POMIKAKI, the importance of being Birkin!

Creato il 24 aprile 2012 da Thefreak @TheFreak_ITA

Se Holly Golightly avesse vissuto a Parigi invece che a New York, si sarebe sicuramente recata presso una boutique Hermès e vi avrebbe respirato”quell’atmosfera tranquilla e serena” che tanto amava gustarsi da Tiffany.

Ma una frase pronunciata insolitamente ad alta voce ha turbato le mie fantasie meta-letterarie: “Non ho aspettato 13 mesi per mia figlia, figuriamoci per una borsa!”. La Madame in questione era, probabilmente, una facoltosa signora il cui conto in banca nulla poteva contro le rigide regole della Maison e la borsa in questione una famigerata  Birkin bag.

Disegnata nel 1984 da Jean Louis Dumas, la borsa più desiderata della storia, è stata creata per l’attrice Jane Birkin, che pare avesse delle difficoltà (poverina!!!) a reperire una borsa capiente ed elegante allo stesso tempo (proprio lei, che era solita aggirarsi con piglio snob, con un cestino di paglia al braccio al posto della borsetta…).

Da allora il mito Birkin (la borsa, non l’attrice) non accenna a tramontare, come dimostrano le parole adirate della povera ricca signora. Interamente realizzata a mano dagli artigiani della Maison Hermès, è una borsa destinata a sopravvivere alla propria acquirente, vista l’accuratezza della fattura e la pregevolezza dei materiali.

Tuttavia la lista d’attesa di circa due anni e il prezzo non proprio abbordabile fanno si che la Birkin bag rimanga una fantasia irrealizabile per molte.

Fioccano, ovviamente le contraffazioni e le borse “liberamente ispirate” per accontentare una folla di acquirenti che si accontentano di brillare della luce riflessa dal mito.

C’è chi, pero’, il mito ha deciso di prenderlo bonariamente in giro, è il caso del marchio Pomikaki (letteralmente “non credere nelle apparenze”), che propone delle shopper in cotone bianco con la stampa della borsa piu’ desiderata.

Semplice palliativo o ready-made in chiave fashion?

“Prendiamo seriamente tutto ciò che riguarda il prodotto nella sua sostanza ma contemporaneamente ci divertiamo a non prenderci troppo sul serio in fatto di moda e status symbol” – spiegano dalla maison – “In un momento così particolare come quello che stiamo vivendo, ci piacerebbe che tutte le donne guardassero con divertimento piuttosto che con invidia a quel mondo patinato (ed irraggiungibile ai più) che cerca di abbagliarle con luci intense che però, una volta spente, lasciano sul piedistallo il vuoto dell’effimero”.

L’idea appare simpatica, anche se personamente trovo il prodotto un po’ bruttino e decisamente costosetto rispetto alla sostanza (parliamo di circa 70 €).

Di fronte ad operazioni del genere mi viene sempre da pensare sarà poi così importante acciuffare un (finto) pezzetto del mitico glamour? Non si potrebbe, per una volta uscire dal sentiero già tracciato e dirigerci verso un’infinita scelta di borse un po’ più originali? Con una Birkin stampata su una shopper ci sentiremo davvero anticonformiste e ironiche oppure continueremo a desiderare quel seducente bauletto di pelle proibito?

Allontanandoci dall’ombra del mito ci accorgeremo che, se è vero che con l’equivalente monetario di una Birkin Bag possiamo comprare un’utilitaria, con qualche decina di euro in piu’ rispetto ad una Pomikaki potremmo accaparrarci qualcosa di più fantasioso.

Jane Birkin ha dato il nome ad un mito, ma nell’immaginario collettivo rimarrà famosa per quella semplice (ma tanto chic) cesta di paglia portata a braccio lungo le vie di Parigi e per uno stile innato che prescinde dalla borsa griffata.

a cura di Sara Cordatore




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