«Non uccido, non rubo, non credo»«Chi non crede, non è solo»
Questi due slogan sono stati usati in una campagna pubblicitaria, finanziata dalla Freedom from Religion Foudation e dall'Associazione polacca dei razionalisti, diffusa nella città polacca di Lublino ad ottobre. La rivendicazione da parte degli atei di una propria moralità, accompagnata da un riferimento all'esistenza di un'associazione di non credenti, è stata considerata offensiva dai due gruppi cattolici.
«I cartelloni apparsi nella nostra città, vanno direttamente contro la Chiesa cattolica e la Dottrina cristiana. E tutto si realizza in una società libera e democratica», recita un comunicato delle due associazioni:
«In Polonia è stato colpito il Decalogo: la cosa più sacra per i credenti, nonché il fondamento della moralità umana. L'invasione degli atei moderni nella santità della legge di Dio attraversa il confine della libertà di religione, e pertanto va almeno chiamato con il suo nome: vandalismo»Affermare di non rubare né uccidere, e al contempo di non credere, è dunque un'offesa ai credenti, in quanto «colpisce» il Decalogo; con questo atto vandalico, gli atei «invadono la legge di Dio». Ogni uso di riferimenti religiosi è una violazione della libertà di religione, per queste persone. La mera esistenza di persone che la pensano differentemente da loro - che addirittura osano essere morali senza dover ricorrere alla presunta «santa legge di Dio» - costituisce una minaccia che va soffocata.
Ironicamente, la pagina dell'agenzia di stampa Zenit che riporta questa notizia indica come notizia correlata «Pellegrini dal Papa in difesa della libertà e del pluralismo dei media in Polonia»; ovvero, i cattolici polacchi si battono per la libertà dei media, ma vogliono censurare le libere espressioni altrui. Come si dice, «chiagni e fotti»...
Don Mariusz Frukacz, «Proteste in Polonia contro la campagna a favore dell'ateismo», Zenit, 8 novembre 2012.