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Pomodori a colazione: quando in vacanza si scivola fuori dal tempo

Creato il 28 agosto 2012 da Aletonti

fuori tempo

Perdere la cognizione del tempo quando si va in vacanza non è una cosa tanto brutta anzi, è il segnale che si è riusciti davvero a “staccare la spina”. In certi casi però, questo piccolo miracolo assume contorni inquietanti.
Per quasi un mese ha soggiornato da noi una signora attempata ma ancora parecchio arzilla, un tipo loquace, socievole, a volte bizzarro, che sfilava per la sala da pranzo in abiti colorati e vaporosi: gonne, scialli, cappellini e fazzoletti sempre molto intonati.
Aveva l’abitudine di arrivare ai pasti sempre in ritardo, vuoi a causa dei dilemmi che la attanagliavano al momento di decidere quale “mise” indossare, vuoi perché si appisolava dopo le fatiche del mare.
Una sera, non vedendola arrivare a cena quasi conclusa, i suoi consuoceri mi hanno chiesto di verificare le ragioni di tanto ritardo.
Quando mi fanno una richiesta simile avverto una sensazione strana e spiacevole, come se l’ultimo pasto mi si cementificasse di botto nello stomaco e mi inchiodasse sul posto per un pò. Scovare i motivi dell’assenza da tavola di clienti ottuagenari infatti, può riservare anche brutte sorprese. Ma non potevo rifiutarmi e allora mi sono avviato verso il telefono per un primo tentativo a distanza. Ho composto il numero della camera lasciando squillare per un pò. Nessuna risposta. Quindi mi sono avviato verso l’ascensore mentre la mia mente cercava velocemente di prepararsi al peggio. Rimaneva sempre la possibilità che la signora si stesse facendo la doccia e non potesse sentire il telefono: nel peggiore dei casi avrei dovuto sopportare la vista di carni flaccide e bagnate che debordavano da un accappatoio o da un asciugamano…Magari fosse stato così!
Sono salito al piano e mentre mi avvicinavo alla porta della camera ho drizzato le orecchie per captare qualche rumore che mi rassicurasse. Un sonoro ronfare sarebbe come un valzer di Strauss in quei lunghissimi istanti.
L’intero piano invece era immerso nel silenzio.
Ho accostato l’orecchio alla porta, restando così per qualche secondo. La mia mente cercava disperatamente di evadere da quella situazione (forse mentre salivo in ascensore lei è scesa per le scale!).
Mi decido a bussare e quasi subito ho sentito dei rumori provenire dall’interno. C’era ancora vita!
La porta si è aperta e mi sono trovato davanti la signora nel buio della stanza. La tapparella era quasi completamente abbassata ma lei spiccava dentro il suo bianchissimo abito dopo-sole ricamato. Aveva un occhio chiuso e uno aperto, un ciuffo dei capelli argentati che ancora oscillava sulla fronte.
” Signora, non scende a mangiare?” ho domandato mentre il mio sospiro di sollievo invadeva la stanza.
” Che è? Pranzo? Cena?”  ha rilanciato lei.
” E’ la cena”  ho risposto io, apprestandomi ad aggiornarla anche sul luogo, sul giorno e magari anche sull’anno, se ce ne fosse stato bisogno.
“Ah” il tono era deluso, forse aveva scommesso sul pranzo. “Va bene, grazie. Scendo subito, mi sono buttata sul letto un momento e….vabbè, arrivo, grazie ancora!”.

Partita la signora ne è arrivata un’altra, più o meno della stessa età ma soprattutto stessa baldanza giovanile. Di solito veniva con la figlia e i nipoti ma quest’anno si è presentata minacciosamente da sola.
La sera del secondo giorno, dopo aver recuperato la stanchezza per il lungo viaggio, è scesa per la cena in perfetto orario.
“Ma che succede oggi? Si sono alzati tutti così presto?” ha chiesto vedendo la sala da pranzo gremita di persone. I suoi vicini di tavolo hanno assentito sorridenti.
Si è messa in coda per il buffet e con tono sorpreso ha chiesto: “ma ci sono i pomodori per colazione?” e chi le stava vicino ha riso con lei, pur non comprendendo del tutto la battuta. Quando la signora ha domandato: “i cornetti non ci sono stamattina?” le facce sorridenti intorno a lei si sono fatte più serie e un lampo di preoccupazione è balenato negli occhi di più d’uno. Al che hanno osservato più attentamente la donna che indossava un abitino semitrasparente da mare che lasciava intravedere il costume. Sotto il suo tavolo si scorgeva la borsa con il telo da bagno e le creme solari. Se si trattava di uno scherzo la signora aveva curato ogni particolare.
“Signora, sono le sette e mezza di sera” le ha fatto notare un signore.
“Ma cosa dice? Mi sono appena svegliata…non diciamo fesserie!”
A quel punto qualcuno l’ha presa delicatamente sottobraccio e l’ha accompagnata fuori dalla sala da pranzo fino ai divani del salone, dove è stata sottoposta ad un veloce test cognitivo con una raffica di domande:
Come si chiama?
Dove siamo?
Che giorno è oggi?
Il nome di sua figlia?
La signora rispondeva ad ogni domanda con una risatina imbarazzata e fissava tutti come marziani. Il passo successivo è stato di accompagnarla in farmacia per la misurazione della pressione.
L’esito è stato positivo ma la signora era restia a convincersi che fosse sera e non mattina. Forse perché non aveva voglia di tornare di sopra a cambiarsi e riformulare tutto il programma della giornata (ridotta a serata in un battibaleno). Comunque, dopo cena è sparita e, non vedendola rientrare, ha cominciato a serpeggiare una certa preoccupazione: che abbia sbagliato albergo? Si sarà persa? Non avevamo nemmeno il numero della figlia per eventuali comunicazioni urgenti. Non è stato necessario farlo, per fortuna. La vecchietta è tornata, anche se piuttosto tardi (forse il tempo le è servito per rimettere a posto l’orologio interno) e per il resto del suo soggiorno non ci sono stati altri episodi simili.
Perdersi nel tempo anziché nello spazio a volte può essere molto più angosciante!


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