"Che giorno tragico, questo 22 novembre 1963!
Mi scappa la popò e tutti i bagni sono occupati..."
Parkland (USA 2013) Regia: Peter Landesman Sceneggiatura: Peter Landesman Ispirato al libro: Reclaiming History: The Assassination of President John F. Kennedy Cast: James Badge Dale, Zac Efron, Paul Giamatti, Billy Bob Thornton, Marcia Gay Harden, David Harbour, Ron Livingston, Austin Nichols, Tom Welling, Matt Barr, Jeremy Strong, Kat Steffens Genere: storico Se ti piace guarda anche: Bobby, I Kennedy, JFK – Un caso ancora aperto
Parkland non è un film. È una ricostruzione. Come ricostruzione non è nemmeno fatta male, tutt’altro. Per chi vuole guardare cos’è successo 50 anni fa, il 22 novembre 1963, quando hanno sparato a John Fitzgerald Kennedy, e nei giorni immediatamente successivi alla sua morte, è una visione ideale. Per chi vuole "guardare", ma per chi vuole “vedere” e capire cosa è successo veramente, questo film è invece qualcosa di inutile. Non ci viene detto niente che già non si poteva sapere facendo un rapido giro su internet o guardando un documentario alla tele.
"Henry Cavill, tu non rompere che sei l'unico al mondo che recita peggio di me!"
La regia dell’esordiente Peter Landesman è anonima, da versione sfigata del Sundance, e il fatto che sia stato presentato in Concorso al Festival di Venezia di quest’anno credo la dica lunga sulla selezione fatta… Il cast invece non è affatto male, per essere come detto una ricostruzione e non un film. C’è gente come Paul Giamatti, Marcia Gay Harden e Billy Bob Thornton, per dire. Certo, ci sono anche attori non proprio irresistibili, o anche solo un minimo espressivi, in arrivo da serie tv teen come Austin Nichols (da One Tree Hill), Matt Barr (Hellcats e pure lui One Tree Hill) e Tom Welling, l’ex Clark Kent di Smallville. Tom Welling ha giusto una mini-particina e si conferma un attore davvero modestissimo ma, dopo aver visto gli atroci Brandon Routh ed Henry Cavill nelle ultime due trasposizioni cinematografiche di Superman, lo sto quasi quasi rivalutando…A brillare nel cast sono però altri: il sempre più bravo James Badge Dale (visto nelle serie 24 e Rubicon e nei film Flight e Shame) e l’australiana Jackie Weaver, nominata due volte agli Oscar per Animal Kingdom e Il lato positivo. Sono loro a interpretare i due personaggi un minimo più intriganti di questa ricostruzione. I due interpretano il fratello e la madre di Lee Harvey Oswald, l’uomo considerato responsabile dell’omicidio di Kennedy, ma le cui motivazioni rimangono a oggi sconosciute e questo film non aiuta in alcun modo a far luce sulla misteriosissima vicenda, o anche solo a suggerire qualche ipotesi. È nelle loro figure che possiamo intravedere un motivo per questa pellicola di esistere, peccato che anche questi due personaggi rimangano troppo abbozzati, quando invece sarebbe stato interessante vedere un intero film dedicato alla famiglia Oswald. Dopo The Kennedys, The Oswalds… dite che non sarebbe stato commerciale abbastanza?
"Dottore, hanno sparato al Presidente, che facciamo?"
"E che ne so io? Non ho manco mai finito la high school,
passavo tutto il tempo a ballare canzoncine sceme."
Tornando contro voglia a Parkland, il suo ricchissimo cast comprende poi anche Jackie Earle Haley, ultimo Nightmare cinematografico e nominato agli Oscar per il suo ruolo nell’invisibile (almeno in Italia) Little Children, il nuovo reuccio delle commedie indie americane Mark Duplass (Safety Not Guaranteed, Your Sister’s Sister, le serie The League e The Mindy Project), e poi ancora Ron Livingston (L’evocazione – The Conjuring, Drinking Buddies) e Colin Hanks, il figlio raccomandato di Tom Hanks, quest’ultimo tra i produttori della pellicola, pardon della ricostruzione. Prima che qualcuno mi possa accusare di essere partito prevenuto alla visione, visto il mio sempre sbandierato odio nei suoi confronti, preciso che è una cosa che ho scoperto soltanto leggendo i titoli di coda. C’è poco da fare, tutto ciò che a che fare con gli Hanks mi fa schifo.
"Con dei medici come noi, chissà come ha fatto JFK a morire?"
Perché sto continuando a parlare del cast? Perché fondamentalmente c’è poco altro da dire. Parkland è una ricostruzione fredda, priva di qualunque tipo di coinvolgimento e di mordente delle ore successive all’omicidio di Kennedy. È una ricostruzione corale di quanto accaduto, ma non è un racconto corale come Bobby, il film di Emilio Estevez sull’omicidio di Robert F. Kennedy cui si ispira in maniera evidentemente ma che, a differenza di questo, ci faceva avvicinare davvero ai suoi personaggi. Qui tutto rimane in superficie. Si cerca di presentare la vicenda in maniera imparziale, da vari punti di vista, ma si finisce per non approfondirne nessuno. Il tentativo di raccontare la storia non concentrandosi tanto su John Fitzgerald, su Jackie Kennedy o su Lee Harvey Oswald, quanto su tutte le poco conosciute persone che hanno gravitato intorno a loro in quella manciata di folli giorni del 1963, è anche apprezzabile. Il risultato? Giusto una lunga serie di sbadigli anche per chi, come me, è abbastanza appassionato di Storia e di Presidenti americani. Parkland è come il 99% dei servizi dei telegiornali: ci dice chi, cosa, quando. Ma non ci dice, né ci suggerisce, il come o il perché. E, come già detto, Parkland è pure valido, come ricostruzione storica. Il cinema però è tutta un’altra cosa. (voto 4/10)