Pontypool

Creato il 07 dicembre 2010 da Mcnab75


Pontypool

di Bruce McDonald

Canada 2009

Grant Mazzy, un attempato ma energico speaker radiofonico, ha da poco trovato lavoro nell'emittente locale di Pontypool, tranquillo borgo nell'Ontario. Mazzy ha stile, voce e carattere: un impiego così periferico sembra deleterio per il suo talento, ma a quanto pare qualcosa nella sua carriera ha fatto “crack” al momento sbagliato, e ora il buon Grant si deve accontentare.

Ma già il primo giorno di lavoro gli offrirà la più grande ribalta possibile e immaginabile: dall'Ontario giungono voci sempre più diffuse e dilaganti di una sorta di isteria di massa che porta le persone ad attaccarsi tra di loro, lasciandosi andare ai più turbi comportamenti psicotici e violenti. Grant Mazzy, la sua produttrice Sydney Briar e la giovane addetta alla parte tecnica Laurel-Ann Drummond sono isolati nella sede della radio, mentre al contempo l'ipotesi di una spaventosa e inarrestabile epidemia sembra consolidarsi di testimonianza in testimonianza...


Commento

Pontypool è un film anomalo, pretenzioso e giocato su pochissimi personaggi chiusi in un ambiente ristretto per tutti i 95 minuti del lungometraggio. Il risultato è sorprendentemente gradevole, accattivante e originale.

Siamo abituati a film d'assedio in cui le preponderanti scene d'azione e di massa costituiscono il piatto forte, tra torme di zombie affamati o città invase da “infetti” furibondi. Dimenticatevi tutto ciò: in Pontypool il terrore si manifesta solo attraverso la voce (letteralmente), e di scene horror ne abbiamo giusto un paio, ben dosate, quanto basta per far capire con chi abbiamo a che fare. Tutto il resto avviene a livello cerebrale e sul filo della diretta radio di Grant Mazzy. La scelta non è affatto casuale: l'epidemia che fa impazzire la gente è infatti sonora. Sorpresi? Beh, anch'io.

Senza abbandonarsi a spiegoni eccessivi, il regista si inventa questo virus del linguaggio (che potrebbe essere una malattia, un alieno o sa Dio cosa), che si trasmette attraverso le forme discorsive più abusate, trasformando le persone in psicotici assassini. Le quali, per completare il cerchio, cacciano le loro prede seguendone la voce (non l'odore, la mera presenza fisica o altro).

Come si combatte un virus che s'insinua tra le parole? La risposta è tanto geniale quanto ovvia: con le parole medesime.

Per chi non ne può fare a meno, Pontypool offre anche una seria riflessione sul significato implicito delle parole che, per logica conseguenza, esprimono il nostro desiderio di classificare ogni cosa, per averla sotto controllo. Non a caso gli occultisti pensano da sempre che conoscere il “vero nome” di una persona, di uno spirito o di un oggetto permette di asservirlo al proprio volere.

La domanda da un milione di euro: e se un domani per necessità dovessimo stravolgere del tutto il nostro linguaggio? Saremmo in grado di farlo, di ripensare al meccanismo parola->significato, così radicata nelle nostre sinapsi da non domandarci più nemmeno dove nasce? Esempio: quando usate al verbo “respirare” il suo significato è palese, immediato. Ma se, di punto in bianco, non potreste più pronunciare questa parola, quanto vi sarebbe difficile ricordare di non descrivere più quell'azione col suddetto verbo?

Il valore aggiunto al film è la voce di Stephen McHattie, che interpreta Grant Mazzy. Una voce calda, profonda e avvolgente, che fa da filo conduttore a una delle pellicole più curiose e, nel suo piccolo, riuscite dell'ultimo biennio.

Pontypool è la prova che il genere ipersfruttato di zombie, infetti & company può offrire ancora molti spunti e mutazioni (proprio come un virus). L'importante è provarci: come è noto chi non risica non rosica.

Un consiglio bizzarro, ma più che giustificato: se potete guardatevelo in lingua originale, sottotitolato in italiano. Mai come in questo film la musicalità delle voci gioca un ruolo fondamentale.
 


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