di Leonardo Agate. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, intervenendo alla Luiss a Roma, per la commemorazione del consigliere del Quirinale e amico suo, Loris D'Ambrosio, ha di nuovo bacchettato politici e magistrati per il debordare dei ruoli.
Giorgio Napolitano ha risentito su di sé il conflitto nato nel 1992 con l'inizio di Mani Pulite. Al contrario di altri presidenti - leggi Scalfaro - che tennero sempre un legame forte con l'ordine giudiziario, questo presidente in carica si distingue per l'imparzialità dimostrata. Che provenga dalla sinistra, di cui una parte é appoggiata e si appoggia a certa magistratura, senza esserne influenzato é un merito maggiore.
Dunque, Napolitano dà una botta al cerchio e una alla botte. Fa bene. Tutti e due hanno bisogno di un riposizionamento. Non é consentito che i vertici delle istituzioni, come ha fatto Berlusconi presidente del Consiglio, attacchino frontalmente i magistrati che gli fanno incomodo. Nemmeno é consentito ai magistrati di esorbitare dai loro poteri, assumendo atteggiamenti in contrasto con la sobrietà, la serenità, l'indipendenza, l'imparzialità, la riservatezza che un magistrato dovrebbe avere.
I politici hanno favorito l'estensione del potere giudiziario oltre il consentito, per la loro pochezza, per il timore verso i magistrati sostenuto dal contenuto dei loro armadi, pieni di scheletri.
I magistrati stessi non sono stati tutti fuorviati dalla megalomania e dalla passione politica. Solo una piccola parte ne é stata contagiata, ma é stata la più rumorosa e quella che é diventata più visibile. Cosicché la gente si é fatta un'opinione eccessiva della decadenza della magistratura. E questo é stata la conseguenza più grave, per la tenuta dell'ordinamento democratico.