I Pop. 1280 nascono dall'omonimo romanzo di Jim Thompson nel 2008 a Brooklyn, New York. Dopo l'ep "Grid," pubblicato dalla Sacred Bones nel 2010, rilasciano "The Horror," primo lavoro sulla lunga distanza, l'anno successivo, e con quel disco si verifica un bel botto nella scena underground americana. Quell'album, infatti, riesce ad attirare i favori di critica e pubblico grazie a un originale miscela di punk, noise, new wave, industrial, elettronica, no wave e post-hardcore. I suoni contenuti in quei solchi erano carichi di elettricità e tensione, atmosfere oscure e ruvidità punk, qualcosa di fresco e diverso dal solito, seppur non si possa affermare che fosse assolutamente innovativo o mai sentito prima. The Horror ha mietuto molte vittime tra gli ascoltatori (anche tra gli abitanti di questo blog) e questo, nuovo, "Imps of Perversion" si candida a fare altrettanto. Anche qui la band di Chris Bug e Ivan Lip si muove a cavallo tra il post punk di fine anni 70 e primi anni 80 e il noise e le tentazioni industriali degli anni successivi. Dentro si possono cogliere spunti riferibili ai grandissimi Suicide, ai Sonic Youth, ai mitici Birthday Party di Nick Cave, ma anche ai Jesus Lizard, Cop Shoot Cop e altre formazioni noise rock che sguazzavano nel panorama alternativo tra fine anni 80 e metà 90, o ai Velvet Underground.Rispetto al primo album qui viene attenuata leggermente l'aggressività punk e l'oscurità si dirada, ma l'approccio è lo stesso degli esordi, solo lievemente più "maturo," e l'impasto sonoro risulta decisamente più a fuoco. Le percussioni tribali, i rumori e le abrasioni industriali sono sempre al loro posto, sospinte da un basso ipnotico, chitarre dissonanti e una gran profusione di energia. Qui dentro continua a respirasi l'atmosfera malsana dei vicoli di New York.Tra le tracce in scaletta spiccano l'apertura affidata a Lights Out, tesa ed elettrica; i rumori elettronici che accompagnano la chitarra sorniona di The Control Freak; il lungo delirio post-punk/ new wave di Nailhouse, ipnotica e angosciante, degna dei Suicide, o le percussioni tribali del post punk urticante di Human Probe II. Ma è la seconda parte del disco a offrire le cose migliori: Do the Angelfish è una bella botta a base di new wave dei tempi che furono, noise rock, distorsioni e asperità di ogni genere. Le chitarre dissonanti tra noise, punk e post-hardcore e lo sfondo elettronico alieno farciscono l'urticante Dawn of Man. Seguono l'ipnotica, splendida, Coma Baby, lo psycho-noise di Human Probe, trascinante e tossica, e la conclusiva, bellissima, Riding Shotgun con il suo basso pulsante e oscuro in primo piano, chitarre più leggere ma inquiete e un ritmo più soffice e ovattato.
Tracklist:
01.Lights Out
02.The Control Freak
03.Population Control
04.Nailhouse
05.Human Probe II
06.Do the Angelfish
07.Dawn of Man
08.Coma Baby
09.Human Probe
10.Riding Shotgun
Sacred Bones Records - 2013
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