“Poltergeist” - il termine tedesco vuol dire “spirito che bussa”, andando ad indicare fenomeni quali caduta di quadri, scricchiolii di mobili, malfunzionamento degli elettrodomestici, etc. - rifacimento dell’omonimo cult horror datato 1982, narra di una famiglia appena trasferitasi in una casa infestata, essendo stato il quartiere edificato sopra un vecchio cimitero.
Bisogna dire che non mancano gli elementi interessanti dal punto di vista visivo, con una fotografia studiata e costruita sugli sbalzi elettromagnetici e che quindi si barcamena tra continue situazioni di buio/luce, creando un’atmosfera coinvolgete e contrastante con la classica luce aperta e naturale che caratterizzava le situazioni da tranquilla-famiglia-borghese dei primi minuti.
In definitiva “Poltergeist” è la conferma del fatto che il cinema horror sia uno dei generi più consolidati e che dunque, più che al passato, si dovrebbe guardare ad un futuro cinematografico pronto a rinnovarne, oltre che i linguaggi, l’interesse da parte di un pubblico ormai totalmente assuefatto - e quindi immune - ai vecchi meccanismi. Antonio Romagnoli