L’emergenza infinita di Pompei è oggi sotto gli occhi del Commissario inviato dall’Unione europea. Cant
Un progetto da 105.000.000 di euro. Un’investimento straordinario europeo e nazionale.
Il sito più visitato al mondo ma finito più volte nelle pagine delle cronache giudiziarie per l’inadeguata manutenzione e continui crolli di domus di duemila anni fa, malconservato è ancora nel mirino della Magistratura per la gestione degli scavi del 2008. Le accuse: corruzione, abuso d’ufficio, frode nelle pubbliche forniture e truffa ai danni dello Stato. Gli scavi di Pompei avrebbero avuto bisogno di interventi urgenti, ma il commissario straordinario nominato dal Governo nel 2008 per gestire l’emergenza e bloccare il degrado spese ingenti somme per allestire spettacoli nel Teatro Grande. È l’accusa che i pm di Torre Annunziata (Napoli) Emilio Prisco e Rossella Annunziata muovono a Marcello Fiori, ex commissario indagato per abuso di ufficio. Mentre gli scavi cadevano a pezzi e c’era bisogno di interventi urgenti, Fiori pensava a ristrutturare il Teatro grande con martelli pneu
Nessun rispetto per la struttura originaria. Un mosaico di malaffare molto più vasto che da molto tempo è all’attenzione dei media di tutto il mondo.
Oggi la Guardia di Finanza ha notificato misure cautelari ad Annamaria Caccavo, responsabile legale della società cui fu affidato l’allestimento del teatro, che è stata posta agli arresti domiciliari, e a tre ingegneri, cui è stato imposto per due mesi il divieto dell’esercizio della attività professionale; la Caccavo srl, inoltre, non potrà stipulare contratti con la Pubblica amministrazione per un periodo pari alla durata massima prevista dalla norma. Disposto infine il sequestro preventivo di beni per 810 mila euro circa nei confronti della stessa società.La somma che il ministero mise a disposizione del commissario straordinario, hanno calcolato le fiamme gialle, ammonta a 79 milioni di euro; più di 11 milioni sono stati liquidati alla Caccavo per lavori come “la sicurezza e la manutenzione, ivi compreso il montaggio e lo smontaggio stagionale e la conservazione delle parti mobili del complesso teatrale”, peraltro neppure inventariate. L’allestimento del Teatro grande rientrava nella convenzione che si stipulò, un percorso di una lunga serie di impressionanti anomalie, irregolarità e violazioni, senza la sorveglainza di una precisa Commisione tecnica per approvare gli interventi.
Una bufera giudiziaria, l’ennesima dove ancora una volta a rimetterci è la vetrina culturale del nostro passato.
Troppi i milioni di euro spesi in attività diverse da quelle prioritarie della conservazione del patrimonio archeologico. A questo punto tra spese rimborsate gonfiate e lavori mal eseguiti, chi ripagherà lo spreco di soldi e lo scempio compiuto?