Il livello della discussione è talmente grossolano, talmente arretrato rispetto alla politologia più aggiornata (vedi qui ), che c’è da chiedersi se politici e media cortigiani credano davvero che la stabilità sia un fatto di maggioritario o di proporzionale o non tentino invece di confondere gli interessi di formazioni padronali, di clientes, portaborse, apparati, correnti, insomma del sistema politico reale con quello del Paese che come non mai ha bisogno di essere rappresentato, di allargare il proprio spazio di discussione e consapevolezza, senza abbandonarsi come un corpo morto al populismo di corridoio travestito da politica e dedito ad osannare il feticcio del falso europeismo. E’ del tutto evidente che la conservazione di un bipolarismo innaturale nella cultura politica italiana e nella sua società, è privo di senso dopo anni di consociativismo di fatto, con un Pd in mani renziane e dunque dichiaratamente catto centrista nel migliore dei casi, con un Berlusconi capace di reagire, ma la cui traiettoria politica è al termine e che può solo giovarsi di questa commedia per restare azionista di casa Italia.
Con la sentenza della Corte Costituzionale il nodo è venuto al pettine, non si può più giocare a dire peste e corna del Porcellum per poi tenerselo caro, essendo il miglior alleato della statu quo ribattezzato stabilità. Per questo ci aspettano mesi di balletti nei quali un Parlamento moralmente illegittimo, discuterà se fare per via legislativa un Porcellum 2.0 acconciato per burlare l’elettorato o rimaneggiare la Costituzione per salvare il premio di maggioranza. Il tutto giocato sulla durata del governo e sul braccio di ferro tra Letta e Renzi nel contendersi il premierato, ma anche la guida del progetto neo democristiano. E su questo si esercita la consueta finezza di peones, miracolati della corte di Arcore, commentatori. Senza che però sui problemi reali e del concreti del Paese si sentano altro che le solite frasette fatte e acconciate, ambigue e aperte a tutti gli usi che in realtà non significano proprio nulla. Alla fine la vera battaglia non sarà all’interno del sistema politico, ma tra quest’ultimo e il Paese che annaspa, tra il populismo di piazza colmo di ragioni che riescono ad essere tradotte in una politica e quello di Palazzo o di gazebo colmo di politica che non sa trovare ragioni. .