluidità nella comunicazione di quello che si prova e di quello che si pensa. C’è una necessità generale di volere/dovere fare parte di una coppia, pena la solitudine, questa sconosciuta, anche laddove l’urgenza di questo senso di appartenenza resta l’unico vantaggio effettivo/affettivo. Spesso ci cacciamo in situazioni prive di via d’uscita per il bisogno irrefrenabile di sentirci amati, accettati e protetti da qualcuno. Siamo veramente noi a scegliere le forme dello stare insieme, il modo in cui vogliamo viverci la sessualità, i desideri che più ci appagano, la persona con cui vogliamo stare? Quanto, piuttosto, a volte li scimmiottiamo perché non conosciamo altre combinazioni in cui giocarceli?
Per venire a capo della questione è necessario un’enorme sforzo di sincerità con se stessi, una riflessione intima sul chi siamo veramente e su cosa vogliamo. L’articolo la cui traduzione si propone più sotto, nell’illustrare cosa sia il poliamore, penso sia un ottimo contributo nella costruzione di nuovi immaginari, cui attingere qualora volessimo pensare a che forma dare alle nostre relazioni (e non solo quelle amorose).
Questo modo nuovo di viversi le relazioni e il modo in cui esse si possono evolvere nel tempo, apre senz’altro una serie di scenari latenti nel nostro relazionarci con gli altri, e smaschera allo stesso tempo tante relazioni considerate “normali” ma che, nonostante questo, statisticamente e sistematicamente non funzionano. In questi casi si tende sempre a concentrarsi sul fatto che siano le persone a non essere in grado di portare avanti certe relazioni, mentre a volte potrebbe essere utile interrogarsi anche sulla “forma” di quel rapporto, che forse per alcuni può funzionare, mentre per molti altri no.
Alcune argomentazioni presenti nell’articolo, per noi profani del tema, possono sembrare forzate, e alcune barriere emotive sono certamente molto difficili da smantellare: ad esempio l’idea di esclusività e possesso del partner, che è molto complessa da abbandonare perché richiede un duro lavoro sulla propria autostima e sulla fiducia con l’altro/gli altri, e non è detto che debba essere una soluzione per tutti.
Tuttavia molte altre riflessioni riescono a far emergere una serie di dubbi sui modi “standard” che riproduciamo dello stare insieme, sui quali forse non ci si interroga mai abbastanza.
In primis sui tipi di relazioni che possono capitarci e alle quali non riusciamo a dare un nome perché non rientranti nella definizione di “amore” onnicomprensivo ed olistico come viene generalmente inteso: alcune più sbilanciate sul sesso, con poco altro da condividere se non un grande affetto e rispetto reciproco; altre molto più complesse, fatte d’intesa mentale e di grandi progettualità, ma dove la parte fisica è una componente molto marginale; certe amicizie che contemplano un’intimità come ben poche altre relazioni amorose. Come gestirle? Come definirle?
Oppure pensiamo all’aspettativa monogama di essere appagati da una sola persona rispetto a tutti gli ambiti che riguardano la vita di coppia, e, a nostra volta, essere all’altezza di questo compito. Non è una pretesa che va oltre la nostra finitezza di esseri umani?
Allo stesso tempo però, non siamo già tutti intrinsecamente poliamorosi nel desiderare altri, nel tradire, nel flirtare, nell’intrattenere continuamente differenti tipi di relazioni quanto sono differenti le persone che incontriamo, nel censurare i nostri slanci più o meno spontanei verso le persone che ci incuriosiscono e attirano?
Quello che ci racconta questo articolo, e che può veramente aprire nuove prospettive, è che tutte le persone che incontriamo sono ugualmente speciali, e capita quasi ogni giorno che ci innamoriamo o sentiamo attratti da nostri altri simili, la cui conoscenza vorremmo approfondire. Questo perché, anche se non lo riconosciamo, siamo in grado di dispensare amore in modi differenti e in quantità non finite a più persone contemporaneamente, senza che questo si esaurisca.
La differenza che fa il discorso poliamoroso, è l’onestà di dirsi cosa si vuole, la completa sincerità sui propri desideri, manifestata e comunicata al partner in modo cristallino.
L’ architettura dei sentimenti è qualcosa di così complesso e indescrivibile e innominabile, nella misura in cui non esistono neanche le parole sul vocabolario per definire certi tipi di folgorazioni e alchimie che si creano, che l’articolo più sotto penso possa essere un’ottima provocazione per aiutarci ad uscire da certe gabbie mentali, nella ridefinizione ed esplorazione di un orizzonte così vasto e che ci riguarda così nell’intimo, come quello dell’amore e degli affetti.
Poi come per tutte le cose nuove, si procede per tentativi ed esperienze.
Per chi lo volesse leggere in lingua originale, l’articolo si trova qui.
Buona esplorazione e buona lettura!
LA GIOIA DEL POLIAMORE
Nel mio primo anno di università, mi presi una cotta fortissima per un uomo. Apparentemente non ricambiata.
Sette anni dopo, lui era sposato con figli ed io amica sua e della moglie. Una sera siamo usciti a cena noi due soli e abbiamo finito per baciarci. Non eravamo pronti al flusso di passione che aveva scatenato quel bacio.
La saggezza monogama mi aveva insegnato che, onde evitare che il suo matrimonio finisse, avremmo dovuto smettere di vederci, e in effetti è quello che facemmo. Nel corso dei successivi 5 anni, feci tutto quello che era in mio potere per cambiare i sentimenti che provavo per lui, compreso il fatto di sposare qualcun’altro. Ero determinata a controllare le mie emozioni.
Se la forza della volontà da sola avesse potuto farcela, ci sarei riuscita. Ma semplicemente non potevo reprimere quei sentimenti. Sebbene non avessimo mai fatto sesso, avevamo una relazione emotiva – la connessione tra noi era ben più profonda e autentica che quella dei rispettivi matrimoni.
Ho sempre ritenuto importante la mia integrità, e per questo è stato scioccante realizzare che, almeno a livello mentale, non ero in grado di mantenere la mia promessa di matrimonio.
Cinque anni più tardi, dopo che i rispettivi matrimoni erano finiti e quando finalmente ci siamo messi insieme, il mio atteggiamento nei confronti delle relazioni era cambiato. Non volevo fare nessuna promessa che non sarei stata in grado di mantenere. Volevo concedermi libertà sessuale ed emotiva. Volevo essere aperta al cambiamento nel tempo. E allo stesso tempo non volevo limitare il piacere per me e il mio partner, dovunque questo piacere fosse da andare a scovare. E così diventammo poliamorosi.
All’inizio, non avevamo idea di cosa stessimo facendo – a parte la certezza che non volevo essere monogama. Non ero nemmeno interessata alle forme di non-monogamia che già conoscevo. Non volevo fare scambismo: non mi interessava il sesso fine a se stesso. Né avevo interesse in relazioni clandestine: volevo essere sincera e aperta sulle mie relazioni intime. Men che meno nella poligamia: mi risuonava come qualcosa di religioso, che prendeva la forma di un uomo sposato con parecchie mogli, alle quali però non era ammesso avere esse stesse più di un coniuge.
Così, ci siamo costruiti la nostra relazione passo per passo. All’inizio fu un duro lavoro. Insieme alla magnifica libertà dalla monogamia tradizionale, c’era lo sforzo immane di far emergere la forma che avremmo voluto prendesse la nostra relazione. Le nostre nozioni di “come funziona una relazione” erano inapplicabili alle relazioni multiple. Ci siamo confrontati con domande del tipo “che cosa hai bisogno di sapere prima che io inizi a frequentare qualcun’altro?” e “cosa succede se una nuova relazione diventa più importante delle altre?”.
Dov’erano le altre persone come noi? Continuavamo ad innamorarci di persone che erano principalmente monogame, o che ci frequentavano tra una relazione “seria” e l’altra, e poi ci lasciavano. Un sacco di persone hanno provato la non-monogamia con noi, per scoprire che non faceva per loro. Tutte queste situazioni ci hanno in qualche modo generato dolore.
Quando finalmente abbiamo sentito il termine “poliamore”, sapevamo di aver trovato quello che faceva per noi. In pratica, il poliamore è l’affermazione che il cuore è capace di amare più di una persona profondamente e intimamente allo stesso modo. Nel poliamore, ognuno è libero di scegliere molteplici amanti, partner e intimi, se lo si desidera. Le polirelazioni sono spesso sessuali, ma possono non esserlo, e possono trasformarsi da romantiche a sessuali e viceversa.
Per me, una delle ragioni più valide per essere poliamorosi è la libertà; in particolare, la libertà di chiedere a me stessa in modo profondo e sincero, “che cosa voglio?”. Per esempio, ho scoperto che amo baciare. Amo quella sensazione e quell’intimità. Amo la libertà di baciare montagne di labbra succulente, dove è messo bene in chiaro che un bacio è solo un bacio. Inoltre, ho scelto di vivere sola pur avendo diverse relazioni molto profonde e impegnate, perché ho bisogno dei miei spazi. Questi sono due bisogni che non sarebbero stati considerati normali o accettabili tra le mie precedenti cerchie di monogami.
Dal momento in cui mi sono liberata dalle aspettative tradizionali, ho realizzato che ci sono diversi tipi di connessioni che possiamo sperimentare. L’amicizia è una delle più comuni: può essere basata su un’attività o sullo sport; o può essere una conoscenza, ma pur sempre importante; può coinvolgere intimità emotiva, in cui condividiamo sentimenti ed esperienze personali in modo profondo e sincero. Poi c’è il romanticismo: il flirtare, le cene a lume di candela, l’innamoramento. Questo può includere o meno l’intimità sessuale – puoi avere romanticismo senza sesso, e sesso senza romanticismo. Poi ci sono le pratiche BDSM, che sono un’altra cosa ancora.
Ci sono infinite forme di connessione. Due forme comuni che personalmente non voglio, sono la coabitazione e la co-genitorialità (non ho mai desiderato bambini, per quanto sia una zia entusiasta). E non ho nemmeno profondi rapporti finanziari con i miei amati.
Queste connessioni possono essere vissute con differenti livelli di coinvolgimento. Nell’ideale monogamo, l’aspettativa è che pressoché tutti i tuoi bisogni siano soddisfatti da una relazione sola, e per il resto della vita. Trovo che questo sia un’aspettativa troppo alta e impossibile. Se sei poliamoroso, non è necessario che tutti i tuoi bisogni siano soddisfatti da una persona sola. E nemmeno a te viene richiesto di soddisfare tutti i bisogni dei tuoi partner. Qualche anno fa ho sviluppato la sindrome da affaticamento cronico, in cui la mia libido se ne andò dalla finestra. Fu un sollievo per me sapere che i miei partner avevano altri partner sessuali allo stesso tempo.
Con il poliamore, puoi negoziare le forme e i livelli di connessione che vuoi esplorare in ogni relazione. Per esempio, conosco persone che hanno bambini, coabitano felicemente, sono finanziariamente uniti e hanno un buon rapporto di amicizia, ma che cercano al di fuori della propria relazione l’appagamento dei propri bisogni sessuali, emotivi e romantici.
Conosco una famiglia felice che comprende una coppia sposata, il partner del marito, del suo stesso sesso e il marito de facto della moglie, che con lei si comporta da monogamo. Tutti a parte uno hanno altri amanti e partner al di fuori di quella famiglia.
Al momento vivo sola. Ho un compagno di vita che vive con un altro partner in un’altra città, ma che sta con me circa un terzo del tempo, una persona intima dello stesso sesso che vive nei paraggi, un “fidanzato platonico” (sua definizione) con il quale posso uscire e condividere supporto pratico ed emotivo, due persone abbastanza intime e alcuni amici con benefici connessi occasionali. Flirto con un gran numero di persone. Ed ho un mucchio di persone intime da tempo, adorabili e che abitano a distanza di una biciclettata.
Molte delle mie relazioni non sono etichettabili con una definizione. Per esempio, ho alcuni amanti che adoro, con i quali salto nel letto, nuda, e con cui non parlo assolutamente di nulla. La maggior parte delle persone possono pensare che alcune siano amicizie – non c’è sesso, quindi non è un amante; non facciamo progetti di vita insieme, quindi non è un partner. Ma non c’è una parola che descrive in modo dettagliato la nostra connessione.
Ovviamente, le possibili evoluzioni sono complesse. I media descrivono il poliamore principalmente come una coppia eterosessuale con relazioni secondarie al di fuori di quella primaria. Forse questo si avvicina di più all’ideale monogamo, ed è quindi più facile per le persone da comprendere. Nella mia esperienza, è anche la forma più comune adottata dalle coppie quando per la prima volta escono dalla monogamia.
In realtà, all’interno dei vincoli del consenso, della sincerità e dell’intimità, il poliamore sembra avere una forma estremamente elastica e adattabile. Nel corso degli anni, ho visto persone in gruppi di polifedeli, che sembra un’estensione della monogamia: tre o più persone si impegnano ad un coinvolgimento sessuale, romantico o intimo, esclusivo tra loro. Ho cari amici che amano fare molto sesso con un sacco di persone diverse e reclamano con orgoglio il termine “zoccola”. Sono sempre chiari rispetto a ciò che stanno offrendo, sono sinceri rispetto agli altri legami, ed esprimono un livello di intimità e cura emotiva, anche negli incontri di una notte sola. Capita che alcune persone si ricordino l’incontro di una notte che li ha toccati profondamente per il resto della loro vita.
E’ anche degno di nota che ci si possa identificare come asessuali e allo stesso tempo avere relazioni poliamorose che siano romantiche o intime. Il poliamore può prendere la forma di qualsiasi cosa possa funzionare per un individuo e i suoi amori.
Inoltre non si deve chiudere con una relazione esistente per cominciarne una nuova. Gran parte dei dolori senza risoluzione provati nella monogamia sono generati da questo approccio “fuori dal vecchio, dentro al nuovo”. Con il poliamore, puoi permettere alle relazioni di cambiare e modellarsi nel tempo. Sono in rapporti amichevoli con qualcuno che è stato il mio partner per otto anni. Ho avuto relazioni sessualmente eccitanti con iniziali connessioni romantiche, che ora non hanno più niente di sessuale, ma sono invece profonde amicizie amorose.
Molte persone che hanno sperimentato l’infedeltà, dicono che il danno peggiore è recato dal fatto di mentire, non dal sesso. La possibilità di essere sincera con i miei partner sugli altri miei amanti mi fa sentire in una relazione più sana. Spesso sono sorpresa da come molte persone si sentono più moralmente a proprio agio nell’infedeltà piuttosto che con il poliamore.
Accanto ai suoi benefici, ci sono anche svariate sfide connesse al poliamore. Serve prima di tutto un sacco di tempo ed energia per mantenere svariate relazioni intime. Non esiste alcuna strada precedentemente battuta dalla società che si possa percorrere con facilità, e c’è molto poco supporto per quanto riguarda le insicurezze. Mi sono dovuta confrontare con molte verità scomode su me stessa ed è stata necessaria una predisposizione all’ evoluzione personale. Non rimpiango le sfide affrontate, ma tutte quelle conversazioni profonde e significative delle 3 del mattino , a volte possono essere estenuanti.
Il mio partner ebbe, durante i nostri primi anni, un problema con la gelosia, per il quale per poco non ci lasciammo – questo è un ostacolo comune per le poli-persone. Fortunatamente, entrambi avevamo le capacità comunicative necessarie per affrontare le parti critiche del nostro cammino; senza di quelle, sarebbe stato molto più duro.
Uno dei problemi maggiori affrontati dalle poli-persone, è la mancanza di comprensione e supporto da parte della comunità in generale. Io provengo da un background cristiano conservatore, e ho dovuto affrontare un retaggio di vergogna e senso di colpa per quello che riguardava la mia sessualità. Stavo male quando gli amici reagivano negativamente al mio stile di vita. E’ stato ancora più difficile quando un terapista da cui stavo andando ha patologizzato le mie scelte poliamorose.
Se una relazione monogama finisce, le persone non considerano mai la monogamia come “il problema”, o la prendono come prova del fatto che la monogamia non funziona. Ma con il poliamore sì.
Sospetto che questo abbia qualcosa a che fare con il numero di miti sul poliamore che esistono nella società più ampia. Solo una minuscola e strana frazione della popolazione è non-monogama. Ha tutto a che fare con il sesso. Oppure, un’insinuazione che odio: sei poliamoroso, quindi suppongo che tu debba essere interessato a, e disponibile per me (come se io non avessi gusto). Siamo considerati inaffidabili, pericolosi, immaturi e incapaci di prendere un impegno.
Un mito molto comune è quello che amare una seconda persona debba diminuire l’amore disponibile per la prima persona. Questo presuppone che abbiamo una dose finita di amore, e che se ne utilizziamo una parte per qualcuno, ce ne sarà poi meno per qualcun altro.
La mia esperienza vissuta mi suggerisce qualcosa di differente: più sono sincera, vulnerabile e profonda con una persona, più provo amore e ne ho a disposizione per gli altri.
La mia esperienza esattamente all’inizio di questo viaggio è stata che, quando ho provato a bloccare i miei sentimenti di amore, bloccavo la mia capacità di connettermi in modo sincero anche con gli altri. Per me, aprirmi sinceramente a quello che provo ha reso possibile una dose abbondante di amore per molte persone nella mia vita.
Forse, il mito più grande là fuori, è che il poliamore semplicemente non può funzionare – che quando noi cresciamo , diventiamo naturalmente monogami. La mia risposta migliore a questo argomento è che Pete, il mio partner a più lungo termine, ed io siamo stati insieme per 20 anni. Lui ha un altro partner da 15 anni. Io ho avuto un’altra relazione che è durata 8 anni.
I membri della felice famiglia allargata cui più sopra ho fatto riferimento, hanno vissuto insieme per circa 5 anni, e le relazioni sono tutte durate più a lungo. Ci sono anche alcuni incredibili esempi storici di relazioni durate per tutta la vita, eticamente non monogame, che comprendono Eleanor Roosevelt, Simone de Beauvoir e Jean-Paul Sartre.
In definitiva sì, il poliamore può esistere.
Come con la monogamia, può essere fatto bene, o fatto male. E’ decisamente una sfida – poche cose sono più dure di tutte le tue relazioni che stanno andando male nello stesso momento. Al contrario, niente ti dà felicità come quando tutte le tue relazioni stanno funzionando alla grande.
Per me, la libertà di poter chiedere a me stessa “che cosa voglio veramente?”, che è praticamente la stessa cosa che domandarsi “chi sono io veramente?”, è di incredibile beneficio. Il poliamore è stato un viaggio nelle profondità di me stessa che non sapevo esistessero, e che probabilmente non avrei potuto trovare se avessi vissuto all’interno delle costrizioni della monogamia. Per nessun’altra ragione se non questa, è valsa la pena fare questo viaggio.Anne Hunter è una relationship coach e una delle educatrici con maggiore esperienza nel poliamore in Australia. Anne ha cofondato Poly Vic, la fiorente comunità poliamorosa di Melbourne e ha collaborato alla stesura di un capitolo sulla poli genitorialità nell’ebook “LGBT-Parent Families”.
Posted on 24 agosto 2015 at 12:38 am in quinta stagione | RSS feed | Rispondi | Trackback URL