I politici non sono bugiardi. Soffrono di amnesie e si offrono alle bugie. Mai fulminati sulla via di Damasco, cercano sempre una via d'uscita. Se
governano, si credono infallibili. Prendono per inganni e tradimenti le divergenze dei compagni d'avventura. Pardon, dei colleghi di viaggio. La parola compagni è ormai un raro oggetto che
soltanto il nostro premier scova nelle bancarelle dell'usato e ripropone ai comizi.
B. ci aveva messo poco a convincere i suoi elettori: la crisi economica italiana era psicologica e frutto di disinformazione. Poi aveva rovesciato
il discorso: grazie a lui, ne eravamo usciti senza esserci entrati. Potevamo stare tranquilli. Ma Tremonti, con quel perfido sorriso da tignina, proprio il giorno della Befana ha diffuso la voce
che la crisi non è finita, e che siamo messi male: è come un videogioco con tranelli che non finiscono mai. Dove l'avrà letto? Quando nel 2008 parlò di fine non del mondo ma di un mondo, ricopiò
da un editoriale di Domenico Siniscalco sulla Stampa del 7 luglio intitolato "Oltre la crisi globale".
Sai la felicità di B. già abbattuto per l'articolo di fondo di Capodanno, firmato sul Corrierone da Mario Monti: l'Italia è stata rovinata da due
illusionismi, la dottrina di Marx e la personalità di Berlusconi. Il sabato dopo, la Stampa rincarava la dose. Il capo del governo non era andato a Reggio Emilia per la giornata del Tricolore,
celebrata dal capo dello Stato. Marcello Sorgi invitava il premier a rompere il suo rumoroso silenzio sui 150 anni della nostra Unità, e a dire come la consideri. Con minor eleganza, Ugo Magri
spiegava che nel pensiero debole di B. sta il segreto del suo potere: tace quasi sempre, con l'eccezione del discorso alto e nobile del 25 aprile 2009 ad Onna.
Il massimo della sfortuna è toccato a Sandro Bondi. Domenica 9 sul Corrierone ha lanciato la proposta di intese bipartisan guardando ad Obama. Nelle
stesse ore l'attenzione era attirata dalla strage compiuta in Arizona da un 22enne lettore di Hitler e Marx, per colpire una deputata democratica moderata ebrea, Gabrielle Giffords. Il cui nome
era stato inserito dalla signora del partito del tè Sarah Palin nella lista dei politici a cui sparare per l’appoggio alla riforma sanitaria di Obama. I seguaci della Palin avevano definito la
Gifford un clown, una comunista, una puttana delle lobby. Lo scorso ottobre B. promise: Daniela Santanché sarà la nostra Palin. La ammirava pure il liberale Piero Ostellino. [1023]
Da il Ponte, Rimini, 16 gennaio 2011.