2 vicende apparentemente slegate si alternano fino a fondersi nel finale. Da una parte un ambiente glabro, vulcanico (scene girate sull'Etna), nel medioevo. Dall'altra un contesto contemporaneo, una ricchissima famiglia tedesca.
Nel medioevo un giovane soldato incontra diverse persone e situazioni. Nessuno parla, breve eccezione nel finale. Fenomeni di cannibalismo, sacrifici a divinità.
La famiglia tedesca ha un figlio che manifesta comportamenti incomprensibili, come la difficoltà ad innamorarsi della giovane figlia di altri industriali. Ama moltissimo i maiali.
Si capisce che non c'ho capito un beato pene?
Non è del tutto vero eh, ma è il modo in cui il messaggio arriva, il simbolismo estremo ad avermi reso il film criptico. Per me forma e sostanza non sono scissi.
Se mi metto lì ad analizzare uno ad uno tutti i dialoghi letteralmente (a parte i trallallero trallallà, che proprio...) va bene tutto, ma che c'entrano coi cannibali medioevali non saprei dirlo, perché recitano con quel parlare da scemi nemmeno, con quelle esclamazioni infantili. Non c'è una situazione "normale" che sia una, tutto è totalmente estraneo alla realtà. Da Pasolini non mi aspetto cose "normali" però accidenti, mi sono venute 2 sacche! Non è il Cinema, arte anche complessa ma popolare, che mi piace e mi diverte sempre. Mi duole dirlo ma è la verità, film troppo distante e lontano dalla gente comune che egli ama ed ha amato ritrarre. Avrei voluto vede' la gente de' borgata che m'è affine al cine, dopo la visione de 'sta robba... a voja le pernacchie che volavano!
Ho chiesto all'amica Petrolio (al secolo Milena) un contributo per questo film, da alcuni considerato il capolavoro di Pasolini; l'avevo chiesto prima di vederlo, non pensavo diventasse così essenziale per me.
Ecco il suo testo:
M'affaccio. Il letto è sfatto. Ho scostato appena il lenzuolo. S'avvertiva un fetore insopportabile. Ma non ne scorgo l'origine. È ancora intenso. Sudore e brividi. Paradosso e delirio. Capogiro. M'appoggio alla testiera. Ma scivolo in basso. Assurdo; annaspo, affondo e non riesco ad aggrapparmi ché non ho più le mie dita. Tu ti sporgi e mi guardi stupito e divertito: afferrati, ti tiro sù. A cosa ti servono? - grugnisci - a morsi sarei capace di staccarti un braccio. Io non obbedisco. Non voglio. Né ascoltarti, né tanto meno fidarmi. Ho la nausea, ma continuo a nutrirmi di sussurri estenuanti e strazianti dubbi. In gran segreto. Mi nascondi. Inconfessabile propensione al sudiciume. Io ne sarei affetto? Al tuo pari? Né diverso, né copia. Ma io voglio vivere, padre. Lasciami vivere. Lascia… Vuoi che diventi come te: maschera di dolore e di godimento, sei divorato da sporche pulsioni e gemi, e urli, ti rotoli selvaggio e mai pago. Non mi avrà, né mi avrete. Né vivo, né morto. Io lo detronizzerò. Mi ribellerò alla sorte sua. Me ne ha lasciato i segni. Li custodisce nel cassetto, insieme a fango e letame, li tirerò fuori, e li condirò, e li darò in pasto insieme a me… né sveglio, né vinto.
Chissà mai qual è la verità dei sogni
oltre a quella di renderci ansiosi della verità.
Ecco, già con questo le cose si chiariscono parecchio! si fa per dire... Poi uno si chiede perché Milena ha un nick che richiama Pasolini! Niente, il pene continua a raffigurare al meglio la mia comprensione del film.
Milena mi ha mandato anche la riproduzione di un dipinto di Grosz, artista citato spesso da Pasolini, se non erro anche nel film in questione:
Tutto questo Milena me lo ha inviato prima che io vedessi il film, era il 4 Gennaio.
Oggi (14.1.11) le ho scritto dicendole appunto "guarda, mi spiace, ma non l'ho capito..." anche perché mi rattristava averla coinvolta proprio in un film che non mi aveva preso, e lei che è persona di rara squisitezza mi ha risposto con questa mail:
... a dir la verità è uno dei film di Paso che ho rivisto ben 15 volte da quando c'è BungonDeBungoni… pensa te! Non volevo sbagliarmi a giudicarlo uno dei porci di cui parla il film (chiedendo scusa a loro). Non so, a me fa l'effetto opposto, ho paura di avere a disposizione talmente tanti significati che chiedo a me stessa: ma sei sicura, non è che stai esagerando? :)))) Ed è, essendo io una grande appassionata di teatro, una delle trame di Paso scritta proprio per il teatro e infatti tempo fa ho visto un meraviglioso spettacolo in cui si traspone il film… Oggi come oggi è uno dei film più crudi e allo stesso tempo ben innestati nella realtà quotidiana: un giovane che non riesce a decidersi, se confessare il suo segreto, se opporsi alla borghesia tanto odiata, se uccidere il simbolo della borghesia, suo padre, se… se… se… ma non farà nulla di tutto ciò, non confesserà, né si opporrà, né ucciderà, né fuggirà, né… né… né… ambiguità e doppia, tripla, quadrupla identità, dolcezza e struggente addio alla ragazza che lo ama e non riamata va via… uno stupendo monologo, il pezzo teatrale più drammatico e sanguinante che io abbia mai sentito! Ma prima di tutto per me questo film è socialmente utile, in una situazione come la nostra, c'è l'eterna contrapposizione tra l'ideale e l'indifferenza e il conformismo, l'inerzia e l'impegno politico, il latente principio di bestialità nazista e la voglia di combatterlo. Ed è per questo che Paso nomina spesso Grosz artista che nei suoi dipinti ispirati all'iconografia popolare e riprendeva allo stesso tempo stili del passato… guardando le sue opere fiaba-apocalisse nelle quali ritraeva la società del dopoguerra tedesco io ci vedo molto della nostra… un gran letamaio e tanti porci che ci sguazzano.
Ecco, grandi lodi a Milena-Petrolio, gratitudine e ammirazione infinita per lei. Solo mio conio "BungonDeBungoni", onomatopeica variante del nome d'un intuibile stomachevole personaggio che nei miei blog è assolutamente innominabile.
Da vedere.
Solo di una cosa ho certezza: un giudizio "moderato" per un film del genere è impossibile.
p.s. del 17.1.11
E' curiosa questa rece, la rileggevo ora.
Avrei anche potuto fare "il figo", leggere ed accumulare opinioni a destra e a manca per scrivere un articolone da dottorone, ma il principio base con cui è nato il blog m'ha portato a esporre quello che ho pensato al termine della visione. Come sempre, anzitutto le sensazioni, il piacere della visione, come uno che va al cinema, esce e comincia a pensarci su.
Ciononostante, parlare in termini non lusinghieri di un film di Pasolini mi faceva veramente star male, provavo imbarazzo, e vergogna. Siamo soli solo se vogliamo esserlo; ho chiesto e Milena m'ha aiutato. Uno dei post più brutti che mi preparavo a pubblicare è diventato, per me, uno degli Indimenticabili.
Bellissima questa cosa, ed istruttiva. Mi piace tantissimo la parola Istruttiva.