Popovich, Linkiesta e un altro giro di giostra

Creato il 26 settembre 2014 da Clach

Non aspettarti un Picasso, al massimo..

L’altra notte non riuscivo a dormire. Per fortuna non c’entrava la delusione per il licenziamento dalla fottuta scuola thai, responsabile sì di almeno una settimana insonne, anche se l’ovosodo è ancora lì in mezzo alla gola e le canzoncine che mettevo a lezione per i bambini non mi escono dalla testa. 

Il fallimento è successo se impariamo da esso

Estimated reading time: More than you can bear, but still less than it took me to write it

L’agitazione era più il risultato fisiologico di un corpo eccitato dai 15′ di corsa tardo pomeridiana abbinata al super intenso 7′ workout  (che forse non sono nulla, ma producono un bell’effetto su chi non si è allenato per almeno un paio di mesi, soprattutto nei 30++ gradi con umidità al 101% di Songkhla) e una mente sovra eccitata di stimoli, come è naturale che sia, quando contempla gli effetti di un lungo giro di giostra  e allo stesso tempo si sta preparando al prossimo.

Tra le cose che avevo fatto quella sera, avevo aggiornato il mio profilo di Linkedin, forse per la prima volta da quando mi sono registrato svogliatamente il 12 gennaio di 7 anni fa. Ci devo lavorare ancora parecchio, ma nel riassumere gli ultimi anni, mi è uscita questa frase che il mio copy-writer ha definito bellissima

Since the end of my 7 years stint as a community manager with Gazzetta dello Sport in 2009, I had working experiences as massage therapist and yoga teacher in Colombia, Spain and Nicaragua, Spa Manager in Seychelles, English teacher in Thailand, volunteering in farm and hospitality industry, from hostels to top resorts, in Australia and New Zealand, studying the life of centenaries in Japan.

E in effetti estrapolato così, al netto degli errori in inglese degni più del bomba che di teacher Cla (ne ho trovati almeno 2) potrebbe sembrare una figata, anche se non c’è traccia dei lunghi momenti di sofferenza e vagabondaggio cieco che hanno portato a queste esperienze.

Un’altra cosa che ho scritto è questa:

Maybe writing is still my best talent, but I believe I have developed a flexibility, a creativity and truly open minded attitude that allowed me to adapt very quickly to very different environments and makes me particularly suitable for companies that likes to think different (so Apple, thanks, i’m not interested, San Antonio Spurs: you are my dream organization: I can work as a ball boy for free)

Ecco, tutto questo preambolo per dire che nella mia testa continuava a passare in loop il video di Greg Popovich in una conferenza stampa durante gli scorsi playoffs. Questo:

Per chi non lo sapesse, Gregg Popovich, coach dei San Antonio Spurs campioni Nba, oltre che a essere considerato il miglior manager di qualunque sport professionistico oggi in circolazione, è il terrore di ogni giornalista, soprattutto di chi deve intervistarlo durante le partite.

Senza che mi metta a spiegare le circostanze per cui questa battuta risulta molto divertente agli addetti ai lavori ed esemplifica la sua grandezza umana, ancor prima che professionale, aggiungo che Pop è famoso per la sua severità, non solo con i suoi giocatori, ma soprattutto con i media. Lo sguardo sempre truce, le risposte monosillabiche, a volte gratuitamente maleducate (chiedere a Massimo Oriani della Gazzetta), spesso provocatorie.

In realtà è noto che pur essendo molto esigente ed irascibile, Gregg Popovich è anche uno molto spiritoso e con la qualità rara dell’auto ironia. Esattamente come il Prof. Stella, mio docente di statistica alle superiori, l’unico capace di darmi 4 in pagella a un’interrogazione e farmi tornare al banco felice e con la voglia di studiare.

Ma torniamo a Linkedin e al fatto che in questo pezzo ho già messo 8 link e due auto-citazioni, per capire a come arrivo a Linkiesta.

(avrei potuto evidenziare le parole in grigio, aggiungerne altre 47 e fare 50 sfumature di grigio, l’unico libro lasciato a metà sul mio vecchio Kobo, ma quando penso al grigio, preferisco questo grigio:

La parentesi sul Kobo non è messa lì per puro cazzeggio: se c’è un motivo per cui sono contento di tornare in Italia tra una settimana è che finalmente posso comprare un nuovo e-reader, che qui in Asia, dove tutti si fanno un selfie al minuto, sono introvabili, eccetto che in un paio di malls nelle grandi capitali, dove costano più che in Europa.

E per leggere i pezzi di Long Form ci vuole un e-reader, che sullo schermo del pc (o del tablet che non ho), dopo un po’ gli occhi cominciano a infiammarsi e non ce la fanno più. E le centinaia di pezzi long form che ho letto negli ultimi anni sono l’unica cosa che mi hanno permesso di “stay in the game”, mentre facevo il massaggiatore in Nicaragua o l’insegnante di inglese in Thailandia.

Per il resto sono stato davvero fuori dal mondo e ho colpevolmente ignorato realtà come Linkiesta.

Su Linkiesta ci scrive l’artista formerly known as Quit The Doner, che adesso si fa chiamare semplicemente Quit, e per cui sento una comunanza fortissima, essendo io notoriamente un quitter.

Quit è davvero bravo e lo dico nonostante l’articolo per cui è diventato famoso sul web,  5 BUONE RAGIONI PER NON VOTARE GRILLO, premiato dagli ultras di Macchianera come il migliore di tutta la blogosfera italiana del 2013, è talmente avanti che rappresenta per un intellettuale come lui, un classico caso di spiritoso alleato dei suoi stessi becchini.

Per carità, nel pezzo dice cose condivisibili, ma manca completamente di prospettiva: il problema in Italia oggi non sono tanto Beppe Grillo e i grillini, ma chi li attacca a prescindere, soprattutto se si ostina a votare PD. Forse nel Movimento 5 stelle non c’è gente adatta a governare, ma al momento abbiamo bisogno di abbattere un sistema marcio e non riformabile, e non vedo altre alternative credibili per

Salvare il climax

Cambiare fuori-stessi per tornare indietro di essere Italia

La forma culo del mio futuro

Mi spiego meglio, in modo multimediale

Se hai un’ora di tempo e vuoi ridere un po’, guardati il video integrale e ringrazia VICE Italia per la traduzione:

http://www.vice.com/it/read/discorso-renzi-inglese-24-settembre-841

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The only way to win is stay in the game

E comunque il pezzo che ho letto su Linkiesta e che mi è rimasto più impresso è del suo direttore Marco Alfieri, ed è questo

Cosa si impara lavorando in un giornale digitale

Che collego a questo letto stamattina su Linkedin: in cui si dice, usando la metafora della partita di tennis, che l’unico modo di vincere è continuare a giocare.

WordPress mi dice che ho superato le 1000 parole e mentre credo che forse il mio copy writer e mia madre sono riuscite ad arrivare a leggere sin qui anche senza Kobo, dubito fortemente che nemmeno loro  hanno cliccato su tutti e 19 i link che ho messo.

Come sanno i solutori esperti della settimana enigmistica, non posso unire per voi tutti i puntini, ma premesso che credo anch’io come dice Alfieri che long form e multimedialità siano il presente e il futuro del giornalismo, ti lascio con questo interrogativo:

Ma la tecnologia è pronta? Si può leggere un pezzo di 1206 parole and counting su un tablet senza ricorrere al collirio? Ma quanto ti perdi se utilizzi un e-book reader e non sei collegato a internet, e se i colori a disposizione sono solo sfumature di grigio?

E soprattutto cosa c’entra tutto questo con i viaggi di clach?

(Indizio: un altro giro di giostra)


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