pomodori, peperoni, patate e melanzane NON sono velenosi

Creato il 10 settembre 2012 da Unamelalgiorno

Sul web girano informazioni fuorvianti sulla tossicità della solanina e sulla presunta tossicità delle piante appartenenti alla famiglia delle Solanaceae, anche con inviti più o meno espliciti a non mangiare più pomodori, peperoni, patate e melanzane perché…velenosi! Fortunatamente si tratta solo di cattiva informazione. Alle Solanaceae appartengono circa 3000 specie botaniche e,  tra queste, piante ornamentali come le Petunie, piante ad uso erboristico come l’Alchechengi, oppure alimentari come il Pomodoro, Peperone, Patata e Melanzana, oppure ancora medicinali, come la Withania somnifera, e solo infine quelle veramente tossiche come la Belladonna. Scarsissima è la tossicità degli alcaloidi nelle piante ad uso alimentare, documentata a carico della solanina, quando si raggiungano mediamente i 3 mg pro kilo. Per cui i disturbi in un uomo di 70 Kg si avrebbero quando mangiasse almeno 4 Kg di patate. Manca invece la solanina nel Pomodoro e nella Melanzana, dove abbiamo rispettivamente tomatina e solasonina, ma sempre in quantità molto basse, specie nei frutti maturi. Ad esempio dovremmo mangiare minimo 2 Kg di melanzane con buccia, oppure 3-4 Kg senza buccia, praticamente impossibile. Già coprire con sale le fette di melanzana tagliate prima della cottura riduce il contenuto in alcaloidi. Eliminare invece la buccia significa perdere le opportunità salutistiche degli antociani presenti, responsabili del colore blu-nero del frutto. Quindi, a parte i casi di intolleranza individuali, la presenza della Melanzana nell’alimentazione di fatto non produce alcun danno né alcun rischio, semmai fornisce sostanze utili a scopo protettivo. A differenza di quella tipica, merita crescente attenzione anche dal punto di vista salutistico, la Melanzana rossa di Rotonda DOP (una varietà della Solanum aethiopicum), caratterizzata da un elevato potere antiossidante delle foglie rispetto alla polpa del frutto. Le stesse foglie vengono abitualmente consumate a scopo alimentare dalle popolazioni indigene africane e in alcune zone della Basilicata terra di origine di questa varietà rossa.

Fabio Firenzuoli
Centro di Medicina Integrativa 
AOU Careggi, Università di Firenze


Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :