Tempo fa, ne Il Gabinetto dei potenti, mi dilettavo a immaginarli in fisiologica seduta di evacuazione fecale. Oggi li umanizzo figurandomi le loro nudità. Non è un esercizio sciocco. Spogliarli sdrammatizza le apparenti compostezze del ruolo, squarcia il velo di maschera e belletto, sgonfia il timore riverenziale. E tutto sommato ricorda anche a loro che sono uomini e donne, solo uomini e donne.
Non è che a renderli comuni ci vogliano l'impaccio della cellulite, l'invecchiamento, la curva flaccida. Se mai ci sono la viltà, la sfacciataggine, la preparazione, lo zelo, la disonestà, la miseria o la virtù insomma.
Figuratevi questa schiettezza di membra allo stato brado mentre proclamano vittorie, fanno
Patetici, ripugnanti, audaci o fragili. Anime vinte e avvinte dal gigantesco macigno del denaro e del potere. Tra ricatti, ripicche, ambizioni sfrenate e schiavitù. Perché questo casino di sagome discinte rivela una dimensione tragicomica di degenerazione fulminante. Non sai se si prendono sul serio, se ci prendono in giro, se sono manovrati da forze occulte.
Provate a giocare con me anche voi. Slacciate loro le scarpe, toglietegli le cravatte, sfilategli i pantaloni, svestite le gentili signore delle loro camicette di seta.
E' un modo come un altro per chiarirsi le idee, qualora le aveste ancora confuse...
20 maggio 2011 - Autore: Irene Spagnuolo