Poliziotto condannato dalla Corte dei Conti a pagare danni. Parere Coisp

Creato il 17 marzo 2014 da Yellowflate @yellowflate

Poliziotto che tamponò mentre era in servizio condannato  dalla Corte dei conti a pagare i danni, il Coisp: “Ma davvero si può
pensare che il nostro lavoro si può fare rispettando sempre i limiti  di velocità? Colleghi sempre più indotti a tirare i remi in barca…”

“Sembra un’eresia dirlo, anche solo pensarlo, eppure pare proprio che si faccia di tutto,  giorno dopo giorno, per mettere gli Appartenenti alle Forze dell’Ordine nelle condizioni  psicologiche e pratiche di ‘tirare i remi in barca’, svolgendo i compitini senza troppa passione,  ma piuttosto guardandosi bene da andare oltre il limite che segna inesorabilmente la caduta
nel baratro delle assurde conseguenze che ci vengono imposte proprio quando e perché  facciamo il nostro lavoro! Quel limite che spinge un Poliziotto a non retrocedere anche  quando c’è un pericolo, che lo spinge a fare di tutto per tenere fede al proprio impegno,  che lo spinge a rimetterci persino pur di fare il proprio dovere. Quel limite che  è indispensabile ignorare perché questo lavoro impone di non poter pensare prima a se stessi,  ma che assurdamente viene sempre più spesso inteso come la voglia inconcepibile  ed incomprensibile dei tutori della Sicurezza di voler violare le regole. E’ pazzesco ma è così,  non può che essere così se si arriva ad addebitare al cittadino che veste la divisa nientemeno che i danni per un tamponamento avvenuto in servizio. Ma in quale altro modo si può leggere  una decisione del genere? Ma davvero si può pensare di fare seriamente il Poliziotto
che spende la propria vita sulla strada rispettando sempre i limiti di velocità?”.  Con questa domanda retorica Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, Sindacato  Indipendente di Polizia, commenta la notizia che la Corte dei Conti della Basilicata
ha condannato un Sovrintendente di Polizia a pagare la somma di 944,5 euro più 290,73  di spese di giudizio a seguito di un tamponamento avvenuto mentre egli era alla guida  dell’auto di servizio.
“Siamo convinti – conclude Maccari – che non si dovrebbe mai smettere di pensare che  la parola ‘specificità’ riferita al nostro lavoro non può essere un concetto vuoto, ma che ha  un significato reale. E ciò significa anche, ad esempio, pensare che un Poliziotto può superare  il limite di velocità per i più disparati motivi e per le più inimmaginabili esigenze, e che non
si può lasciare che le Forze dell’Ordine vadano in strada temendo di premere l’acceleratore  quando serve per non dover pagare il carrozziere se l’auto si graffia… Questa, assieme a tutte  le altre mille cose dello stesso tenore che registriamo quotidianamente, hanno tanto il sapore  di una sorta di ‘attentato’ alla nostra voglia di lavorare ed al nostro spirito di servizio”.



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