Il copyright non può proteggere la pornografia, perché la Costituzione statunitense garantisce la tutela del diritto d'autore alle opere che "promuovono il progresso delle scienze e delle arti". I film a luci rosse non soddisfano questi requisiti, quindi chiunque può scaricarli a sbafo senza problemi.
A sostenere questa tesi è la signora Liuxia Wong, protagonista in queste settimane di un'avvincente causa legale contro la Hard Drive Productions, una casa di produzione di film pornografici. Il porno non è arte, non ha diritto alla tutela del copyright. La gentile signora è stata accusata, secondo lei ingiustamente, di avere condiviso su BitTorrent il film a luci rosse "Amateur Allure Jen", e non ne ha voluto sapere di pagare 3400 dollari pur di non doversi presentare in tribunale con un'accusa imbarazzante, come proposto dalla controparte. Liuxia non si è affatto vergognata e ha depositato una controdenuncia per molestie sul diritto d'autore e tentativo di estorsione. Quest'ultima sarebbe scaturita dall'avere ventilato l'ipotesi alternativa di una multa da 150mila dollari in caso non fosse stato pagato il balzello. La signora Wong è andata ben oltre, e ha impostato la sua difesa sollevando un polverone che sta facendo tremare l'industria pornografica di mezzo mondo, oltre a far sorridere. Poco importa che l'imputata sostenga di non essere responsabile del furto di proprietà intellettuale perché il film hard è stato scaricato da qualcuno che ha usato a sbafo la sua connessione a Internet non protetta. La difesa ha puntato sull'attacco e si fonda sulla convinzione che la pornografia non promuove il progresso scientifico e non costituisce un'arte utile, quindi l'accusa di aver condiviso illegalmente online materiale coperto da copyright non sussiste, perché la Hard Drive Productions non possiede alcun diritto di proprietà intellettuale sulle sue "opere".