Pollo, Dio e patatine fritte

Creato il 11 dicembre 2012 da Lundici @lundici_it

Guardate la foto qui vicina. Ritrae una parte della facciata della chiesa de Las Nieves nel pieno centro di Bogotá (Colombia). Notate qualcosa di strano?…

Particolare della facciata della Iglesia de Las Nieves a Bogotá (Colombia)
[foto: Gian Pietro Miscione]

in un’ala della chiesa c’è una polleriafast food

Come sarà accaduto? Come saranno andate le cose? Forse, chissà, quella parte della chiesa era in abbandono e un venditore ambulante di polli che stazionava abitualmente lì davanti, ha cominciato ad appoggiare lì qualcosa. Poi a lasciare dentro per la notte il suo carretto. E per evitare che glielo rubassero, ci ha messo alla bell’e meglio una porta con un lucchetto. A quel punto il parroco non poté far finta di nulla ed andò a parlare con il venditore di polli. I due raggiunsero un accordo: il ristoratore avrebbe pagato al sacerdote un affitto da rinnovarsi anno dopo anno. Con quei soldi, la parrocchia poté riverniciare la facciata della chiesa. La storia del venditore e il parroco è di fantasia (ancorché verosimile), ma la presenza di una polleria dentro la chiesa de Las Nieves è una solida realtà, come dimostra la fotografia, e qualche accordo tra il commerciante ed il vicario di Cristo deve evidentemente esistere. Guardando quella immagine non possiamo non concludere che la Chiesa ha ceduto – addirittura uno spazio fisico e consacrato – al consumo, al vile danaro, al commercio. Le vecchiette che vanno a depositare fiori, i giovani che accendono un cero prima di un esame, i novelli sposi che celebrano il loro amore, tutti hanno dovuto piegarsi di fronte al pollo fritto.

Sembrerebbe trattarsi di uno dei tanti segnali del retrocedere della Chiesa di fronte alla superficialità del consumismo, allo strapotere del Dio danaro. Lo stesso Pasolini aveva preconizzato la resa della Chiesa di fronte ai vorticosi mutamenti sociali causati dalla società dei consumi: il consumismo rappresenta il nuovo “Potere reale” che “non ha più bisogno della Chiesa”. Anzi, come sembrerebbe simboleggiare la polleria bogotana, addirittura la invade, se ne serve, la fagocita imponendo il proprio potere in maniera sfacciata ed arrogante come spesso lo è il denaro.

Messa in centro commerciale. Cali (Colombia)
[foto: Gian Pietro Miscione]

E’ stata scattata in un centro commerciale di Cali, città colombiana di cui già parlammo su L’Undicila rivincita della Chiesa sulla polleria e la società dei consumiascolti in sottofondo il Mistero della Fede o la Parola del Signoremarketing

Il ragionamento della diocesi di Cali è semplice quanto geniale: i pastori di Cristo devono andare a cercare le pecorelle perdute dove esse si trovano. E se le pecorelle si radunano in un centro commerciale, beh, allora ci toccherà andare in un centro commerciale! E bisogna ammettere che, in questo caso, l’effetto è uguale ed opposto rispetto alla polleria dentro la chiesa: i fedeli in ascolto sono numerosi e la cameriera del ristorante a cui sono seduto si dice felice ed orgogliosa che nella “piazza” del suo centro commerciale, ogni santa domenica, si celebri una messa. Fedeli e consumatori.

Le due scene, la polleria bogotana e la messa caleña, opposte ed iperboliche, possono essere interpretate in una visione post-pasoliniana. Ormai la società dei consumi coincide con la società tutta, il potere di trasformazione del consumismo è svanito, perché non c’è più nulla da trasformare: tutto è già “a sua immagine e somiglianza”. Il consumismo è come un leone sazio e mansueto che si lecca i baffi e con il quale ci si può accordare e condividere spazi. Per questo, la Chiesa può entrare nel tempio del consumo e celebrarvi il più sacro dei suoi riti: non esiste più alcuna differenza tra dire uomini e donne oppure consumatori.

Eppure la stessa analisi di Pasolini conserva ancora una parziale attualità. Il poeta e intellettuale suggeriva (nel 1974) che, per sopravvivere, la Chiesa avrebbe dovuto “passare all’opposizionee divenire “la guida, grandiosa ma non autoritaria, di tutti coloro che rifiutano il nuovo potere consumistico che è completamente irreligioso; totalitario; violento”. Tuttavia, come detto, la Chiesa è ormai alleata e simbiotica al consumismo e quindi non può porsi in sua contrapposizione dal punto di vista sociale, ma può, potrebbe farlo nelle nostre anime. Il nuovo Dio danaro è infatti, sempre per dirla con Pasolini: “falsamente tollerante, anzi, più repressivo che mai; corruttore; degradante”; pretende continui sacrifici e prove d’amore (il consumare) che ci conducono in una spirale d’ansia, e ci lascia soli, in un vuoto disorientante privo di punti di riferimento che non siano la nuova borsa di marca o l’ultimo modello di computer.

I nuovi costumi introdotti dal benessere, per esempio in ambito familiare quali le separazioni, le “famiglie allargate”, l’allentamento della rete familiare, se da un lato sono senza dubbio associati ad una maggiore libertà, nondimeno sono fonte di stress, solitudine e difficoltà emozionali. Chi ci aiuta? Chi ci insegna come comportarci?

Gesù di Nazareth interpretato da Kim Rossi Stuart nel film “I giardini dell’Eden”

Una prova di tutto ciò sono le tonnellate di libri di auto-aiuto scritti e venduti e le migliaia (milioni?) di Euro spesi ogni giorno da psicologi o simili. I consumatori, seppure con in mano un nuovo smartphone o in fila per parcheggiare al centro commerciale, sono più soli e spaesati che mai. E la Chiesa potrebbe parlare ai loro cuori ed anime che vagano tra una scala mobile ed una crisi depressiva. Il Vangelo è certamente meglio di qualsiasi libro di auto-aiuto e Gesù di Nazareth era un “illuminato” proprio come tanti “guru” orientali celebrati e citati da noi occidentali. E’ questo vuoto che la Chiesa dovrebbe riempire, è in questo “mercato” che la Chiesa dovrebbe buttarsi a capofitto, riconquistando un ruolo di autentica e pura guida spirituale che in fondo è nella sua originaria tradizione: farci sorridere, allontanare la tristezza, mostrarci il lato meraviglioso di ogni giornata, tornare a farci amare i nostri simili.

L’opzione può apparire altrettanto utopica come la provocazione pasolinana e probabilmente lo è. Eppure una personalità influente nell’ambito della Chiesa – seppure di “minoranza” – come Carlo Maria Martini, qualche giorno prima di morire (il 31 agosto 2012) ebbe a dichiarare: “La Chiesa è rimasta indietro di 200 anni, [...] è stanca, nell’Europa del benessere e in America. La nostra cultura è invecchiata [...]. Il benessere pesa. Noi ci troviamo lì come il giovane ricco che triste se ne andò via quando Gesù lo chiamò per farlo diventare suo discepolo. [...] Io vedo nella Chiesa di oggi così tanta cenere sopra la brace che spesso mi assale un senso di impotenza. Come si può liberare la brace dalla cenere in modo da far rinvigorire la fiamma dell’amore?”. Il cardinale ha qualche idea: “…potremmo cercare uomini che siano liberi e più vicini al prossimo. Come lo sono stati il vescovo Romero e i martiri gesuiti di El Salvador. [...] Per nessuna ragione dobbiamo limitarli con i vincoli dell’istituzione.” Inoltre fa riferimento proprio al Vangelo che è stato restituito a noi tutti dal Concilio Vaticano II: “La Parola di Dio è semplice e cerca come compagno un cuore che ascolti (…). Né il clero né il Diritto ecclesiale possono sostituirsi all’interiorità dell’uomo. [...] I sacramenti non sono uno strumento per la disciplina, ma un aiuto per gli uomini nei momenti del cammino e nelle debolezze della vita” – continua Martini – “Io penso a tutti i divorziati e alle coppie risposate, alle famiglie allargate. Questi hanno bisogno di una protezione speciale.” E fa un esempio molto concreto e molto vicino a tanti di noi: “Una donna è stata abbandonata dal marito e trova un nuovo compagno che si occupa di lei e dei suoi tre figli. Il secondo amore riesce. Se questa famiglia viene discriminata, viene tagliata fuori non solo la madre ma anche i suoi figli. Se i genitori si sentono esterni alla Chiesa o non ne sentono il sostegno, la Chiesa perderà la generazione futura”.

La nuova società dei consumi che ha così voracemente stravolto i nostri costumi, abbattendo la centralità della Chiesa nella società, ha però creato le condizioni e gli spazi perchè la Chiesa possa tornare a parlare all’interiorità dei cittadini-consumatori che tanto ne hanno bisogno. Ci vuole coraggio, ci vuole una piccola rivoluzione. Ma perché noi occidentali, spaesati e bisognosi di spiritualità dobbiamo far riferimento solo a maestri buddisti o alle previsioni Maya sulla fine del mondo, e non alle illuminanti parabole del Vangelo? Perché dobbiamo vedere sepolte da leggi e dogmi o lasciare a bigotti sacerdoti, parole “rivoluzionarie” come: ”Il regno di Dio non verrà in maniera che si possa osservare. E non si dirà: Eccolo qui, o eccolo là; perciocché ecco, il regno di Dio è dentro di voi.” (Lc 17,21)?…