Magazine Attualità

Pordenone/ Cronaca del Messaggero Veneto. Mercoledì 17 Ottobre 2012, di Lieta Zanatta

Creato il 21 ottobre 2012 da Antonio Conte

IL COMANDANTE/ «Il ricordo più bello? I miei bersaglieri e il loro impegno»

Pordenone/ Cronaca del Messaggero Veneto. Mercoledì 17 Ottobre 2012, di Lieta Zanatta
di Lieta Zanatta – (scarica il pdf) Bisogna proprio dirlo: il colonnello Alfonso Cornacchia, di Aviano, è comandante amatissimo da tutti i ragazzi dell’11º Reggimento Bersaglieri di stanza alla “Leccis” di Orcenico. Lo si vede dall’affetto e dal rispetto con cui gli parlano. Lui, d’altronde, la cosa più bella che ricorda del Kosovo, sono proprio i ragazzi.

«Non è retorica. – dice – Con i miei bersaglieri ho vissuto 24 ore su 24 sul terreno. Mi hanno trasmesso tanto. Il mio ricordo più bello sono proprio loro, uomini e donne, che non mi hanno mai fatto sentire solo. La situazione nella provincia di Mitrovica è ancora difficile, soprattutto a Zubin Potoc. Ma conosco le loro autorità e sono fiducioso che continueranno a relazionarsi anche con il contingente austro-tedesco a cui abbiamo passato il testimone, anche se gli approcci con loro sono leggermente diversi».

Cornacchia ricorda i momenti difficili passati durante lo spiegamento, quando i Bersaglieri hanno dovuto affrontare una folla che impediva il passaggio dei loro mezzi che scortavano i funzionari Eulex per il Kosovo, non riconosciuti dalla popolazione serba di Mitrovica.

«La massima criticità è stata il 23 agosto proprio tra le barricate a Zubin Potoc, ma siamo riusciti a gestire la situazione. Abbiamo dovuto essere determinati per garantire la libertà di movimento senza azioni di forza che, grazie a Dio, non abbiamo mai applicato».

Ma ci sono stati anche momenti positivi e persino divertenti: «A un certo punto abbiamo avuto l’arrivo di un team dei lagunari, che ha portato un valore aggiunto al nostro lavoro aumentandone la capacità operativa, scatenata da una sana competizione con i bersaglieri, con il risultato di cementare lo spirito di corpo». Ad Alfonso Cornacchia resta invece nel cuore un grande dispiacere: «Michele Padula, il caporal maggiore di Montemesola (Taranto) mancato in Kosovo. La sua scomparsa ha toccato profondamente me e
tutto il reggimento, aumentandone ancor più l’unità».

Brigata Ariete, due medaglie al valore/ Consegnate ieri alla Leccis, al rientro dal Kosovo, a due caporal maggiori feriti durante scontri gestiti con professionalità

di Lieta Zanatta - Due medaglie “al valor dell’esercito” per celebrare il ritorno dal Kosovo dell’11 reggimento bersaglieri di Orcenico Superiore. Le ha consegnate personalmente il generale di corpo d’armata Roberto Bernardini, comandante delle Forze Operative Terrestri, intervenuto ieri alla cerimonia che si è tenuta alla caserma “Leccis” per salutare i fanti piumati al rientro dalla missione “Joint Enterprise” che li ha visti per sei mesi impegnati nella zona più calda dei Balcani.

A ricevere le medaglie d’argento e di bronzo sono stati rispettivamente i caporal maggiore scelto Alessio Riccardelli di Casarsa della Delizia e Nicola Mura di Azzano Decimo che, nel 2009, durante la permanenza in Libano dell’11esimo, si sono trovati a Khirbat Silim all’interno di un blindato durante alcuni disordini provocati dalla popolazione locale. I due bersaglieri erano stati colpiti da una violenta sassaiola, tanto da provocare loro profonde ferite al volto.

Eppure, nonostante il momento drammatico, hanno entrambi conservato sangue freddo, sparando per aria per disperdere i dimostranti, per evitare di travolgere con il mezzo cingolato la folla dove vi erano donne e bambini. Le tensioni per questi seicento ragazzi non sono mancate neanche in Kosovo, “paese fortemente instabile dalle tensioni etniche latenti”, come ha voluto ricordare lo stesso generale Bernardini.

«Quando si arriva in Kosovo per la prima volta, sembra tutto tranquillo – ha dichiarato il generale - Ci sono negozi, ipermercati, la gente sembra vivere una vita normale. Eppure dopo un po’ ci si accorge della latente difficoltà che emerge tra la popolazione. Lo sanno bene i bersaglieri dell’11 che sono stati coinvolti in episodi causati dalle varie etnie che per motivi diversi non vogliono andare d’accordo».

Il Kosovo si è autoproclamato indipendente nel 2008, ma la provincia nord di Mitrovica, a maggioranza serba, non vuole riconoscersi dentro i confini di questo neo stato a maggioranza albanese, e mantiene strutture parallele con Belgrado. Proprio qui i bersaglieri si sono trovati a dover fronteggiare dei tumulti con i locali, che avevano innalzato delle barricate sulle strade principali, per impedire il passaggio di funzionari Eulex, la struttura che sta aiutando il Kosovo a costruire lo stato di diritto. Una situazione delicata per permane anche adesso che il trasferimento di consegne è stato passato al contingente austro-tedesco.

Durante la cerimonia, il comandante dell’11º, il colonnello Alfonso Cornacchia, ha voluto ricordare due bersaglieri che ora non ci sono più: Michele Padula, trovato morto in una delle postazioni avanzate, e Paolo Fiorindo, scomparso giusto una settimana fa a seguito di un grave incidente motociclistico.

Ciriani al rientro dal Medio Oriente

Si è conclusa ieri la missione del presidente della Provincia di Pordenone, Alessandro Ciriani, dai soldati dell’Ariete impegnati in Libano. Prima di rientrare in patria, Ciriani ha visitato i reparti carristi guidati dal comandante Ferdinando Frigo, e poi ha incontrato il suo omologo locale, il presidente delle municipalità di Tiro, Abdel Al Husseini. «Mi ha colpito l’apprezzamento degli amministratori locali libanesi nei confronti dei militari dell’Ariete - ha riferito - e nell’ambito delle forze internazionali che operano in questo teatro gli italiani sono di gran lunga i più amati e rispettati dalla popolazione».

Ciriani e Al Husseini stanno  ipotizzando possibili collaborazioni nel campo economico e degli scambi culturali e scolastici. In arrivo a Pordenone anche un’autorità libanese che opera in Italia per approfondire eventuali progetti comuni.

Main Libano si rischia ancora/ Parlano i nostri militari. «Ci manca casa, le vere missioni le fanno a casa le mogli»

di Lieta Zanatta - Sta seduto, assorto, accanto a un tavolino sulla terrazza del bar della base di Al-Mansouri, davanti al mare. Guarda la luna calante che riluce incipriata dal rosa del tramonto, il colore che in questa parte del Paese dei Cedri spolvera tutto, strade, case, campi e pietre. Hai capelli grigi, ne ha tante di missioni alle spalle.

Parla quasi imbarazzato, si giustifica con un mezzo sorriso. «Anche se oggi è semplice telefonare, o con un click via Skype vedere e parlare con i propri cari, la famiglia manca tanto – dice lentamente, con pudore -. Non potrei stare qui né da nessun’altra parte, se non avessi a casa una moglie che si è fatta carico di seguire i figli, farli crescere, aspettarmi ogni volta. Le vere missioni, le ha fatte tutte lei». Si prende una pausa, si volge di nuovo verso la luna. «Qui in Libano molto meno, ma in Afghanistan, negli avamposti, dove si sta giorni e giorni isolati, guardavo la luna intensamente. Sapevo che mia moglie la stava osservando anche lei, in quel preciso momento. Ci parlavamo, comunicavamo così».

Ad Al-Mansouri in Libano, dov’è dislocato Italbatt, il 32º reggimento carri di Tauriano sotto il comando del colonnello Ferdinando Frigo, il calar del sole è uno spettacolo che non lascia indifferente nessuno, e predispone gli animi. «Sono entrato nell’esercito 11 anni fa come volontario – dice Dario Del Fabbro, 31 anni, tenente che vive a Spilimbergo una scelta che mi ha permesso di fare una vita molto varia e intensa. La possibilità di fare delle missioni poi, come questa in Libano, riesce a dare più consapevolezza personale che non restare a casa».

Luca Gesualdi, caporal maggiore 26enne, viene dalla Basilicata, ma vive a Basagliapenta. «In Friuli vivo da 4 anni emi trovo molto bene. Qui in Libano sono alla seconda missione, come addetto alla ralla e conduttore». «Sono contento di fare questo mestiere – chiosa Fabio Zulian, capitano che vive a Codroipo perché mi dà la possibilità di mettere in pratica gli studi fatti, muovermi, andare all’estero».

Nell’avamposto 1-31 ai confini di Israele, situato tra i campi minati di un paesaggio riarso e polveroso lungo la Blue Line, c’è una squadra dell’11º bersaglieri di Orcenico Superiore, reggimento inquadrato nell’Ariete. Tra loro Antonella Lala, 26enne caporal maggiore. «Fiera e contenta di essere un soldato» dice sorridendo. Truccata e curata, la mimetica non le ha tolto la femminilità. «Prima stavo nei paracadutisti. A casa siamo un po’ tutti in grigio-verde. Mio fratello si è arruolato prima di me. Anche il mio fidanzato è un para’ di stanza a Legnano. E’ una bella sfida essere donna e fare questo mestiere, perché il nostro genere ha delle potenzialità che vanno valorizzate. Non solo gli uomini hanno forza».

A Shama Alberto Bruno, sergente maggiore addetto alla sicurezza, non si ferma un attimo. Esegue i comandi dell’ufficio della pubblica informazione, coordina gli ospiti che arrivano nella base a vario titolo, si occupa dei loro alloggi e necessità, è fotografo gentile e instancabile. Mostra con orgoglio la foto della moglie Valentina, che sembra una miss, e dei due figli che lo aspettano a Cordenons, dove abita dal 2000. Dal 1997 è con la Brigata Ariete. Kosovo, Iraq, Bosnia, Afghanistan, Libano: questa è la sua decima missione. Anche lui, come tutti dell’Ariete, sta lasciando a questo Paese, un pezzetto della sua professionalità e passione, piccoli mattoni che contribuiscono al grande lavoro per la pace. Tutto Made in Friuli. (l.z.)

&baba;

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :